“Nei due campioni di polveri prelevati a Priolo e Melilli, dopo l’incendio sviluppatosi nell’impianto Ecomac in contrada San Cusmano il 22 agosto, scorso la presenza di Pcdd, Pcdf (diossine, furani) è pari a 459 fg/m3 TE (tossico equivalente) ed è coerente con i fenomeni di combustione ancora attivi all’epoca“. È quanto scrive l’Arpa nella relazione di aggiornamento dei dati. “Il valore riportato nelle linee guida del Sistema nazionale protezione ambiente (Snpa) per la gestione delle emergenze derivanti da incendi, riguardo a diossine e furani, è quello suggerito dall’Oms, ossia di 300 fg/m3 TE; mentre la presenza delle stesse sostanze (diossine, furani), nel particolato atmosferico campionato a Priolo e Melilli dall’Arpa nel corso dell’incendio Ecomac, è stata pari a 459 fg/m3 TE“. È quanto dice l’ultima relazione di Arpa Sicilia sull’incendio sviluppatosi nel capannone dell’Ecomac il 22 agosto. I dati delle analisi dell’aria, effettuati dopo l’incidente, sono stati pubblicati sul sito di Arpa Sicilia. A commentarli è Enzo Parisi di Legambiente: “Il livello di diossine riscontrato supera nei due siti di campionamento Priolo (tetto del palazzo comunale) e Melilli (sede protezione civile) di oltre il 50% il livello di 300 femtogrammi/m3 suggerito come limite dall’Organizzazione mondiale della Sanità per le aree industriali e di 4 volte e mezzo quello per le aree urbane (tali sono i luoghi dove sono stati prelevati i campioni). Le diossine, anche a concentrazioni bassissime, sono sostanze estremamente tossiche e pericolose per la salute umana poiché cancerogene, mutagene e teratogene”. L’associazione evidenzia che, nessuno dei comuni dell’area ha ancora inserito nel loro sito istituzionale, tra le informazioni ambientali, questi dati e quelli precedentemente comunicati loro da Arpa. “Riteniamo sbagliato che il campionamento e l’analisi per le diossine si sia limitata alle deposizioni di pochi giorni dopo l’evento Ecomac e non è continuata nel tempo per potere valutare meglio la dimensione e la persistenza delle ricadute e della presenza di diossine nel particolato atmosferico. Non ci spieghiamo perché i prelievi dei campioni per la ricerca delle diossina non sia stato effettuato anche ad Augusta che è stata l’area verosimilmente più investita dal fumo dell’incendio Ecomac. Eppure nel campione prelevato il 25 agosto alla Darsena di Augusta era stata rilevata la presenza di naftalene correlabile con l’incendio. Nessuna analisi sui prodotti ortofrutticoli e sugli allevamenti è stata richiesta dalle autorità locali (Comuni e Asp in primo luogo) ed effettuata dall’Arpa mentre sarebbe stato molto importante farle sui diversi campioni in modo da valutare la presenza delle diossine e comprendere se fosse consigliabile evitare il consumo di alimenti freschi come frutta, verdura, latte, ecc. Alla preoccupante presenza di diossine che è stata riscontrata c’è da aggiungere anche quella di elevate concentrazioni di polveri, benzene e idrocarburi accertate nelle analisi condotte in quelle ore e rilevate anche a distanza di tempo dalle centraline per il controllo dell’inquinamento atmosferico”. Per Enzo Parisi “appare doveroso e indispensabile che le autorità locali (Asp in primis), regionali e nazionali diano avvio ad un’indagine ambientale e sanitaria che, a partire dalla vicenda Ecomac, analizzi approfonditamente l’attuale stato di disagio ambientale e i rischi e gli effetti sulla salute umana che la presenza di queste pericolose sostanze comportano e ciò al fine di attuare misure di risanamento, di prevenzione e di tutela della collettività”. Navigazione articoli Augusta. Alla nuova discarica gli ambientalisti dicono “No“ Siracusa. L’inciviltà dilaga, abbandono abusivo sulla strada che porta al Ccr di Targia