Crescono le presenze in carcere, crescono i suicidi e si aggravano molti dei problemi cronici del sistema penitenziario italiano soprattutto a causa del sovraffollamento. Sono questi i principali dati che emergono dall’analisi del XX rapporto di Antigone che analizza la situazione dei detenuti all’interno degli istituti penitenziari di tutto il Paese e pubblicato stamane dal quotidiano online, QdS.it. Situazione critica per due carceri siciliane: Caltagirone ed Augusta.

Suicidi e violenze in carcere, una realtà allarmante in tutto il Paese

I dati contenuti nel rapporto rivelano per tutte le regioni una realtà allarmante caratterizzata da sovraffollamento, crescenti episodi di violenza e un numero preoccupante di suicidi o tentativi di suicidio tra i detenuti. Nel 2023 su un totale di 70 suicidi, almeno 11 persone si sono tolte la vita in una cella di isolamento.

“Un dato preoccupante che conferma gli effetti estremamente gravi – spiega Antigone – che produce sulle persone che sperimentano la vita in isolamento”.

Più in generale, crescono i suicidi: 59 morti dall’inizio dell’anno con l’ultimo caso registrato il 26 luglio nel carcere di Rebibbia a Roma, dove ha perso la vita un pachinese di 30 anni, Giuseppe Petralito.

“Un peggioramento delle condizioni di detenzione, legato anche al sovraffollamento, non può che avere un ruolo determinante in questa tragedia. E aumenta anche il numero di morti in carcere per cause diverse dal suicidio. Sono 42 al 15 aprile 2024 (ultimo dato disponibile, ndr), quando erano stati 88 in tutto il 2023. Anche qui siamo davanti ad un numero altissimo, senza precedenti”, si legge nel rapporto.

Report che poi si scontra con l’aumentare dei fatti di cronaca verificatisi dopo la redazione del documento da parte dell’associazione. Basti pensare che, tra gli ultimi casi registrati in Sicilia nel solo mese di luglio, all’Ucciardone di Palermo è deceduto il 6 luglio un detenuto cardiopatico, diabetico e con gravi problemi respiratori. Il 9, stavolta nel carcere di Augusta, è morto un ergastolano che da dicembre era entrato in sciopero della fame e della sete. Sempre ad Augusta, considerato con Caltagirone come uno degli istituti più violenti d’Italia, nel maggio dell’anno scorso erano morti altri due detenuti.

Tornando al rapporto, allarmante è anche il numero degli eventi critici registrati. Gli atti di autolesionismo sono stati 18,1 ogni 100 detenuti, i tentati suicidi 2,4, le aggressioni al personale 3,5 e le aggressioni verso altri detenuti 5,5, il tutto sempre ogni 100 detenuti. Numeri che Antigone equipara a “un bollettino di guerra”.

Suicidi e violenze in carcere, persiste anche il problema del sovraffollamento

Il sovraffollamento resta uno dei principali problemi che affliggono le carceri siciliane. Secondo il rapporto, in Sicilia, come in altre regioni italiane, il livello di sovraffollamento supera la media nazionale del 119,3% registrata a fine marzo 2024. La mancanza di spazi adeguati si traduce in condizioni di vita inaccettabili per i detenuti e in un ambiente di lavoro estremamente difficile per il personale penitenziario, soggetto sempre più spesso ad aggressioni e ribellioni da parte dei detenuti. Un sovraffollamento dipendente anche da carenza di risorse e personale adeguato.

L’aumento delle aggressioni all’interno delle carceri è un ulteriore indicatore della crisi in corso. La Casa Circondariale di Caltagirone e la Casa di Reclusione di Augusta sono tra gli istituti con il più alto tasso di aggressioni in Italia, con 81,14 aggressioni ogni 100 detenuti. Un dato che evidenzia anche le precarie condizioni di sicurezza nelle quali si trovano a operare gli agenti di polizia penitenziaria.

Una situazione esplosiva nei confronti della quale il governo nazionale, però, ha presentato un decreto che non risolve il problema dei detenuti. Nei prossimi due anni è infatti prevista l’assunzione di 1000 poliziotti (500 nel 2025 e 500 nel 2026), che però non saranno sufficienti nemmeno a coprire le unità che andranno in pensione nello stesso arco temporale. Stando alle richieste dei sindacati, sarebbe stato necessario immettere almeno 4.000 poliziotti in più di quelli previsti nello stesso arco temporale. 

Suicidi e violenze in carcere, Nordio: “Pene minori in strutture diverse”

“Non sarà sicuramente uno svuotacarceri, nel senso di aprire le porte per alleggerire la popolazione carceraria, che pure costituisce un problema. L’alternativa che noi proponiamo va in varie direzioni, prima di tutto consentire di scontare le pene per i reati minori e anche per i tossicodipendenti in strutture diverse da quelle carcerarie, soprattutto in comunità. Questa è la nostra grande sfida”, ha spiegato a inizio mese il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a proposito del Decreto “Svuotacarceri”.

Il fenomeno dei suicidi e dei tentativi di suicidio nelle carceri siciliane rappresenta poi una delle manifestazioni più drammatiche del disagio vissuto dai detenuti. Nel 2023, sono stati registrati numerosi casi di suicidio e tentativi di suicidio, evidenziando una situazione di grave crisi psicologica tra la popolazione carceraria. A emergere in questo caso è la mancanza di un supporto psicologico per chi si trova dietro le sbarre anche per via di reati minori. 

Suicidi e violenze in carcere, uno sportello per gestire il disagio sociale

Per tentare di intervenire sul disagio sociale provato da molti detenuti, nel dicembre dello scorso anno è stato aperto un nuovo sportello di Antigone all’interno della Casa di Reclusione di Palermo, Ucciardone: il quarto al Sud dopo Napoli, Bari e Lecce. Un passaggio possibile grazie a un accordo con la Clinica Legale per i Diritti Umani, con 3 operatori volontari presenti a turno per ascoltare le esigenze dei detenuti.

Nel corso del 2023 si è arrivati a contare un totale di 12 sportelli Antigone in tutta Italia che, complessivamente, hanno gestito circa 1.300 richieste di intervento. Gli sportelli offrono infatti assistenza legale ai detenuti, con particolare attenzione alle persone di origine straniera, affrontando problematiche relative ai permessi di soggiorno, ai permessi premio e alle questioni sanitarie. 

Nonostante queste iniziative, la soluzione ai problemi delle 23 carceri siciliane (tra case circondariali e istituti penali per minori) richiede interventi strutturali più ampi. È fondamentale affrontare il problema del sovraffollamento attraverso politiche che riducano il numero di detenuti, come l’adozione di misure alternative alla detenzione per i reati minori. Inoltre, è necessario incrementare le risorse destinate ai servizi di supporto psicologico e psichiatrico all’interno delle carceri, garantendo un’assistenza adeguata ai detenuti che soffrono di disturbi mentali.

Suicidi e violenze in carcere, c’è la necessità di nuove riforme

La situazione degli istituti penitenziari in Sicilia rappresenta una sfida urgente che richiede l’attenzione delle autorità competenti e della società civile. Il sovraffollamento, le aggressioni e l’alto tasso di suicidi sono sintomi di un sistema che necessita di riforme profonde. È imperativo che vengano adottate misure efficaci per migliorare le condizioni di detenzione, garantire la sicurezza del personale penitenziario e offrire un adeguato supporto ai detenuti. 

Per provare a risolvere il problema, non potendo assumere altre risorse al di fuori di quelle programmate né mettendo in cantiere la costruzione di nuovi istituti penitenziari, il Governo intende “far scontare la pena agli stranieri nei loro Paesi di provenienza”, circa 20 mila in Italia. “Se riuscissimo anche solo per la metà a concludere accordi con i Paesi di origine per far scontare lì le pene – ha aggiunto il ministro – avremmo già quasi risolto il problema”.

“Da ultima ma non ultima – ha aggiunto – la carcerazione preventiva. Abbiamo circa il 20% di persone in attesa di giudizio e molte di queste alla fine statisticamente vengono assolte, quindi la loro carcerazione si rivela ingiustificata”. Tutti palliativi in mancanza di risoluzioni invocate a gran voce dai garanti dei detenuti dell’Isola e dai sindacati rappresentati gli uomini della polizia penitenziaria della regione.
Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile trasformare le carceri da luoghi di sofferenza a spazi di riabilitazione e vera reintegrazione sociale. “La questione dei diritti umani all’interno delle carceri non può essere ignorata“ – ha spiegato, infine, Antigone. 

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