Erano in venti i dipendenti pubblici beccati a timbrare il cartellino. Sono stati colti dalle telecamere nascoste installate dalla Guardia di Finanza di Siracusa su disposizione dell’A.G. aretusea e sono stati denunciati per truffa nell’ambito di un’inchiesta sull’assenteismo. Si tratta di dirigenti ed impiegati del Consorzio di Bonifica 10 – Siracusa. Le indagini della Tenenza di Lentini, coordinate dal procuratore di Siracusa Francesco Paolo Giordano e dal sostituto Tommaso Pagano, sono durate 45 giorni. 1080 ore di videoriprese, secondo l’accusa, hanno fatto emergere che venti dipendenti del Consorzio di Bonifica si assentavano arbitrariamente dal posto di lavoro. Il più delle volte si assentavano giustificando l’assenza dal servizio con la corretta timbratura del badge, che li avrebbe messi al sicuro in caso di un controllo. Ma di tale atto “formale” non se ne teneva conto nella busta paga; i dipendenti, infatti, indipendentemente dagli orari dettati dalle timbrature del badge percepivano per intero lo stipendio. Le indagini hanno consentito di riscontrare allontanamenti arbitrari dei dipendenti che, a bordo delle proprie autovetture, erano soliti recarsi presso gli esercizi commerciali cittadini per effettuare acquisti. L’Attività di intercettazione Video, pedinamento e l’esame dei documenti contabili hanno fornito prove certe della prassi ormai consolidata adottata dai dipendenti che entravano in ritardo, uscivano in anticipo oppure si allontanavano dal servizio senza poi recuperare le ore di assenza, reiterando le condotte illecite nel tempo tanto da poter sostenere che le stesse costituissero normale modus operandi dei dipendenti dell’Ente. I fatti contestati costituiscono chiaro danno economico alla Pubblica Amministrazione, peraltro in un momento di delicata e grave crisi generale, creando nocumento, oltre che economico anche all’immagine dell’Ente presso il quale detto personale è impiegato. Navigazione articoli Start up 2016, approvato il bando per 18 progetti Mostra di Cassibile, in visita i consoli de “La Grande intesa”