La sanità siciliana ne esce distrutta dall’ultimo rapporto sulle “Performance regionali” in ambito sanitario, presentato da Crea Sanità, il Centro per la ricerca economica applicata in sanità, che traccia appunto un’analisi annuale delle performance regionali in base a sei diversi indicatori: appropriatezza, equità, sociale, esiti, economico-finanziaria, innovazione. Lo scenario è desolante. La Sicilia è tra le sei regioni bocciate, insieme a Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria. Nell’Isola, la spesa sanitaria pubblica pro capite standardizzata è superiore alla media nazionale, ma sempre più siciliani rinunciano alle cure a causa di problemi economici, lunghe distanze e liste d’attesa infinite.

Italia divisa in due

In sostanza la valutazione divide in due l’Italia, con circa 29 milioni di cittadini nelle prime otto Regioni che possono stare relativamente tranquilli e altri 29 milioni nelle Regioni rimanenti che potrebbero avere serie difficoltà nei vari aspetti delle dimensioni considerate.

Gli indicatori

Sulle sei dimensioni, a loro volta suddivise ciascuna in tre indicatori – ognuno con un suo peso che ha determinato le differenze finali -, la valutazione degli stakeholder è stata abbastanza omogenea (ma i ‘votì più bassi sono stati quelli degli utenti). Le tre dimensioni appropriatezza, equità e sociale contribuiscano per oltre il 60% alla Performance: 24,9%, 22,6% e 15,6% rispettivamente; segue la dimensione esiti (13,9%); le dimensioni economico-finanziaria e innovazione, contribuiscono rispettivamente per il 12,1% e l’11,5 per cento. Con alcune differenze quantitative, equità e appropriatezza (quest’ultima con l’eccezione dei rappresentanti delle istituzioni) sono nelle prime tre posizioni per tutte le categorie di stakeholder; la dimensione sociale anche, ad eccezione però, dei rappresentanti dell’Industria medicale.

Autonomia differenziata

Obiettivo del CREA e degli oltre 100 stakeholder sarà verificare che con l’autonomia differenziata non si generino arretramenti regionali (almeno rispetto ai LEA, ma anche rispetto alla Performance complessiva), ovvero che tutte le Regioni procedano in un processo di miglioramento, evitando peggioramenti attribuibili al rischio che l’autonomia diventi più competitiva che cooperativa.

De Luca (M5s): “Sanità siciliana tra le peggiori d’Italia“

I risultati del report Crea non hanno stupito affatto il capogruppo del M5S all’Ars e componente della Commissione Salute a Palazzo dei Normanni, Antonio De Luca: “Nessuna sorpresa, per carità, basta guardarsi attorno per accorgersi del disastro – il commento di De Luca-. Quello che ci chiediamo, però, cosa aspetti il governo per agire, se attenda che crolli tutto prima di muovere un dito. Qui ci vorrebbe una sorta di piano Marshall per tamponare alcune delle enormi carenze, ma Schifani sembra solo intento a litigare con maggioranza ed opposizione. Ad esempio nell’ultima manovra all’Ars per la sanità non c’era un solo euro”.

Giambona: “Sanità siciliana al collasso, servono risorse fresche”

Per Mario Giambona, parlamentare regionale del Partito Democratico, ”La Sanità siciliana è al collasso. Servono risorse fresche ed il Meccanismo europeo di Stabilità potrebbe essere un’ancora di salvataggio. È indispensabile investire maggiori fondi  e lavorare per la razionalizzazione della spesa, anche attraverso un efficace sistema di prevenzione”.

Quindi la proposta: “L’Italia potrebbe prendere in considerazione di utilizzare il Mes sanitario che in Sicilia permetterebbe di fare fronte all’enorme buco della sanità stimato in 240 milioni  e che ingessa il sistema della sanità regionale. – aggiunge il parlamentare Pd – Si tratta della linea di credito del noto Meccanismo europeo di stabilità, aperta durante le fasi più dure del Covid, che garantisce circa 36/37 miliardi di euro in prestito per investimenti sulla sanità, con interessi praticamente nulli e poche condizioni da rispettare”.

Mannino (Cgil): “I vuoti di organico sono enormi ”

Per la Cgil regionale la sanità siciliana è “allo sfascio”. “Qua – afferma il segretario regionale, Alfio Mannino – chiudono pure i Pronto Soccorso, sono in difficoltà anche i reparti di emergenza e urgenza e a soffrire di più sono ovviamente le aree interne. I vuoti di organico sono enormi e molti medici a causa di condizioni di lavoro e contrattuali insoddisfacenti si spostano nel privato”.

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