Comitato Scuole Sicure: “Scuola, apertura rinviata a settembre, ma non facciamoci trovare impreparati. Non si tratterà di un riavvio ordinario delle attività, ma di un rientro graduale perché condizionato dal rischio sanitario in corso. Quindi, bisognerà pianificare nel dettaglio l’adeguamento funzionale-organizzativo degli istituti e le modalità di accesso e di  permanenza nelle aule degli studenti”. Il Comitato Scuole Sicure di Siracusa ritorna sull’argomento. Lo fa condividendo una riflessione ad alta voce, sperando che non rimanga inascoltata, come molte istanze che riguardano la filiera più importante per il futuro dell’Italia.

“Purtroppo constatiamo – scrive il direttivo del Comitato Scuole Sicure di Siracusa- che, nonostante gli sforzi del governo, le classi continuano ad incontrare non pochi problemi. Dalla mancanza di dispositivi necessari per video-audio lezioni, alle piattaforme ancora poco conosciute, alla mancanza di connessione nelle case dei ragazzi, da Nord a Sud, fino alla lacunosa formazione e di conseguenza preparazione digitale dei docenti”.

“Si tratta –continua il comitato- di problemi da affrontare e risolvere in fretta, in vista di una concreta possibilità di proseguire con la didattica online presumibilmente anche l’anno prossimo, almeno fino a dicembre 2020.

Il MIUR ha stanziato 85 milioni di euro prima e poi altri 70 milioni di euro di fondi PON con cui le scuole stanno o, in certi casi, hanno acquistato dispositivi da fornire in comodato d’uso alle famiglie che ne hanno fatto richiesta. Non saranno per tutti ma, comunque, serviranno per raggiungere una platea più ampia di studenti. 

E’ chiaro quindi – proseguono Angelo Troia, Gianluca Belviso, Giovanni Andronico e Rino Mulè del direttivo aretuseo del Comitato-  che la didattica online non si fermerà alla prima settimana del mese di giugno, ma anche a settembre si potrebbe ripartire con la stessa metodologia, ma a targhe alterne. In che senso?  Come ben sappiamo, nella stragrande maggioranza dei casi, gli istituti scolastici italiani non potranno garantire la presenza degli studenti con una distanza tra l’uno e l’altro tale da garantire una forma primaria di prevenzione rischio COVID-19.

Purtroppo, la situazione è drammatica a causa di edifici obsoleti e delle classi pollaio dove vengono accolti fino a 30 ragazzi per aula. Al momento, dal Ministero, non è arrivata ancora nessuna direttiva per cambiare questo stato di fatto; basti pensare che proprio in questi giorni i vari Uffici Scolastici (ex provveditorati) stanno predisponendo gli organici per il prossimo anno scolastico prevedendo appunto classi fino a trenta alunni ciascuna. Un problema insostenibile in condizioni normali, impossibile in tempi di pandemia. In queste condizioni la scuola non può certo riaprire”.

“La soluzione- prevede il Comitato-  è una sola: fare in modo che gli studenti non creino assembramenti. 

Resta fermo l’obbligo di utilizzare misure di protezione per tutti, dagli studenti ai docenti fino al dirigente e al personale addetto alle segreterie, alla pulizia e ai laboratori. Quindi si dovrebbe entrare a scuola dotati di mascherine, innanzitutto, e detergente disinfettante per le mani che dovrà essere disponibile all’ingresso e nei corridoi durante la giornata scolastica. Il disinfettante dovrebbe essere fornito dalla scuola, che dovrà provvedere anche all’acquisto di detersivi disinfettanti specifici per sanificare puntualmente i locali.

Chi provvederà a fornire le mascherine agli studenti in classe? E’ prevedibile che l’intera popolazione dovrà dotarsi di mascherine per i prossimi mesi ma stare per 5-6 ore in classe ogni giorno, dalle materne alle superiori, prevede un uso di protezioni costante. E la spesa potrebbe essere importante. Già in condizioni normali (si fa per dire) molti istituti scolastici hanno difficoltà ad acquistare la carta per le fotocopie, ci chiediamo dove prenderanno i soldi per queste ulteriori spese”.

“Per adeguare le scuole – analizza il Comitato-  si deve fin da ora pensare di avviare un monitoraggio dettagliato, sul territorio, per capire la reale capacità di tutti gli istituti, di ogni ordine e grado, compreso quelli paritetici; vale a dire la presenza di quante classi per quanti iscritti.

Impensabile la possibilità di creare nuove aule da un’aula magna, ad esempio, o da corridoi ampi utilizzando pareti removibili, leggere e veloci da installare senza mettere mano alla reale composizione dell’istituto a meno che non si tratti di pareti che poi, una volta terminato il periodo dell’emergenza, verranno rimosse. Ma sappiamo che in Italia tutto quanto nato per essere provvisorio, diventa poi definitivo. 

L’altra strada, quella di dividere i ragazzi per far sì che non siano troppi in aula, prevede turni di presenza: una classe da 22-25 ragazzi (non 27-30!!) può essere divisa in due gruppi che si alterneranno in presenza e a distanza. Mentre il professore fa lezione in aula una metà della classe assiste dal vivo e l’altra metà resta a casa. Da remoto si può seguire online, con lezioni sincrone tramite una web-cam in classe, o può raccogliere il materiale dalla piattaforma di e-learning e andare avanti con il programma. I due gruppi potrebbero alternarsi in questo modo di settimana in settimana per assicurare a tutti il contatto diretto con l’istituzione scolastica e superare così il periodo di emergenza in corso.  In classe con la mascherina, su turni e ognuno seduto da solo al suo banco; si dovrebbe entrare a scuola rigorosamente dopo essersi lavati le mani con un igienizzante a disposizione di tutti all’ ingresso. IL governo dovrà farsi carico anche di formare ed informare dei rischi legati alla pandemia tutto il personale docente e non docente in modo tale da formare ed informare, a sua volta, l’intero corpo studentesco.

La parola d’ordine- conclude il Comitato- è sempre la stessa: distanziamento”.

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