Come ogni anno, l’8 luglio si celebra la giornata internazionale del Mediterraneo, un’importante occasione per accrescere la consapevolezza sullo stato di salute del mare e sui pericoli che lo minacciano

Sui fondali del Mare Nostrum finisce il 70% dei rifiuti, mentre sulle spiagge si trovano, circa, 834 rifiuti ogni 100 metri. Ad oggi, le azioni di sostenibilità stanno dando i loro frutti ma la sfida è appena cominciata.

L’Italia ha oltre 8.000 chilometri di coste collocate al centro del Mar Mediterraneo, un mare dalle caratteristiche ambientali e storiche uniche.

Mar Mediterraneo significa mare in mezzo alle terre e infatti questo mare interno è stato il crocevia di civiltà antiche – egizi, greci, fenici, romani – che hanno profondamente influenzato l’arte, la cultura e la politica del mondo occidentale. Il Mare Nostrum ha favorito lo scambio di idee e merci, stimolando lo sviluppo scientifico ed economico. È stato il teatro di eventi storici cruciali, ha visto il diffondersi di religioni, l’ibridazione delle lingue e lo scambio di consuetudini, ed è tuttora una connessione strategica tra l’Oceano Indo-Pacifico e l’Atlantico.

Nonostante il Mediterraneo rappresenti solo l’1% della superficie oceanica, ospita oltre 17.000 specie marine, tra piante, invertebrati, pesci, rettili, mammiferi marini e uccelli, sia autoctoni che migratori. La sua ricca biodiversità è il risultato della complessa storia geologica e climatica della regione, che ha creato ambienti molto diversificati e ha favorito l’evoluzione di specie endemiche.

Tuttavia, il Mediterraneo è soggetto a diverse minacce, come l’inquinamento, la pesca eccessiva, l’invasione di specie aliene e la distruzione degli habitat costieri, come le praterie di Posidonia, una pianta marina endemica di grande importanza ecologica ed economica. Inoltre, il cambiamento climatico sta provocando un aumento delle temperature e una diminuzione dell’alcalinità delle acque. I reef del Mediterraneo, noti come Coralligeno, non sono formati da coralli tropicali, ma da alghe calcaree. Queste bio-costruzioni si sviluppano principalmente tra i 30 e gli 80 metri di profondità e ospitano una grande diversità di specie. Il Coralligeno svolge un ruolo essenziale nel mantenere la stabilità del fondale marino e nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Inoltre, supporta numerose attività di pesca e turismo, rappresentando una preziosa risorsa economica che deve essere gestita e conservata.

I volontari della Fondazione “La Via della Felicità“ denunciano che “ogni secondo, l’equivalente di un camion carico di plastica finisce nei mari di tutto il mondo. In un anno fanno oltre 12 milioni di tonnellate di bottiglie, buste ed oggetti di ogni tipo che raggiungono gli oceani e di cui, una volta a largo, perdiamo inevitabilmente le tracce“.

Per creare una maggiore consapevolezza su questo aspetto, i volontari de “La Via della Felicità“ organizzano iniziative di clean-up e raccolta rifiuti in tutto il territorio nazionale, ripulendo aree verdi, parchi e anche spiagge.

“La “blue economy“ (economia blu) – dichiara Daniela Maria Basso, Docente del corso Magistrale Internazionale in Marine Sciences – è un concetto che si riferisce all’utilizzo responsabile e sostenibile delle risorse marine, al fine di promuovere la crescita economica, preservare l’ambiente marino e garantire il benessere delle comunità costiere. La blue economy comprende una vasta gamma di settori e attività, tra cui l’innovazione tecnologica per un trasporto marittimo a basso impatto, la biotecnologia marina, la pesca e l’acquacoltura sostenibili, il turismo costiero e marino, l’energia marina rinnovabile, la ricerca per una gestione equa, strategica e sostenibile delle risorse. Data la sua posizione geografica e le sue caratteristiche transnazionali, la gestione e la conservazione del Mediterraneo nel contesto della blue economy richiedono la cooperazione e il coordinamento tra tutti i paesi rivieraschi, per garantire una prosperità socio-economica che si accompagni alla tutela dell’ambiente“.

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