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Aggressione nel carcere di Augusta di un detenuto ai danni di un agente della polizia penitenziaria che è stato medicato in ospedale. Ne danno notizia le organizzazioni sindacali degli agenti penitenziari che lamentano la carenza di organico e che, dopo l’ultima aggressione a un loro collega in servizio a Piano Ippolito hanno chiesto la riapertura dell’Asinara o di Pianosa, dove confinare quei detenuti più recidivi in atti di violenza contro il personale. Ieri, durante la perquisizione di routine in uno dei braccio di reclusione scelti a caso ogni giorno, un assistente capo coordinatore è stato colpito da un detenuto che rifiutava di sottoporsi al controllo. Per la guardia carceraria è stato necessario ricorrere alle cure del Pronto soccorso dell’Ospedale “Muscatello”, dove i medici gli hanno diagnosticato 10 giorni di prognosi per traumi al volto e alle vertebre cervicali. L’aggressore, un italiano di origini lentinesi, fra l’altro non rientrerebbe fra i condannati a una lunga detenzione. Circostanza che, secondo la valutazione delle organizzazioni sindacali, confermerebbe come i carcerati siano diventati più aggressivi per contraccolpi psicologici causati dalle restrizioni imposte dalla pandemia. Situazioni che hanno esasperato i problemi del sovraffollamento, rendendo più pericoloso il lavoro di personale sotto organico. Nello Bongiovanni, portavoce del Sippe, fa notare come a Brucoli “la pianta organica prevede 259 unità ma gli effettivi sono solo 195“. Una carenza che si riflette sulla tenuta stessa del carcere, acuita dal fatto che “attualmente sono presenti 454 detenuti, mentre dovrebbero essercene la metà“. Il dirigente sindacale, insieme ai colleghi di Cgil, Cisl, Cnpp e Uspp ha diffuso un documento dove viene esplicitamente dichiarato che “così non si può lavorare né bene, né in sicurezza“. Il comunicato fa notare che “il momento storico, reso già duro e stressante dall’emergenza sanitaria, è aggravato da episodi simili che mettono ad ulteriore dura prova la tenuta psico-fisica degli operatori di Polizia penitenziaria“. I sindacati di categoria scrivono senza mezzi termini che “il Governo, ed il ministro della Giustizia, devono prendere atto che tali aggressioni non sono fatto isolato, ma elemento costante e crescente nelle carceri italiane”. Un fenomeno generalizzato quindidel quale la casa di reclusione ad Augusta è solo un tassello, “dovuto a una sottovalutazione del problema”. Secondo Cgil, Cisl, Cnpp, Uspp e Sippe, “vi sono frange di singoli detenuti che approfittano della situazione, consapevoli che alla fine pagheranno ben poco”. Anzi, “aggredendo il personale acquistano invero potere e rispetto all’interno degli istituti”. I sindacati sostengono che “fino ad oggi è servito a nulla trasferire gli aggressivi in altri istituti; invero con il loro comportamento destabilizzano pure l’istituto in cui sono inviati”. Per scoraggiare quanti vogliono farsi un “nome” fra i carcerati a suon di pugni contro gli agenti, i rappresentanti dei poliziotti penitenziari chiedono di deportarli come un tempo nelle isolette più sperdute. “Sarebbe la giusta risposta dello Stato riaprire Pianosa o l’Asinara, per contenere queste frange di singoli detenuti aggressivi che sommati, diventano un numero sostanziale”, scrivono le 5 sigle sindacali. Probabilmente lanciando più una provocazione che una vera e propria proposta, nella speranza che almeno lo spettro di un ritorno alle colonie penali possa fungere da deterrente.

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