Dopo l’arresto dei manager della sanità di Palermo e Trapani, la Guardia di Finanza ha scoperto un altro giro di gare d’appalto truccate in Sicilia.

Con l’operazione “Sorella Sanità 2“ i finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 10 persone, una finita in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 5 destinatari di obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria. Per tre soggetti è stata disposta la misura interdittiva di un anno. I provvedimento sono stati emessi dal gip di Palermo su richiesta della procura.

Le dichiarazioni di Fabio Damiani, ex manager dell’Asp di Trapani, e del suo faccendiere di riferimento, Salvatore Manganaro, hanno fatto scattare il blitz che riguarda cinque appalti assegnati fra il 2017 e il 2020.

I nomi degli indagati dell’operazione della Guardia di Finanza Sorella Sanità 2

In carcere va Giovanni Luca Vancheri 53 anni, di Caltanissetta funzionario dell’Asp di Enna. E’ accusato di corruzione e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Agli arresti domiciliari

  • Stefano Mingardi, 57 anni di Trezzano sul Naviglio (Mi), avvocato, indagato per riciclaggio ed emissione di fatture false;
  • Loreto Li Pomi, 59 anni, Palermo luogotenente dei Carabinieri, in servizio al Nas, indagato per tentata turbata libertà degli incanti;
  • Giuseppe Bonanno, 45 anni di Caltanissetta – referente della società Althea Spa, indagato per corruzione;
  • Cristian Catalano, 40 anni di Palermo – referente della società Althea spa, indagato per corruzione.

Obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria

  • Luigi Giannazzo, 56 anni di Catania, amministratore delegato della società Dedalus Italia Spa, indagato per corruzione
  • Giuseppe Gallina, 54 anni di Carini (Pa), amministratore della società Healtech srll, indagato per riciclaggio ed emissione di fatture false;
  • Alberto Vay, 49 anni di Villarbasse (To) – dirigente della società Vivisol srl, indagato per turbata libertà degli incanti e corruzione;
  • Claudio Petronio, 67 anni, Molteno (Lc), dirigente della società Vivisol srl, indagato per turbata libertà degli incanti e corruzione;
  • Massimiliano D’Aleo, 47 anni,di Altavilla Milicia, referente della società Generay srl, indagato per tentata turbata libertà degli incanti.

Gli indagati sono accusati a vario titolo dei reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Con lo stesso provvedimento il gip ha disposto il sequestro di 700.000 euro quale prezzo del reato di corruzione, nonché, a carico di 3 società, il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno.

Le indagini sono state condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Gruppo Tutela Spesa Pubblica di Palermo, e sono la prosecuzione degli approfondimenti investigativi nel corso dell’operazione “Sorella Sanità”, che, a maggio del 2020, ha portato all’esecuzione di misure cautelari personali nei confronti di 13 soggetti, tra i quali i manager dell’Asp di Trapani e Palermo, Fabio Damiani e Antonio Candela condannati in primo grado. Le indagini hanno consentito di individuare nuovi presunti responsabili nelle vicende criminali già ricostruite e di ipotizzare nuove ipotesi di corruzione e di turbativa relative a importanti nuove procedure di gara in ambito sanitario il cui valore complessivo sfiora i 700 milioni di euro.


Accertata una tangente da 700 mila euro versata dalla società che si è aggiudicato l’appalto da 12,4 milioni di euro per la realizzazione, gestione e manutenzione del sistema informativo dell’Asp 6 di Palermo al presidente della commissione di gara e ad un faccendiere. Una seconda tangente che sarebbe stata corrisposta a un pubblico ufficiale e al suo faccendiere nell’ambito di due gare, per la fornitura di apparecchiature elettromedicali, gestite rispettivamente dalla Regione Siciliana e dall’Asp di Palermo, per oltre 220 milioni di euro.

Grazie ad un consulente legale, sarebbero stati predisposti dalla società aggiudicataria contratti meramente formali di manutenzione di apparecchiature, con l’unica finalità di giustificare, grazie all’utilizzo di fatture false, il passaggio di somme di denaro tramite un’impresa compiacente. Soldi poi arrivati ai soggetti corrotti. Le indagini hanno riguardato anche l’ipotesi di un tentativo di turbativa di una procedura di gara ad evidenza pubblica ad opera, tra gli altri, di un appartenente alle forze dell’ordine.

Le indagini dei finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno ricostruito corruzioni e turbative d’asta per importanti gare per i bacini della Sicilia Orientale e Occidentale. Sotto la lente è finita la gara pubblica del valore di 227,6 milioni di euro indetta per l’affidamento dei servizi di pulizia in ambito sanitario. In questo caso l’ipotesi di reato è turbativa d’asta e sarebbero emerse responsabilità di un pubblico ufficiale dell’Asp di Enna, in qualità di consulente della Regione Siciliana.

Altro filone di indagine riguarda due dirigenti di una società nel settore sanitario che per avere la prosecuzione di un contratto per l’assistenza domiciliare respiratoria per il bacino orientale dell’isola siciliana dal valore di 140,7 milioni di euro avrebbero tentato di corrompere un funzionario dell’Asp di Enna.

Infine altro appalto finito nelle indagini è quello dell’affidamento del servizio di ossigenoterapia domiciliare relativo alle aziende del bacino occidentale della regione Sicilia, del valore di 66,4 milioni di euro. Il presidente della commissione di gara avrebbe rivelato informazioni riservate ai dirigenti della società aggiudicatrice dell’appalto, in cambio della promessa di una tangente pari all’1% dell’importo di gara, nonché di soggiorni in hotel di lusso.

Schifani: «Inflessibili contro la corruzione»

«Il mio governo sarà inflessibile sull’applicazione del principio della massima trasparenza e della massima responsabilità. Se vi sono soggetti che tendono a delinquere, spacciandosi per tutori della legalità, prima o poi pagheranno. Noi saremo molto rigorosi nella selezione preventiva dei futuri direttori generali, non solo sotto il profilo della moralità, dell’affidabilità, ma anche della qualità professionale, di come hanno operato in passato. La corruzione è un male che dobbiamo combattere». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in riferimento all’inchiesta giudiziaria sugli appalti nella sanità. 

«Come ho già detto in campagna elettorale, appena avrò gli assessori – ha aggiunto il presidente – insedieremo un organismo di tre soggetti che, probabilmente a titolo gratuito, vigileranno sui flussi di denaro del Pnrr. Questo gruppo di lavoro sarà composto da altissimi esponenti delle istituzioni in pensione, i quali avranno funzioni di controllo ma serviranno anche da deterrente per la mafia attratta dai flussi di parecchi miliardi di euro che arriveranno in Sicilia. La mafia non ha colore politico, guarda l’interesse, noi dobbiamo stare molto attenti e lo saremo».

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