La sanità siciliana è al collasso. C’è un problema in Sicilia, ed è un problema che dura da decenni, che si è acuito ancora di più in pandemia ed è definitamente tracollato in post pandemia.

Gli ospedali non vivono e non sopravvivono, arrancano.

“Mancano medici, mancano infermieri, mancano strumenti e talvolta medicine e garze“. Così dichiarano i rappresentanti sindacali regionali Acap-Salute, Amsa-Fkt, Anisap-Sicilia, Assocesis-Andiar, Confsanità-confcommercio, Federbiologi, Fesiop-Fkt, in rappresentanza delle strutture sanitarie accreditate e contrattualizzate con il Servizio sanitario regionale e che erogano prestazioni sanitarie su tutto il territorio siciliano.

“In quel tassello chiamato Sanità – prosegue la nota – un assessore regionale vale l’altro, il distinguo è solo fatto dal nome e sulle passerelle fatte, su come comunica ma in punto di fatto non cambia nulla, da oriente a occidente dell’Isola“.

I Pronto Soccorso siciliani sono lo specchio di quella che è la realtà che vive il sistema sanitario regionale. Un sistema al collasso per diversi motivi che vanno, dalla mancanza di personale e di ricambio generazionale, al sovraffollamento che dipende da una incapacità di continuità assistenziale dei pazienti. All’Ars si è tenuta una audizione della Rete Civica della Salute che ha presentato le segnalazioni degli utenti. 

“Le annose criticità dei Servizi Assistenziali di Emergenza-Urgenza devono essere esaminate e affrontate nel quadro complessivo di cedimento del SSR – sottolinea il coordinatore regionale della Rete Civica della Salute Pieremilio Vasta – in quanto nei Pronto Soccorso regionali spiaggiano caoticamente le mancate risposte lungo i percorsi di tutela della salute e di bisogno di sanità. Sono diventati spesso la scorciatoia cui si corre spesso con angoscia, a volte con ingenuità, altre invece con astuzia. O peggio quando si è irresponsabilmente portati da assistenza scadente della medicina di famiglia. Le percentuali di prevalenza dei codici bianchi e verdi ne sono la prova. La mancanza di reale continuità assistenziale nella presa in cura dei bisogni sanitari e la disconnessione tra assistenza primaria, specialistica, ospedaliera e riabilitativa determinano forti squilibri che infine si scaricano sui PS“.

La Sottocommissione Speciale sui Pronto Soccorso della Regione Siciliana – coordinata dal deputato Antonio De Luca – ha incontrato i rappresentanti della società civile per affrontare le problematiche rilevate dalle segnalazioni degli utenti e dei medici di famiglia. Hanno partecipato ai lavori i deputati regionali Margherita La Rocca Ruvolo, Giuseppe Zitelli, Giovanni Burtone, Carlo Gilistro, il presidente della Conferenza dei Comitati Consultivi della Aziende sanitarie della Regione Siciliana, Pier Francesco Rizza e il coordinatore regionale delle Rete Civica della Salute, Pieremilio Vasta.

Ecco ciò che emerso dalle segnalazioni – Dalle segnalazioni degli utenti, condivise dalla RCS, emerge “una grave carenza di comunicazione tra parenti e personale sanitario. Per ore e a volte per giorni, le persone sostano fuori, col sole o la pioggia, in attesa di ricevere notizie. Non mancano purtroppo episodi di risse. I corridoi dei PS brulicano di barelle inadeguate alla sosta prolungata dei pazienti. Scomodi, talvolta a digiuno e senza i farmaci di routine. Per giorni minori, adulti e anziani indossano gli indumenti d’ingresso. Le astenterie non sono reparti con assistenza infermieristica come la degenza. Alle dimissioni – secondo le segnalazioni pervenute – non segue una comunicazione agevole con i medici di famiglia“.

“Dopo decenni di blocco assunzioni e numeri chiusi nella formazione dei medici, oggi assistiamo inermi al disastro – sottolinea Pieremilio Vasta – occorre un impegno severo e sagace per la riorganizzazione dei servizi sul territorio. È necessaria un’assoluta attenzione verso il benessere degli operatori sanitari e la rifunzionalizzazione delle risorse umane, nuove ed esistenti, in linea con gli obiettivi del PNRR, potenziando e promuovendo la medicina di prossimità e di iniziativa“.

Le proposte di RETE CIVICA SALUTE – Secondo la RCS solo la riorganizzazione territoriale dunque, se attuata davvero, può contribuire a porre un freno all’affollamento dei Pronto Soccorso. Si dovrebbe puntare all’oculata realizzazione delle Case e degli Ospedali di Comunità, cerniere a monte e a valle dei PS e dei ricoveri ospedalieri necessari. “Il rischio è costruire involucri senza cambiamento organizzativo e qualitativo dell’assistenza socio-sanitaria. Oltre ai fondi per la realizzazione delle strutture – conclude Vasta – serviranno infermieri, medici, specialisti per farli funzionare, e bisogna sensibilizzare al meglio gli utenti con una completa e corretta informazione per orientarli alla medicina di prossimità“. Tra le proposte a medio termine c’è l’organizzazione di un confronto costruttivo sulle criticità che riguardano i PS di II° livello e la medicina del territorio con il coinvolgimento di un medico di famiglia, un responsabile del 118 e un paziente. C’è anche la standardizzazione della comunicazione tramite un’APP che favorisca lo scambio tra operatori sanitari e pazienti in carico nei Pronto Soccorso, se vigili o parenti. Si propone anche il rilancio del Progetto Nazionale Agenas sul grado di Umanizzazione delle strutture sanitarie e l’attuazione dei piani di miglioramento del benessere organizzativo e della relazione con la persona. Infine si auspica la valutazione partecipata della performance dei PS, secondo le Linee Guida della Funzione Pubblica 4/2019.

“Mancano i medici in corsia e nei pronto soccorso? Arruoliamo, anche temporaneamente, i medici in pensione. Molti di loro hanno ancora tanto da dare e la loro esperienza potrebbe essere fondamentale in questa fase drammatica, soprattutto per le aree di emergenza”. È la proposta del deputato siracusano M5S all’Ars e pediatra, Carlo Gilistro.

“Certo – dice Gilistro – ci vuole una norma che lo consenta. Ma siamo al parlamento per fare leggi. Basta che ci sia la volontà politica. E in questo momento l’intento di dare ossigeno agli ospedali e ai pronto soccorso boccheggianti mi pare sia del tutto trasversale”. Una grossa mano alle aree di emergenza al collasso per Gilistro potrebbe e dovrebbe arrivare anche dal rafforzamento della medicina del territorio che dovrebbe fare da argine alla marea montante dei codici bianchi e verdi che ingolfano i pronto soccorso.
“Gli accessi impropri intasano i pronto soccorso – dice Gilistro – con un filtro efficiente del medico di base potrebbero essere notevolmente abbattuti, ma per farlo si devono liberare i medici dalle pastoie burocratiche e dalle mille incombenze amministrative che gli impediscono di lavorare a contatto col paziente. Sto lavorando ad un ddl che va in questa direzione. Dobbiamo permettere ai medici di famiglia di tornare ad essere dottori veri. Col fascicolo elettronico del paziente, d’altronde, si potrà fare un deciso passo in avanti nel collegare la medicina del territorio a quella ospedaliera. Oggi, purtroppo, il medico di base o il pediatra vengono vissuti come passa ricette per medicinali o analisi. È ora di dire basta”.

 

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