Iniziativa di “Libera Sicilia“ e di alcune associazioni del ragusano per ricordare Daouda Diane, l’ivoriano scomparso da Acate il 2 luglio scorso dopo alcune ore di lavoro trascorse in un cementificio. “Libera“ e le altre associazioni ricordano ogni mese la scomparsa di Daouda, con una lettera – appello.

Questo mese la lettera è stata scritta da don Paolo Catinello, parroco della chiesa di San Giovanni Battista ad Avola, impegnato nella lotta contro le povertà e l’accoglienza degli immigrati.

“Quale, la colpa di questo ragazzo ivoriano, modello di lavoratore e di perfetta inclusione sociale? – chiede don Catinello – Forse il fatto che ha denunciato le condizioni disumane in cui versano tanti lavoratori? Forse il desiderio legittimo, per sé e per altri amici, di avere il minimo rispetto delle norme di sicurezza? Forse questo indifeso ragazzo africano ha mostrato le rughe di un paese e in modo particolare di una regione che non considera più il lavoro come fonte di partecipazione umana al progetto della creazione di Dio ma solo come fonte di guadagno fine a se stessa?”.

Il sacerdote chiude il suo appello con le parole della Genesi e con la vicenda biblica di Caino e Abele. Ricordando la frase di Caino, don Paolo Catinello chiede: “Sono forse io il custode di mio fratello Daouda Diane?” E conclude: “Eludere questa domanda corrisponde a tradire la nostra umanità, il che significa non avere futuro”.

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