Una partecipazione di pubblico ben oltre la capienza della sala quella che ha fatto da cornice, lo scorso mercoledì 10 maggio, alla Tavola Rotonda organizzata dalle Acli di Siracusa al centro convegni della Basilica Santuario Madonna delle Lacrime e avente per tema “Siracusa, città di frontiera o dell’accoglienza?” Il saluto dell’Arcivescovo di Siracusa, S. E. Monsignor Salvatore Pappalardo, ha suggellato ancora una volta il profondo messaggio già lanciato in occasione del discorso per Santa Lucia delle Quaglie: per professarsi veri cristiani, non ci si può tirare indietro dai propri doveri, inclusi quelli dell’accoglienza verso i nostri fratelli. Alla presenza del presidente delle Acli nazionale, Roberto Rossini, introdotti dal presidente provinciale Salvatore Maccarrone e moderati da quello regionale Stefano Parisi, tutti i relatori hanno portato alla discussione nuovi spunti e contributi sempre costruttivi, figli di un’esperienza e di una preparazione maturata direttamente “sul campo”. E’ il caso ad esempio di Ramzi Harrabi, artista e immigrato ormai di seconda generazione, perfettamente integrato nel tessuto sociale della città ma che nel suo intervento ha fatto notare l’assenza in sala – e in generale in tutti gli eventi simili – proprio degli immigrati “storici”, quelli cioè che non sono mai interessati da nessun tipo di progettazione d’emergenza perché vivono grazie al loro lavoro e per questo vengono, colpevolmente, dimenticati. Il nodo cruciale della comunicazione per tematiche così delicate è stato approfondito dal giornalista Pippo Cascio che ha sottolineato come sia necessario, proprio attraverso una buona comunicazione, rilanciare l’immagine del volontariato sano di cui l’Italia non può comunque fare a meno; sull’importanza delle parole e della grammatica quando si parla di immigrazione è intervenuto anche Antonio Russo, consigliere di presidenza nazionale ACLI e responsabile welfare e Politiche Sociali, che ha ricordato su questo tema l’introduzione della carta deontologica di Roma sui diritti dei migranti, puntualizzando inoltre come il salvataggio delle vite umane non possa mai essere considerato atto illegale. Russo ha poi fatto notare come le attuali normative sulla cittadinanza siano ormai obsolete, di fronte alla seconda o alla terza generazione di migranti che spesso non conoscono nemmeno il loro Paese d’origine; una questione che la politica ancora non riesce ad affrontare come si deve. Ed è appunto inevitabile quando si parla di immigrazione e leggi che la regolamentano non citare la politica e la sua enorme responsabilità: è toccato a Giovanni Cafeo, responsabile per il PD Sicilia di tematiche sensibili come lavoro, welfare, immigrazione e integrazione, tracciare lo schema base su cui si basa l’errore di approccio della politica, fermo a schemi di trent’anni fa, fissi e immutabili, di fronte a problemi nuovi e in continuo cambiamento. Per Cafeo manca la progettualità a lungo termine della classe dirigente, impegnata a concentrarsi quasi esclusivamente sulla risoluzione delle emergenze presenti piuttosto che programmare interventi strutturali per il futuro. Prima della chiusura dei lavori, Antonio Annino, esperto di Servizio Civile Universale per la Pubblica Amministrazione ha ricordato le nuove opportunità nate dall’introduzione del Servizio Civile Universale grazie al primo decreto attuativo della Riforma del Terzo Settore, uno strumento in grado di valorizzare il volontariato partendo dai bisogni e dalle necessità per poi trasformarle in progetti operativi. Ha chiuso i lavori il presidente nazionale delle Acli Roberto Rossini che, analizzando i dati delle morti nel Mediterraneo, ha fatto notare come accettare con passività quelle giovani vite spezzate si traduca nell’accettare una cultura di morte. Alla politica spetta il compito, ha concluso il presidente Rossini, di lavorare per eliminare questa differenza di valore data alle vite umane, mettendo a disposizione strumenti concreti di supporto e sostegno dei più deboli. Navigazione articoli Chiesa del collegio, sbloccato l’iter per l’avvio dei lavori “Delfini Guardiani del Mare”, la carica dei 400