La tragedia di Evan a Rosolini, atti in Procura a Siracusa 15 giorni dopo

“Siamo tutti accorati per la tragedia immensa che si è consumata in Sicilia. Io stesso quando ho saputo della denuncia presentata ai nostri uffici ho ripercosso tutti i passaggi dell’esposto. Giorno per giorno. Ho parlato con il collega che ha trattato il caso e proprio per questo posso dire che si è mosso con sensibilità e grande tempestività. La procedura di trasmissione degli atti è stata immediata”. A dirlo, intervistato è il procuratore aggiunto di Genova Francesco Pinto, a proposito dell’esposto che Stefano Lo Piccolo, padre del piccolo Evan, bimbo di 21 mesi morto il 17 agosto scorso a Modica, nel ragusano, a seguito, ipotizzano i magistrati, delle percosse del compagno della madre del bambino, Salvatore Blanco, aveva presentato in Liguria, dove lavora. Un esposto che è stato presentato il 6 agosto ma la raccomandata è arrivata alla procura di Siracusa 15 giorni dopo. “L’esposto – aggiunge il procuratore -, per stessa ammissione della persona che lo ha presentato lo scorso 6 agosto, non conteneva evidenze probatorie. Il fascicolo, dunque, è stato iscritto il giorno dopo a “modello 45”, relativo ad atti non costituenti reato, senza alcun nome sul registro degli indagati. Il giorno dopo il pubblico ministero ha disposto comunque la trasmissione degli atti alla procura di competenza. Il fascicolo è passato al personale amministrativo che dopo il fine settimana, il 10 agosto, lo ha inserito nel “Sistema informativo della cognizione penale” insieme a centinaia di altri atti. Il 14 agosto è stato messo in spedizione. Passati Ferragosto e un’altra domenica, il 17 la raccomandata è partita da Genova. Che ci abbia messo altri quattro giorni ad arrivare a Siracusa non dipende da noi”.
Al procuratore viene fatto notare che allegati all’esposto c’erano alcune foto del bimbo con il volto tumefatto e screenshot di sms con pesantissime minacce di Blanco indirizzate al padre del bambino. “Non c’erano referti ospedalieri, né testimonianze dirette di altre persone o enti qualificati”, replica Pinto, “non avevamo informative di forze dell’ordine. Non ci poteva essere, da parte della nostra procura, la reale percezione della drammaticità della situazione, né a Genova potevamo conoscere i gravissimi episodi avvenuti in passato a Rosolini come i ripetuti ricoveri ospedalieri a Noto. Ricordo poi che qui c’è sempre un procuratore pronto a ricevere di persona chiunque abbia una denuncia urgente da presentare. Un conto è consegnare un esposto all’ufficio preposto e poi aspettare che faccia il suo corso ordinario, un altro illustrare fatti ritenuti molto gravi direttamente a un pubblico ministero”. Subito dopo, replicando a una domanda sulla necessità di cambiare il sistema di trasmissione degli atti da una procura all’altra al tempo della Pec e della digitalizzazione, il procuratore aggiunto ribadisce: “Non è questione di Pec, perché se avessimo avuto in mano evidenze avremmo fatto subito una telefonata ai magistrati di Siracusa, anticipando il contenuto della trasmissione degli atti e chiedendo che venissero fatte verifiche immediate. In questo caso noi parliamo di reati che ricadono nel Codice Rosso, un protocollo che impone azioni straordinarie proprio a tutela del più debole”. Intanto, era stata già indagata per maltrattamenti in famiglia, Letizia Spatola, la madre 23enne di Evan. La donna, insieme al suo convivente Salvo Blanco, 32 enne si trova in carcere per omicidio in concorso. L’inchiesta era stata aperta dalla Procura di Siracusa all’inizio dello scorso luglio, dopo che il bambino era stato portato nel pronto soccorso dell’ospedale Trigona di Noto per delle contusioni. Anche in quel caso la madre del piccolo aveva detto che era caduto mentre giocava, ma il medico di turno non aveva creduto alla sua ricostruzione ed aveva segnalato l’accaduto alla polizia che ha presentato una relazione alla Procura. Intanto nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del bambino è stato compiuto un sopralluogo nella casa della coppia, in via Eloro a Rosolini, dove è stata sequestrata la fodera di un cuscino della culla. Qui, con il reagente “luminescene”, la polizia scientifica ha trovato tracce di sangue.

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