«Venti anni di sbarchi di migranti nel nostro territorio e altrettanti anni di solidarietà. A dimostrazione dello spiccato spirito di accoglienza del nostro popolo». A dichiararlo è il sindaco di Pachino, Roberto Bruno, che annuncia l’iniziativa in memoria delle 283 vittime del naufragio de Natale 1996, a venti anni da una delle più nefaste tragedia avvenute nel Mediterraneo dopo la Seconda guerra mondiale. «Vogliamo ricordare le vittime – ha spiegato il sindaco Bruno – di un dramma che, purtroppo, si è ripetuto con non poca frequenza negli ultimi anni, ma vuole anche essere in un momento in cui raccontare e confrontarsi su 20 anni in cui le comunità di Pachino e Portopalo sono state in prima linea nelle attività di accoglienza e soccorso durante miglia di sbarchi registrati nelle nostre coste». Durante la giornata di ricordo, che si svolgerà domenica 8 gennaio 2017 alle ore 16 all’ex cinema Diana di via Giardina, interverranno don Gaetano Asta, parroco della Chiesa Madre, il pastore della comunità valdese Francesco Sciotto, l’imam di Pachino, Ahmed Haimoud. Saranno presenti, inoltre, i rappresentati della comunità Tamil di Palermo. «I rappresentanti delle religioni presenti in città – ha voluto sottolineare il sindaco Roberto Bruno -, tutti insieme per far risaltare la principale funzione che dovrebbe avere la fede, di qualunque natura essa sia: legame tra i popoli, unione e non conflitto». Inoltre, l’artista avolese Elia Li Gioi “racconterà” il fenomeno delle migrazioni attraverso la presentazione delle sue realizzazioni, allestimento di cui fanno parte anche le installazioni in legno realizzate utilizzando i resti dei barconi con cui sono arrivati sulle nostre coste i migranti e i quadri struggenti che ritraggono il loro approdo. «La narrazione del viaggio di migliaia di disperati – ha detto Li Gioi – attraverso il loro dolore e la speranza mai persa di una vita migliore». Navigazione articoli Melilli, firmata la convenzione tra il Comune e la Lilt Incidente sul lavoro, il presidente della circoscrizione Cassibile scrive al prefetto