Il ponte sullo stretto di Messina è un’opera dagli eterni ritorni. Ipotizzato per la prima volta nel 1969, anno in cui il ministero dei Lavori pubblici indisse un primo concorso di idee internazionale sul tema, fu progettato preliminarmente nel 2003, poi di nuovo nel 2010 e nel 2011. Nel tempo sono stati presentati modellini, annunciati proclami e bloccati i cantieri sul nascere. Fino all’avvento del governo Meloni, deciso a dare avvio (e a portare a termine) ai lavori. Il progetto, però, continua a scatenare polemiche sui costi, sulla fattibilità, sull’impatto ambientale dell’opera.

Proseguono a Messina le audizioni in Commissione ponte sullo Stretto per fare chiarezza rispetto ad alcune criticità del progetto definitivo presentato dalla Stretto di Messina Spa lo scorso febbraio. Due giorni di incontri tra i tecnici e i consiglieri comunali nei quali affrontare due temi caldi tra i No pontisti: quello della resistenza aerodinamica della grande opera e la tenuta del ponte al passaggio ferroviario.

Per Salvini il momento è complicato: agli inciampi politici si aggiungono possibili intoppi tecnici sull’opera che considera la bandiera del proprio mandato da ministro delle Infrastrutture. Il progetto del Ponte sullo Stretto potrebbe bloccarsi in una fase che il leader del Carroccio considera critica. L’obiettivo politico è quello di segnare un consistente passo avanti per l’opera-amuleto prima delle elezioni europee, per dare una spinta alla Lega in Sicilia e Calabria. 

La questione è chiara: la commissione Via-Vas di competenza del ministero dell’Ambiente (ora guidato dal forzista Gilberto Pichetto Fratin) scade il 24 maggio, ad approvazione del progetto in corso. Ci sono da rinnovare 70 componenti: il bando è aperto da settimane e il dicastero, su spinta anche della viceministra leghista Vannia Gava, esclude la proroga della commissione in scadenza.

Nel frattempo, però, non accennano a diminuire le proteste in città, soprattutto alla luce delle dichiarazioni del sindaco Basile e del suo “Prima Messina” rispetto alla realizzazione del ponte.

Sabato pomeriggio, intanto, i comitati si sono dati appuntamento nel quartiere Contesse, dove dovrebbe sorgere il secondo più grande cantiere della città e per il 25 aprile è attesa una nuova manifestazione a Capo Peloro, stavolta con la presenza di Cateno De Luca, accompagnato proprio dal sindaco Basile.

Intanto fa discutere l’opinione espressa dal geologo e conduttore televisivo, Mario Tozzi, sul Ponte sullo Stretto che non lascia spazio ad interpretazioni. Di seguito, le sue motivazioni:

“Al mondo non è mai stato costruito un ponte a campata unica più lungo di quello di Akashi (1,99 km, in Giappone): quello di Messina sarà lungo, quasi, il doppio (3,3 km ndr) e ancora non si comprende bene utilizzando quali materiali. Il ponte viene visto come utile tanto più quanto ti allontani dal posto”. 

“Io non ci posso credere – continua Tozzi – ma si ritorna a parlare del ponte sullo Stretto di Messina. Ora, dopo 40 anni di polemiche moderne in cui è stato dimostrato in tutte le maniere che il ponte non è conveniente economicamente, non è conveniente ecologicamente e paesaggisticamente, e soprattutto geologicamente, io non so cosa altro si deve fare“.

“Il ponte sullo Stretto di Messina – argomenta il geologo Tozzi – è una sciocchezza dal punto di vista dei collegamenti. Questo perché prevede circa 100mila passaggi al giorno per poter essere remunerato da parte di chi l’ha costruito. Ma oggi ce ne sono circa 10mila al giorno: per quale ragione dovrebbero aumentare? E per quale ragione dovremmo tendere ad aumentare il traffico in autovettura che, anzi, dovremmo diminuire? Non si capisce. Il treno ci mette poco meno, è vero, ma la maggior parte dei 15mila passaggi che ci sono dall’altra parte dello Stretto tutti i giorni sono in realtà pendolari di Reggio e di Messina e che non hanno nessun interesse nel prendere l’automobile, uscire dal proprio centro abitato, andare fuori per prendere il ponte, poi attraversare lo Stretto e poi entrare nell’altra città facendosi il traffico due volte oltre a cercare parcheggio. Ma per quale motivo, visto che possono andare tranquillamente a piedi e in venti minuti ci metterebbero un’ora? Oltretutto pagando molto di più. Se si vogliono rispettare le leggi europee di finanziamento, il pedaggio sarebbe caro, ricordando che tutti i grandi attraversamenti del mondo, dal Golden Gate al tunnel sotto la Manica o costano parecchio oppure sono in deficit (e indovinate chi paga, nel caso)“.

“Ma il vero problema – puntualizza Mario Tozzi – è che il ponte sullo Stretto di Messina non ha un senso geologico perché qui è atteso un terremoto forte. I massimi terremoti forti italiani agiranno intorno a 7.1-7.5 di magnitudo Richter. Il ponte dovrebbe essere, dunque, commisurato per reggere a quella magnitudo. Poniamo il caso che venga costruito e regga quella magnitudo lì. In tal caso unirebbe due cimiteri, perché Reggio Calabria e Messina vedrebbero decine di migliaia di morti in quanto solo il 25% delle case e delle strutture è anti-sismico qui. Quindi, per quale ragione al mondo mai dovresti costruire una stupidaggine del genere? È veramente la cosa più inutile“.

“Non bastassero i terremoti ci si mettono anche le frane, in particolare gli scivolamenti gravitativi: grandi superfici di distacco che possono arrivare fino a chilometri di profondità e minacciare qualsiasi opera e che sono ben noti sul versante calabrese. Come sono ben note in superficie le frane del messinese (Giampilieri). Ha senso sclerotizzare quel ben noto “sfasciume pendulo sul mare” con un oggetto rigido di 166.000 tonnellate che, oltretutto, comporterebbe movimenti di terra colossali, apertura di cave, prelievi di inerti, livellamento di colline, opere di cemento armato al contorno, cioè esattamente tutto quello che non dovresti fare nell’Italia record europeo di frane (620.000 su 750.000 nel continente intero)?“.

“Infine – conclude Tozzi – l’incancellabile sfregio al paesaggio meraviglioso dello Stretto, al mito di Scilla e Cariddi, al parco letterario, alla natura. Come facciamo a essere così arroganti da imporre a figli e nipoti un’opera che potrebbero rifiutare? Quando con una minima parte di quei denari si può risistemare in maniera ecologicamente sostenibile il traffico marittimo dello Stretto, con navi rinnovabili e con il disegno di nuovi scali. Una follia priva di senso geologico, naturalistico e culturale, una delirio onanistico di una setta di tecnocrati incapaci di convivere armonicamente col mondo che ci circonda. E, soprattutto, un’opera diseducativa, inutile e potenzialmente dannosa.

“Per me l’importante è che i lavori partano – ha ribadito il ministro Matteo Salvini – e non farlo sarebbe un danno economico, sociale ed ambientale senza senso“.

“Il ponte 15 anni fa non avrebbe risolto i problemi della Sicilia, oggi è l’anello di congiunzione che unisce i 30 miliardi di euro di cantieri aperti in Sicilia e gli altri 30 in Calabria”, ha spiegato Salvini, sottolineando che “Il partito dei NO è senza vergogna: non vincono nelle urne e allora usano i tribunali provando a fermare un’opera che porterà lavoro, sviluppo e crescita per Sicilia, Calabria e tutto il Paese. La sinistra se ne faccia una ragione: il Ponte si farà e sarà un vanto per tutta Italia: Avanti tutta!“.

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