“La Sicilia rischia di perdere l’ennesimo treno in grado di portare sviluppo e occupazione, coniugati con politiche green e di vera svolta ecologica”. A lanciare l’allarme sono i parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle Filippo Scerra, Paolo Ficara, Maria Marzana, Pino Pisani e Marialucia Lorefice, intervenendo in merito al Piano regionale di Ripresa e Resilienza del Governo Musumeci.
“La Proposta di Piano regionale di Ripresa e Resilienza – proseguono, con la quale il Governo Regionale disegna un quadro di distribuzione dei fondi in arrivo dall’Europa per il rilancio dell’economia, fortemente in crisi per l’espandersi della pandemia da Covid 19, è del tutto deludente e non dà risposte concrete alle grandi difficoltà che l’isola vive”.
“La ripartizione dei 20 miliardi europei, quasi il dieci per cento di tutti i fondi assegnati all’Italia – spiegano i parlamentari pentastellati -, è stata fatta con una logica priva di una vera visione del futuro. Next Generation, che rappresenta un’opportunità unica di sviluppo e rilancio per il paese, rischia invece per la Sicilia, di essere solo un vuoto appellativo per giustificare l’assurda assenza di programmazione concreta per contrastare la disoccupazione giovanile e il disagio sociale”.
“L’imbarazzo – ancora i cinque – diventa poi davvero grande quando si cerca nelle 21 pagine prodotte dalla Giunta Regionale qualcosa riguardante la zona sud-orientale. Tutto sembra fermarsi a Catania e niente per due province che, con motivazioni diverse, sono molto importanti, specialmente in una chiave di lettura rivolta al futuro.”
“Salta immediatamente agli occhi – evidenziano i parlamentari pentastellati – che si parla di un porto hub per il Mediterraneo, ma non si fa alcun riferimento al Porto di Augusta. Quale altro scalo potrebbe meglio di quello megarese svolgere questa importantissima funzione? Perché Musumeci & co. evitano di parlarne direttamente? È bene ricordare che le normative europee hanno classificato “core” il Porto di Augusta che è anche il polo intorno al quale ruota l’impianto delle Zone Economiche Speciali della Sicilia Orientale, come da riconoscimento del Governo nazionale.
Per non parlare della zona industriale del Siracusano. Completamente disattese le aspettative riguardo a possibili bonifiche dell’area, oltre che della rada. Niente in infrastrutture per potenziare i collegamenti di un comprensorio che produce alcuni punti percentuali del PIL nazionale.”
“E dove sono gli aiuti per l’industria turistica per le due province – si domandano -. Agli amministratori regionali deve essere sfuggito il grande patrimonio culturale offerto da Siracusa con il suo parco archeologico e con la perla del Mediterraneo di Ortigia. Il barocco di Noto sarà per loro un illustre sconosciuto, così come quello del ragusano, tra i più ammirati al mondo e considerati patrimonio dell’umanità.”
“Anche il settore agricolo della parte sud del siracusano e di tutto il ragusano non trova alcuna citazione. Insomma – proseguono Scerra, Ficara, Marzana, Pisani e Lorefice – nello scorrere queste pagine non si può che provare davvero una immensa delusione. Si può solo, con forza, chiedere a chi lo ha redatto di fermarsi e di convocare le parti interessate per rivederlo in toto per tutta l’Isola.
Auspichiamo che a questa grossolana e apparentemente frettolosa stesura di bozza faccia seguito
una più accurata, puntuale ed esaustiva programmazione, coerente con la dignità che compete alla

nostra regione. Soprattutto, va rivista con attenzione la parte riguardante quella parte della Sicilia –
il siracusano e il ragusano – considerata da sempre l’ultima ruota del carro da trascurare, anzi da dimenticare”.
“L’appello – concludono – è rivolto anche alle forze politiche operanti sul territorio per un’azione comune: di fronte a questo scempio non possono esistere divisioni di parte o ideologiche. Occorre trovare una unità sostanziale, che comprenda anche gli Amministratori locali, in grado di dare voce e merito a un territorio che non può rischiare ancora una volta di allontanarsi sempre di più dalla parte più produttiva del Paese.”

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