“Più mi dicono che il Ponte sullo Stretto non si può fare, più mi danno la voglia e la forza per farlo“. È con queste parole che Matteo Salvini, nelle vesti di ministro delle Infrastrutture, interviene in videoconferenza al webinar dell’Università degli Studi di Messina sul tema.

Da mesi il leader della Lega è tornato a insistere sul progetto – in cantiere ormai da decenni e decenni – a partire dalla campagna elettorale estiva. Salvini ha promesso di realizzare l’infrastruttura ancora prima di diventare il ministro designato: “Fa piacere sapere che le forze universitarie, sociali e culturali, ci metteranno un loro mattoncino, affinché i lavori partano – continua al webinar – Conto di tornare presto a Messina e a Reggio Calabria, però portando progetti, novità, finanziamenti e lavoro, perché i dati dicono che, aldilà delle decine di migliaia di posti di lavoro che questa infrastruttura eccezionale potrà creare, io penso che sarà per l’Italia uno dei maggiori volani di immagine per i prossimi anni. Se facciamo squadra penso che dopo 54 anni si potrà finalmente posare la prima pietra di un’opera che lascerà traccia nella storia“.

L’obiettivo è “partire con i lavori nell’arco di due anni”, ha spiegato Salvini, aggiungendo anche che il Ponte sullo Stretto sarà “l’opera più ecologica e tecnologicamente avanzata del mondo”.

E poi, parlando di aspetti operativi, il ministro ha specificato: “Lunedì in Cdm verrà riattivata la società stretto di Messina. Conto che in questa legislatura partano i lavori però serve anche l’Alta velocità. Nessuno può promettere un ponte in 5 anni con una campata unica di 3,3 chilometri con costi notevoli. Sarò il 5 dicembre a Bruxelles per chiedere che l’Europa faccia la sua parte, partecipi al finanziamento di un progetto che è europeo, quella non è la Messina-Reggio Calabria ma la Palermo-Berlino“.

”Se si può fare, si deve fare. – ha sentenziato Salvini – I benefici sono superiori ai costi. Costa di più non farlo che farlo. L’insularità costa alla Sicilia 6 miliardi di euro l’anno in lentezza. Io penso che in un anno e mezzo, il Ponte si ripaga”.

“Le stime sui posti di lavoro, perché il piano finanziario del Ponte sullo Stretto è del 2000 e va aggiornato al 2022, in pianta stabile è più vicino ai 100 che ai 50 mila posti di lavoro. È chiaro – ha concluso il ministro – che sono stime, ma un cofinanziamento dell’Ue e investimenti privati. Noi possiamo essere un Paese attrattivo”.

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