Sold out e grande successo per il concerto di Massimo Ranieri al Teatro Greco di Siracusa con il suo tour “Tutti i sogni ancora in volo”. Ieri sera, una platea gremita in ogni ordine di posto ha accolto con grande entusiasmo l’artista napoletano, nel triplice ruolo di cantante, attore e narratore. Ranieri ha incantato ed infiammato il cuore dei presenti con la sua innata passione e professionalità. Due ore in musica e parole per un viaggio con i suoi brani intramontabili e i racconti inediti e divertenti racchiusi in uno show unico, travolgente e – a tratti – commovente.

Il sogno per Ranieri è tutto, è ragione di vita, è un concetto quasi ridondante che viene ripetuto dall’inizio alla fine del suo spettacolo in maniera quasi ossessiva.

Ieri sera, al teatro Greco, il cantautore partenopeo si è raccontato al pubblico come in una chiacchierata tra amici, con canzoni ed intime confessioni. Forse in maniera un po’ distaccata dal contesto, quasi procedendo a memoria come se fosse lo show televisivo – visto recentemente su Rai Uno e che porta lo stesso titolo – di cui questo concerto è una naturale declinazione. O come il libro, pubblicato circa 2 anni fa, che s’intitola sempre “Tutti i sogni ancora in volo” e che cita una frase della sua canzone più famosa (“Perdere l’amore”, ndr).

Distaccato dal contesto, dicevamo – ma comunque appassionato e autentico, mai finto – perché Ranieri è stato l’unico artista, fino a questo momento della stagione, che ha fatto solo un piccolo accenno alla maestosità del luogo che lo ospitava. La parola “Siracusa” non è stata mai pronunciata, durante la serata. Nulla di contestabile, intendiamoci, ma questo aspetto è mancato, se non altro perché è ormai abitudine consolidata sentirne parlare dall’artista di turno. Nessun riferimento, neanche, a Toto Cutugno scomparso pochi giorni fa, come forse ci si aspettava.

Ranieri ha quasi raggiunto il ragguardevole traguardo dei 60 anni di carriera e l’esperienza, la padronanza del palco ne hanno dato ampia dimostrazione.

“Era il 1964 – ha raccontato compiaciuto – quando sono andato per la prima volta in scena e dal primo giorno che ho messo piede su un palcoscenico avrò inciso circa 2mila canzoni. Il 90 per cento di esse parlano sempre e solo di una cosa: l’amore. Qualcuno dirà: ‘e vabbè è normale perché l’argomento piace e lo fai per motivi commerciali’. Invece no. Io quelle canzoni le canto perché parlano dell’unica cosa che conta nella vita. Vi confesso che sono innamorato dell’amore. Mi piace proprio assai. Con l’amore ci farei l’amore. E a quell’emozione non ci voglio rinunciare, neanche alla mia età. Neanche ora che ho 52 anni – dice sorridendo (di anni ne ha 72, ndr) – voglio smettere di farlo”.

Il concerto entra così nel vivo e si capisce subito che l’ossatura è legata, ma non potrebbe essere altrimenti, all’ultimo album del 2022 intitolato, anche quello, “Tutti i sogni ancora in volo” che contiene 12 inediti scritti da grandi autori contemporanei. Buona parte delle canzoni proviene dunque da questa raccolta: “Canzone con le ruote”, “Di me di te”, “Asini”, “Questo io sono”, “Dopo il deserto”. Ed ancora “Lettera al di là del mare” che Ranieri presentò a Sanremo 2022. Nel mezzo alcuni brani del passato come “Vent’anni”, “Resta cu’mme”, “La vestaglia”, “Tutte le mie leggerezze”, “Se bruciasse la città”, “Ti parlerò d’amore” e l’immancabile “Rose rosse” che manda letteralmente in visibilio il pubblico presente nella cavea siracusana. 

“Io sogno ancora di trovare l’amore della mia vita. Io sono un fan dell’amore a prima vista, un vero e proprio ultrà del colpo di fulmine. Quando m’innamoro lo capisco subito e rimango senza fiato. È come se si fermasse il cuore per qualche secondo. Che poi in realtà è l’esatto contrario: è il cuore che ricomincia a battere dopo tanto tempo che è stato fermo. Il colpo di fulmine lo sogno ancora oggi, tutti i giorni. Giro l’angolo ogni mattina e spero di trovarmi davanti la donna della mia vita. Non è facile. Ho provato pure a cambiare orario. Ma insisto e non perdo la speranza. Una volta ho comprato una bici per amore. Per me le bici non sono mai esistite. Io sono un patito di macchine. Se non avessi fatto il cantante, probabilmente avrei fatto il guardamacchine. Ma io quella ragazza la volevo portare in bici: noi due soli, in mezzo al traffico di Roma. Rischiavamo di essere investiti ogni momento, ma ne valeva la pena. Quando capita bisogna acchiapparlo al volo l’amore. Bisogna sempre tenersi pronti ad accoglierlo a braccia aperte”.

Dopo una breve parentesi per omaggiare Renato Carosone con l’immancabile evergreen “Tu vuò fà l’americano”, in cui Massimo ha sfoggiato un’invidiabile forma fisica, ballando e salendo, pure, sopra la coda del pianoforte, ecco la riflessione sul periodo storico che stiamo vivendo e su come la “socialità” sia cambiata o, dipende dai punti di vista, polverizzata.

“È sempre bello sognare ad occhi aperti, ma ogni tanto, con gli stessi occhi, bisogna guardare in faccia le cose come stanno. E come stanno? Viviamo in un tempo molto strano. Apparentemente abbiamo tutto, siamo bombardati dalla mattina alla sera di messaggi, informazioni ed immagini. Sembra tutto facile. Basta premere un tasto e facciamo tutto, siamo liberi di essere noi stessi. Ma noi stessi chi? E poi liberi da che cosa? Io sinceramente sento che c’è qualcosa che non va. Quando stavo a Napoli, nel quartiere popolare Santa Lucia, da bambino passavo le ore nella mia stanzetta all’ultimo piano. Era fredda ma da lì si vedeva il mare. Mi godevo lo spettacolo. Oggi, hanno costruito tanti palazzi e il mare non si vede più. Ripensandoci bene mi pare che il problema di questi tempi stia tutto lì: tra noi e la realtà, quella vera e non quella virtuale, è stato costruito un muro come quella lunga fila di palazzi. Ma il mare c’è ancora. Basta cercarlo uscendo dalle nostre case. Come avete fatto voi stasera che siete venuti qui e che per me siete degli eroi. Un tempo tutto questo era una cosa normale. Andare a vedere cosa c’è fuori, incontrarsi e confrontarsi, conoscere se stessi e gli altri. Ora si sta a casa tra social e serie televisive. È diventato un lavoro. Anzi, per essere più precisi, uno smart working. Allora io dico: molto meglio uscire, andare a teatro, entrare in una libreria, visitare una mostra e magari scoprire che il mare sta ancora lì”.

E a questo punto della serata arriva il momento più atteso, quando il maestro al pianoforte, il siracusano e bravissimo Seby Burgio, accenna le note di “Perdere l’amore”. Apoteosi: nessuno dei 4.000 presenti si è sottratto al desiderio di cantarla a squarciagola con lui ed è stato un susseguirsi di emozioni sino alla fine.

Ad accompagnare Massimo Ranieri in questo Tour, con la produzione di Marco De Antoniis e le luci di Maurizio Fabretti, una band di musicisti, tutti straordinari: al pianoforte Seby Burgio, alle tastiere e voce Giovanna Perna, al basso Pierpaolo Ranieri, alla batteria Luca Troll, alle percussioni Arnaldo Vacca, alle chitarre Andrea Pistilli e Tony Puja, violino e voce: Valentina Pinto e ai fiati il sax di Max Filosi e la voce e il sax di Cristiana Polegri.

Dopo l’uscita teatrale dal palco, Ranieri ritorna reclamato dalla platea con la popolarissima Pigliate na pastiglia di Renato Carosone, ancora una volta cantata e recitata. In chiusura, saluta il pubblico con Anema e Core di Roberto Murolo e scompare dalla scena tra gli applausi scroscianti.

Così è volata via una serata indimenticabile in un Teatro Greco strapieno in cui si vedevano tanti capelli grigi, ma anche ragazzi che hanno imparato a conoscere recentemente in televisione un artista completo, a suo agio in qualsiasi punto del palcoscenico, nel mezzo, di lato, in piedi, seduto, tra i bravissimi orchestrali, persino coricato sul pianoforte cantando, ballando, recitando e trascinando agli applausi un pubblico che lo ama da sempre. E chi ama Ranieri, non poteva davvero chiedere di più.

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