Su richiesta della Procura della Repubblica di Siracusa, è stato rimosso dal litorale compreso tra il Faro di Punta Santa Croce e Punta Izzo, nel Comune di Augusta, il natante affondato, con il quale lo scorso 30 giugno era avvenuto uno sbarco autonomo di circa 80 migranti, sottoposto a sequestro dalla Guardia Costiera di Augusta.

Le operazioni di recupero, e le successive operazioni di traino nel porto di Augusta, sono state condotte dai Palombari della Marina Militare in forza al locale Nucleo SDAI e da un mezzo del Gruppo Barcaioli del porto di Augusta, con il supporto e la scorta di un’unità della Guardia Costiera. 

Gli operatori subacquei della Marina Militare si sono inizialmente immersi per chiudere una grossa falla sulla prora dell’unità, che era stata la causa dell’affondamento; il giorno seguente sono state eseguite le operazioni di recupero del relitto, con l’impiego di palloni di sollevamento, gonfiati da aria compressa. Quando l’unità è stata fatta riemergere, sono iniziate le fasi di svuotamento dell’acqua all’interno dello scafo, attraverso l’impiego di una pompa di aspirazione e dopo alcune ore è stato ripristinato il galleggiamento della barca a vela. 

Già nel giorno dello sbarco, i Palombari della Marina Militare erano intervenuti sul natante affondato per verificare l’eventuale presenza di persone all’interno, contestualmente erano state rimosse diverse taniche contenenti carburante ed altri materiali plastici. 

Atteso che la barca presentava delle falle, la stessa è stata, per precauzione ed al termine dello spostamento, posta a secco grazie al volontario intervento di un’impresa operante in porto.

Sulla base delle direttive impartite all’Autorità Giudiziaria, grazie alla professionalità del personale subacqueo del nucleo SDAI  e di quello della Guardia Costiera, ed avvalendosi del supporto del Gruppo Ormeggiatori e dell’ausilio di un’impresa portuale, si è potuto effettuare il recupero in tempi molto brevi, azione che ha permesso di scongiurare un potenziale evento inquinante, a causa degli idrocarburi contenuti a bordo, oltre che salvaguardare una zona a forte vocazione turistica.

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