Porto di Augusta - Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia  Orientale

“Più attenzione agli scarichi del porto di Augusta e all’attività in generale in una delle aree più importanti e trafficate a livello marittimo del Mediterraneo”. Lo chiede Stefano Munafò, ex segretario generale della Uil alla luce anche dell’ultima inchiesta giornalistica di Report su come smaltiscono i propri reflui le navi ferme al porto, comprese quelle con a bordo i migranti positivi al covid 19 che stazionano dentro la
rada megarese. Una risposta è arrivata dallo stesso programma giornalistico partendo dalla legge che prevede che le acque nere e grigie delle navi siano reflui a tutti gli effetti come quelli urbani e quindi debbano essere depurate e smaltite.
“E’ vero che esiste un modo per aggirare il problema – dice Munafò – e cioè lo scarico da parte delle imbarcazioni a più di 12 miglia dalla costa e se hanno a bordo un impianto di trattamento dei rifiuti, persino entro le 12 miglia e quindi in porto”.
Report ha però messo in risalto il fatto che ad Augusta le navi non sversino in mare i reflui, ma conferiscano in piccole imbarcazioni cisterna che poi scaricano direttamente nell’inceneritore di Punta Cugno, al contrario di ciò che avviene in altri porti dove invece si scarica direttamente in mare. “E in questo senso ha fatto bene la direzione del Porto a vietare questi scarichi a mare. Ma occorre altresì un sistema di depurazione non solo per le acque reflue, dunque per le fognature di Augusta come ribadisco da anni – ancora Munafò – ma un sistema che tuteli anche l’inquinamento in mare quando si verificano situazioni come quelle attuali, con navi traghetto in rada da mesi con a bordo centinaia di migranti. Navi che producono metri cubi di acque nere a settimana e con l’obbligo di smaltimento così come per tutte le navi in transito in rada. Mi auguro che la nuova amministrazione comunale sappia dimostrare di
avere a cuore un problema pluridecennale per Augusta, per la tutela dell’ambiente, della salute dei propri cittadini, per la vivibilità di una città che è la più importante dopo il capoluogo di provincia e fra quelle più centrali, appunto, per lo sviluppo dell’economia in tutto il territorio del Sud-Est siciliano”.

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