“La vostra storia, e tutto ciò che nei diversi Centri operativi portate avanti con tanta generosità, si radica in quell’evento che ha segnato la città di Siracusa quando, nel 1953, un quadretto raffigurante la Madonna iniziò a lacrimare nella casa dei coniugi Iannuso. Sono le lacrime di Maria, la nostra Madre celeste, per le sofferenze e le pene dei suoi figli. Maria piange per i suoi figli che soffrono”. Papa Francesco, nella Sala Clementina in Vaticano, ha dato questa mattina il benvenuto alla Fondazione Sant’Angela Merici di Siracusa.L’arcivescovo, mons. Francesco Lomanto, e il presidente della Fondazione Sant’Angela Merici, don Alfio Li Noce, hanno guidato all’udienza straordinaria il gruppo formato da 170 persone in rappresentanza dei vari centri gestiti dalla Fondazione: i centri di riabilitazione a Siracusa e Canicattini Bagni; le case di riposo “Mons. Gozzo” e “San Giuseppe”; la Casa alloggio “Madonna delle Lacrime” per le persone sieropositive; il centro di Prima accoglienza “Villa Mater Dei” per le famiglie di immigrati, donne vittime di tratta e altri casi fragili e vulnerabili.Le lacrime di Maria “ci parlano della compassione di Dio per tutti noi. Dobbiamo pensare a questo: la compassione di Dio. Egli – ha detto il Santo Padre – ha donato a tutti noi la sua Madre, che piange le nostre stesse lacrime per non farci sentire soli nei momenti difficili. Allo stesso tempo, attraverso le lacrime della Vergine Santa, il Signore vuole sciogliere i nostri cuori che a volte si sono inariditi nell’indifferenza e induriti nell’egoismo; vuole rendere sensibile la nostra coscienza, perché ci lasciamo toccare dal dolore dei fratelli e ci muoviamo a compassione per loro, impegnandoci a sollevarli, rialzarli, accompagnarli” ha continuato Papa Francesco. “La Fondazione, portando avanti un lavoro quotidiano dove si mescolano professionalità e spirito di sacrificio, esiste per esprimere in gesti concreti le lacrime versate dalla Vergine Maria e nello stesso tempo il suo desiderio materno di asciugare il pianto dei suoi figli. E voi, fratelli e sorelle, cercate di fare proprio questo: asciugare le lacrime di chi soffre, accompagnare chi è nel dolore, affiancare i più deboli della società, prendersi cura dei più vulnerabili, accogliere e ospitare chi vive particolari situazioni di fragilità. Fratelli e sorelle, il servizio che rendete è prezioso, e vorrei dirvi questo: la fonte della vostra opera è il Vangelo, rimanete attaccati a questa fonte! Allo stesso tempo, voi siete testimonianza viva di questo Vangelo, della compassione di Gesù, quando vi adoperate per accompagnare chi è nel dolore, proprio come il Signore ha comandato ai suoi discepoli di fare dinanzi alle folle affamate, sfinite e oppresse. Gesù infatti ci chiede di non separare mai l’amore per Dio da quello per il prossimo, in particolare per i più poveri. Carissimi, vi incoraggio a proseguire in questo vostro cammino. E chiedo per voi una grazia, che è la più importante di tutte: la grazia di sapersi commuovere, la capacità di piangere con chi piange. L’indifferenza, l’individualismo che ci chiude alle sorti di chi ci sta accanto, e quella anestesia del cuore che non ci fa più commuovere davanti ai drammi della vita quotidiana, queste tre cose sono i mali peggiori della nostra società. Per favore, non vergognatevi di piangere, di provare commozione per chi soffre; non risparmiatevi nell’esercitare compassione con chi è fragile, perché in queste persone è presente Gesù. Andate avanti! E non scoraggiatevi, anzi, ringraziate se il vostro lavoro rimane nascosto ed esige un sacrificio silenzioso e quotidiano: il bene fatto a chi non può ricambiare si espande in modo sorprendente e inatteso, come un piccolo seme nascosto nel terreno che prima o poi fa germogliare una vita nuova” ha concluso Papa Francesco. All’incontro hanno preso parte anche don Salvatore Spataro, don Alessandro Genovese e don Gianluca Belfiore. L’arcivescovo mons. Lomanto ha espresso viva gratitudine al Santo Padre “per averci accolto ; per le parole che ci ha rivolto invitandoci ad essere attento al bisogno dell’altro; per l’attenzione che ha avuto nel salutare tutti e rivolgere un pensiero a chi non ha potuto partecipare”. Mons. Lomanto ha ricordato: “nell’anniversario la fondazione riscopre le sue origini fondate sul Vangelo e sulla fede. E sulla devozione alla Madonna. La compartecipazione di Maria alla passione di Gesù per l’uomo e la salvezza dell’uomo. Ed ancora l’attenzione all’uomo e alla dignità dell’uomo in quella missione volta agli ultimi poveri disabili anziani bisognosi”. Ed infine l’arcivescovo ha ricordato la professionalità “che tiene conto della scienza e della competenza di medici infermieri per offrire un servizio qualificato attento e preciso in sintonia con i tempi e per affrontare i problemi, le difficoltà e le sfide dei tempi di oggi”. Grande emozione da parte di tutti i partecipanti all’incontro con il Santo Padre che ha voluto salutare uno per uno i membri della Fondazione: “La Fondazione S. Angela Merici è veramente un “Opera di Chiesa” o meglio, è la “Chiesa all’opera”! Che non si ferma, non si può fermare e non si vuole fermare, per essere ogni giorno all’altezza di rispondere ai bisogni di tutte le Persone che bussano alle nostre porte, senza distinzione alcuna, a partire proprio dai più fragili e deboli” ha detto don Alfio Li Noce. “Nelle strutture della nostra Fondazione, la Persona non è solo accolta, curata o guarita: ma è “rigenerata” con amore, per amore! La Fondazione, in tutte le sue strutture, è uno “spazio di amore” in cui si accoglie e si solleva l’uomo, senza distinzione di religione, razza, sesso, età o ceto sociale. Il servizio e l’impegno quotidiano che la Fondazione S. Angela Merici mette in atto è espressione del coinvolgimento di tutti e cerca sempre di coniugare: scientificità e umanità, efficacia ed efficienza, economicità ed etica, didattica e ricerca, intelligenza e volontà, azione e fede”. Don Alfio Li Noce ha sottolineato: “Tutta l’azione della Fondazione è finalizzata ed ha come unico obiettivo quello di rimettere al centro quei “Piccoli” che tendono a noi mani, sguardi, cuori o che semplicemente vengono consegnati a noi in un corpo segnato pesantemente dal limite fisico e mentale o da una condizione di vita particolare. Vivendo tutti i giorni con questi fratelli, impariamo quanto è importante “aiutare” affrontando le reali difficoltà, per proporre nella concretezza gesti e azioni che rispondono ad un’economia in cui prevale l’uomo e la persona sul capitale, un’economia che metta sempre al centro la persona, non il profitto. Si tratta di condividere non qualcosa, ma tutto ciò che siamo, tutto ciò che abbiamo, nella consapevolezza che condividiamo con i fratelli che incontriamo nel cammino, quanto il Buon Dio ci ha donato. E proprio Lei, Santo Padre, con il Suo magistero, ci sospinge in questa direzione: tutti siamo fratelli e siamo chiamati ad investire in servizio, in amicizia, in attenzioni e soprattutto nell’andare incontro all’altro, chiunque esso sia! Nelle nostre strutture, abbiamo la possibilità di sperimentare la soddisfazione e la gratitudine di quanti vi approdano temporaneamente o stabilmente, per trovare non solo cure, ma anche amicizia, ristoro, sostegno e protezione”. Navigazione articoli Priolo, l’assessore Christian Bosco consegue la quarta laurea: uno dei giovani più titolati d’Italia Avola, celebrato anniversario della posa della prima pietra