Il movimento “NO Ponte“ ha incontrato il sindaco di Messina, Federico Basile. Al centro del confronto, il dossier che il Movimento ha consegnato al primo cittadino che contiene tutti i rischi dell’opera, dall’impatto ambientale a quello sulla vivibilità della città, che diventerebbe un unico, enorme, cantiere permanente. Ma soprattutto la sensazione, che secondo il movimento anche Basile condivide, della marginalità della volontà della comunità locale, la cittadinanza come l’amministrazione, rispetto al dibattito e alle scelte nazionali. Insomma, la netta percezione che qualunque decisione sarà calata dall’alto, senza alcun potere di incidere da parte di chi, il progetto, lo subirà.

Il Movimento ha, quindi, consegnato al sindaco la riflessione congiunta su “impatti sulla salute e sugli spostamenti quotidiani, con enormi rischi strutturali per gli edifici situati in prossimità degli innumerevoli cantieri che si dovrebbero aprire – spiegano in una nota ufficiale – Su questo, in particolare, è stata incentrata la discussione, oggi che all’ordine del giorno non c’è più soltanto lo scontro di idee tra la diversa visione di città e territorio di chi è a favore e di chi è contro la costruzione del ponte, ma la percezione più precisa e verificabile del grado di occupazione della città da parte delle decine di cantieri previsti e delle conseguenze devastanti che questi avrebbero sulla mobilità nel tessuto urbano.”

Il focus del dossier è sulla zona di Torre Faro e di Capo Peloro: “Sull’impatto dei cantieri su quella comunità e sul luogo più ammirato e più bello, ma allo stesso tempo più fragile, del nostro territorio. Da parte del sindaco abbiamo riscontrato la piena consapevolezza dell’emarginazione dell’amministrazione locale da qualsiasi luogo in cui verranno prese le decisioni. Ci è sembrata palese la consapevolezza che le stesse saranno calate dall’alto senza che la città, in ogni sua componente, possa incidere su scelte che vengono prese molto lontano dai luoghi su cui avranno effetti.”

Secondo il Movimento: “L’amministrazione è orientata ad una illusoria mitigazione degli impatti, laddove le responsabilità della cessione del territorio ai cantieri ricadrebbe, agli occhi dei cittadini, inevitabilmente su chi oggi è chiamato a governare la città. Da parte dei comitati è stato ribadito che non ci sono mitigazioni e compensazioni possibili (vergognosa l’idea di elemosinare i soldi per il porto di Tremestieri attraverso le risorse destinate a risarcire la città). La mobilitazione contro il ponte sarà sempre più determinata e in caso di avvio dei cantieri si intensificherà ulteriormente. Non assisteremo inermi ad un futuro di devastazione della nostra città.”

Intanto, il via libera della Commissione Trasporti dell’Unione Europea per il progetto del Ponte sullo Stretto ha fatto ben sperare tutti coloro che attendono da decenni la realizzazione del collegamento. Le tempistiche sono in fase di definizione, così come le modalità di esecuzione e di semplificazione dei lavori (il cui avvio sarebbe previsto per l’estate 2024).

Ci sono dei progetti. In primis, il Governo – si legge nel Def – mira alla “riattivazione del rapporto concessorio, dei contratti e del recupero del progetto, con i necessari adeguamenti, contestualmente alla chiusura dei contenziosi aperti con gli aggiudicatari”. Poi a tutto il resto.

Tuttavia, manca la copertura finanziaria. I fondi. Così almeno si legge nel Def, dove si specifica: “Ad oggi non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente; pertanto, queste dovranno essere individuate in sede di definizione del disegno di legge di bilancio. Al finanziamento dell’opera si intende provvedere mediante:

  • le risorse messe a disposizione dalle Regioni a valere, in particolare, sui Fondi per lo Sviluppo e la Coesione;
  • l’individuazione, in sede di definizione della legge di bilancio 2024, della copertura finanziaria pluriennale a carico del bilancio dello Stato;
  • i finanziamenti all’uopo contratti sul mercato nazionale e internazionale: saranno a tal fine considerate prioritarie le interlocuzioni con finanziatori istituzionali quali la Banca europea degli investimenti e Cassa depositi e prestiti;
  • l’accesso alle sovvenzioni di cui al programma Connecting Europe Facility – CEF (partecipazione al bando entro settembre 2023)”.
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