Venerdì 28 gennaio gli infermieri di tutta Italia si fermeranno nel rispetto delle restrizioni Covid e dell’andamento pandemico. In Sicilia la manifestazione si terrà a Palermo alle ore 10:00 a Palazzo D’Orleans.

Lo sciopero nazionale è indetto dal sindacato Nursind che tutela gli interessi degli infermieri aderenti. Gli infermieri di tutta Italia si fermeranno per manifestare la loro rabbia e il loro malcontento per non aver ricevuto alcun riconoscimento, da parte delle istituzioni, per tutto quello che hanno fatto durante l’emergenza pandemica. “Da due anni – racconta il dirigente regionale, Giuseppe Savasta – noi infermieri ci troviamo in prima linea a combattere il Covid, facendo doppi turni, saltando riposi, subendo il blocco delle ferie, nella maggior parte dei casi costretti a lavorare in situazioni oltre il limite dell’immaginabile, con carenza di dispositivi di protezione individuale e con difficoltà organizzative senza precedenti. Si tratta di professionisti che sono stati sballottati da un reparto all’altro dal giorno alla notte senza alcun training formativo, che hanno accumulato ore ed ore di straordinario mai pagato, costretti a limitare il contatto con i propri familiari per periodi abbastanza lunghi, a cui il “Governo dei migliori” gli ha chiuso la porta in faccia, non riconoscendogli neanche quello che già normativamente ed economicamente era stato stanziato: l’indennità professionale specifica”.

Indennità Covid per infermieri, ausiliari specializzati, OTA e OSS /  Notizie / Novità / Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari - Azienda  Provinciale per i Servizi Sanitari

Prosegue: “Mentre tutto il mondo ha riconosciuto la professionalità degli infermieri italiani e la società civile ci ha manifestato la propria vicinanza, il governo italiano è stato bravo solo a dare pacche sulle spalle e scattare fotografie di rito: per esempio il ministro Brunetta, che nella sua esperienza politica ha sempre fatto della meritocrazia nella pubblica amministrazione un cavallo di battaglia, nel momento in cui poteva dar luogo a ciò che ha sempre sostenuto, ha pensato bene di tirarsi indietro non erogando sin da gennaio 2022 l’indennità professionale specifica agli infermieri, posticipandola al rinnovo del prossimo contratto nazionale. In Italia, secondo gli ultimi dati della FNOPI, mancano all’appello 60 mila infermieri, di cui 27mila a Nord, circa 13mila al Centro e 23.500 al Sud e nelle Isole. In Sicilia gli stessi dati ci indicano una carenza di 5.707 unità carenza dovute ad una progettazione organizzativa (la cosiddetta dotazione organica) che si basa su tetti di spesa troppo bassi per il calcolo e l’assunzione di personale infermieristico. Il risultato? Meno infermieri e meno assistenza ai cittadini!”.

Infermieri allo stremo esclusi dai bonus: “Ecco cosa serve fare subito”

Ancora oggi – aggiunge – l’infermiere italiano rimane ancora il meno pagato d’Europa. Alcuni esempi: in Francia da marzo 2021gli infermieri hanno percepito un aumento dello stipendio base di 183 euro, con un’ulteriore aggiunta pari a 100 euro per coloro che lavorano nelle terapie intensive. In Germania lo stipendio di un infermiere va dai 2.000 ai 2.800 euro netti al mese, mentre in Inghilterra lo stipendio base parte da 2.200 euro netti mensili; inoltre, proprio per l’impegno e l’abnegazione nel contrasto all’emergenza Covid, sempre in Inghilterra, è stato previsto un ulteriore aumento di 3.700 euro l’anno. In Italia invece la retribuzione di un infermiere si attesta intorno ai 1.690 euro netti mensili, gli stessi hanno riceveranno un bonus per la lotta al Covid di 75 euro lordi mensili, cifra che, appunto, vedranno in busta paga solo a contratto nazionale chiuso. A ciò aggiungiamo le aggressioni agli infermieri e agli operatori sanitari in generale che sono spesso l’esito delle disfunzioni del sistema, i quali non dipendono dall’operato del singolo, ma dipendono dalle risorse disponibili, dai limiti dell’organizzazione e dalle scelte gestionali. Al Governo, evidentemente, non interessa quello che gli infermieri stanno subendo e quanto sacrificio si chiede loro. Non si è visto nessun segnale di attenzione e vicinanza per gli sforzi fatti. Anzi, ci è stato negato anche il dovuto, cioè l’indennità di specificità. Uno schiaffo per chi ogni giorno sacrifica se stesso per salvare le vite degli altri e permettere al Paese di stare in piedi. Di fronte a questa sordità, vogliamo manifestare il nostro diritto ad essere trattati per quello che valiamo. Non tutte le professioni e non tutti i lavori sono uguali. Non chiediamo uguaglianza, ma equità. Non vogliamo creare disagio ai cittadini più di quello che già vivono. Lottiamo, prima che sia troppo tardi, – conclude – perché ci siano più infermieri e più motivati per poter garantire assistenza di qualità”.

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