E’ appena partito l’esposto cautelativo della Cgil rivolto alla Procura di Siracusa in merito alla gestione dell’emergenza Coronavirus nell’ospedale Umberto I. Il segretario generale provinciale, Roberto Alosi, ha rappresentato alla magistratura “la gravissima situazione venutasi a creare al Pronto Soccorso di Siracusa e al nosocomio Umberto I e del grave rischio a cui sono esposti i cittadini e tutti gli operatori sanitari”.  E a supporto nel documento di denuncia, sono indicati 32 operatori sanitari del Pronto soccorso, pronti a essere ascoltati dai magistrati sulle gravi carenze nel metodo adottato nel sistema anticontagio.

Ma già il 16 marzo scorso la Cgil si era rivolta al prefetto e a tutte le autorità competenti – anche a seguito di alcuni decessi – in relazione all’organizzazione e alla sistemazione  del Pronto Soccorso dell’Umberto I proprio in merito all’emergenza Covid 19. 

“Il motivo più drammatico -dichiara Alosi – è la situazione esistente al Pronto Soccorso che concretamente rischia di essere un focolaio incontrollato e incontrollabile di contagio per gli operatori sanitari e per tutta la collettività. I presidi medici di protezione individuale sono pochi e centellinati; l’ambulanza del 118, chiamata per ogni caso sospetto di Covid 19, è una sola e per ogni intervento notturno viene sottoposta a sanificazione da un’unica squadra di operatori autorizzati che è impegnata contemporaneamente  su tre province, Catania, Siracusa e Ragusa, determinando di fatto il fermo dell’ambulanza anche per diverse ore. In tema di sanificazione quella che viene effettuata nei locali del pronto soccorso e assolutamente inadeguata”.

C’è dell’altro però a giudizio di Alosi, che denuncia come “ai fini del diffondersi del contagio la cosa più grave è il fatto che non esiste una separazione netta tra i pazienti che si recano al Pronto Soccorso per varie cause e quelli per sospetto contagio in attesa di diagnosi.  E’ stata sollecitata più volte, nelle settimane scorse, – aggiunge – la necessità di separare immediatamente gli ingressi al Pronto Soccorso, i passaggi e le aree  di attesa, individuando immediatamente le soluzioni di emergenza.  

“Tali gravi discrepanze, in relazione al pericolo per la salute degli operatori sanitari e dei cittadini, sono state più volte segnalate, ma invano, alla Direzione Generale dell’Asp. In tal senso è gravissimo che ancora fino ad oggi i pazienti sospettati di Covid 19 che si recano in ospedale, vengano inizialmente accolti in una tenda esterna attrezzata per un pre-triage specifico e subito dopo, però, siano trasferiti nei locali del Pronto Soccorso dove stazionano per ore in attesa di ricovero nei reparti di pneumalogia o di malattie infettive, in dispregio di qualunque protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto ed il contenimento della diffusione del contagio. Ma la situazione- prosegue Roberto Alosi – non è meno grave anche negli ospedali della provincia. Infatti, i presidi ospedalieri risultano ancora sprovvisti di aree di pre-terapia intensiva (aree facilmente realizzabili rispetto ad un vero e proprio reparto di terapia intensiva), che potrebbero essere dedicati esclusivamente all’emergenza in atto. L’ospedale di Augusta e quello di Noto sono stati eletti a Covid 19, ovvero area riservata per infetti Covid 19,  senza alcuna informazione preventiva al territorio che ha subito la restrizione e/o chiusura traumatica delle attività ospedaliere di cure ordinarie, gettando così nello scompiglio interi pezzi del nostro territorio. 

Tale situazione descritta, – aggiunge Alosi – che riguarda anche la mancanza di adeguata protezione che possa evitare il contagio per il personale sanitario e conseguentemente anche per i cittadini, ha avuto la manifestazione  nel fatto che ci sono già diversi operatori sanitari, medici e infermieri dell’ospedale Umberto I, positivi al Coronavirus, oggi ricoverati nel reparto di malattie infettive, nonostante la ben nota vicenda che ha già coinvolto nelle settimane scorse – conclude Alosi – finanche medici del reparto di Cardiologia”.

A conclusione la Cgil chiede alla Procura che vengano disposti opportuni accertamenti, valutando gli eventuali profili d’illiceità penali e, nel caso, individuare i possibili soggetti responsabili al fine di procedere nei loro confronti.

La Cgil infine rimarca di essere pronta a tenere conto di qualsiasi accorgimento anticontagio possa essere adottato – specie con la nuova task force e i due ispettori dell’assessorato regionale alla Sanità  – ma di mantenere salda la propria posizione di controllo sulla gestione dell’emergenza, come fatto finora.

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