Liberi i pescatori italiani sequestrati a Bengasi. Haftar elogia il ruolo  di Roma in Libia - Cronaca

C’è l’annuncio del ministro degli Esteri Luigi di Maio: «Liberi i pescatori italiani». Dopo circa tre mesi dunque è arrivato il giorno della liberazione per i 18 pescatori di Mazara del Vallo sequestrati in Libia. «I nostri pescatori sono liberi. Fra poche ore potranno riabbracciare le proprie famiglie e i propri cari. Grazie all’Aise (la nostra intelligence esterna) e a tutto il corpo diplomatico che hanno lavorato per riportarli a casa. Un abbraccio a tutta la comunità di Mazara del Vallo. Il Governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizzazione della Libia. È ciò che io e il presidente Giuseppe Conte abbiamo ribadito oggi stesso ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi», ha scritto su Fb Di Maio che il 17 dicembre è volato insieme al premier Conte in Libia. “ Buon rientro a casa”. Lo scrive su Twitter il premier Giuseppe Conte, pubblicando una foto dei pescatori liberati in Libia dopo 108 giorni di prigionia. “I pescatori hanno già parlato con i loro familiari e sono a bordo dei due loro pescherecci Antartide e Medinea. Anche i loro colleghi musulmani dopo mesi sono riusciti a scambiare qualche battuta con i familiari” ha detto il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci. Il presidente della Repubblica ha appreso con grande soddisfazione dal presidente del Consiglio la notizia della liberazione dei nostri pescatori trattenuti in Libia ed esprime apprezzamento nei confronti del Ministero degli Esteri e dei nostri Servizi di informazione e sicurezza per l’impegno profuso per conseguire questo esito positivo. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio erano volati la mattina ieri mattina verso Bengasi, in Libia, roccaforte del generale Khalifa el-Haftar dove erano trattenuti da inizio settembre gli equipaggi di due pescherecci italiani di Mazara del Vallo: 18 persone, tra cui 8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi. La vicenda dei 18 pescatori comincia 107 giorni fa, ovvero il primo settembre, quando vengono imprigionati in una caserma di Bengasi, città nell’Est della Libia. Si tratta di otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi: Karoui Mohamed, Daffe Bavieux, Ibrahim Mohamed, Pietro Marrone, Onofrio Giacalone, Mathlouthi Habib, Ben Haddada M’hamed, Jemmali Farhat, Ben Thameur Lysse, Ben Thameur Hedi, Moh Samsudin, Giovanni Bonomo, Michele Trinca, Barraco Vito, Salvo Bernardo, Fabio Giacalone,Giacomo Giacalone, Indra Gunawan. A lanciare l’allarme sono altri pescherecci che sono nei paraggi e che sono riusciti a mettersi in fuga. I pescatori si trovano a bordo di due pescherecci di Mazara del Vallo – “Antartide” e “Medinea” – che vengono sequestrati dalle motovedette dell’Est libico facenti capo all’uomo forte di Bengasi, il generale Khalifa Haftar. L’accusa mossa è di avere violato le acque territoriali per aver pescato all’interno di quella che ritengono essere un’area di loro esclusiva pertinenza in base ad una convenzione che prevede l’estensione della Zee (zona economica esclusiva) da 12 a 74 miglia. A questa accusa si aggiunge anche quella delle milizie di Haftar che contestano anche il traffico di droga, senza nessuna prova.

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