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Per gli inquirenti il movente dell’omicidio di Peppe Lucifora, avvenuto in largo XI febbraio al quartiere Dente di Modica, il 10 novembre 2019, sarebbe passionale. Tra il cuoco di Modica e il carabiniere Davide Corallo, arrestato nella mattina del 15 giugno scorso, c’era una storia sentimentale ed è lì che va ricercata la chiave dell’atroce delitto avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 novembre dell’anno scorso. Corallo, iscritto nel registro degli indagati e messo sotto torchio per oltre 7 ore, aveva confermato la sua relazione con Lucifora, ma aveva anche riferito che l’ultimo suo ingresso nella casa di Largo 11 Febbraio risaliva al 24 ottobre. Ma non la pensano allo stesso modo gli investigatori che hanno effettuato analisi tecnico-scientifiche all’interno dell’abitazione della vittima, grazie al contributo dei RIS di Messina. Inoltre, è emerso che, molto probabilmente, c’era un legame sentimentale fra i due. Secondo gli inquirenti, infatti, il motivo della morte di Lucifora è da ricondurre ad un movente, verosimilmente passionale, visti i rapporti pregressi. Ma che cosa ha portato all’incriminazione del carabiniere che abita a Giarratana ma che era in servizio presso la stazione di Buccheri? Corallo ha dichiarato di aver visto Lucifora 17 giorni prima del suo decesso. In un arco temporale, dunque, abbastanza lontano rispetto alla morte del cuoco. In realtà, sarebbe stato l’ultimo ad averlo incontrato. Lo si è appurato, grazie alle tracce biologiche rinvenute nell’unico lavandino dell’unico bagno dell’abitazione.

E’ stato, infatti, chiesto al RIS se una traccia biologica potesse conservarsi per 17 giorni ma la risposta è stata negativa: nessuna traccia biologica, infatti, può conservarsi in un lavabo per così tanto tempo. Per gli inquirenti, dunque, sarebbe proprio Davide Corallo colui il quale avrebbe usato, per l’ultima volta, il bagno del povero Peppe Lucifora e, dunque,non poteva incontrarlo solo 17 giorni prima dell’omicidio. La traccia biologica ritrovata nello scarico del lavabo, su un asciugamani, sulla porta del bagno e in camera da letto, era risultata “mista”: ciò vuol dire che apparteneva al sangue della vittima e al contributo biologico di un altro uomo.

Tale traccia è stata confrontata con quella di altri 25 profili genetici, ed è risultata essere, secondo gli esami effettuati dal RIS, di Davide Corallo.

La presenza del carabiniere, inoltre, sarebbe stata riscontrata anche dai tabulati telefonici di Lucifora e dal fatto che molti testimoni ricordano di aver visto Corallo frequentare la casa del cuoco, anche durante i giorni antecedenti alla morte.

Stamattina, intanto, i legali del carabiniere arrestato, Piter Tomasello del Foro di Ragusa e Orazio Lo Giudice del Foro di Caltagirone si sono recati al carcere di Caltagirone dove Corallo è ristretto (per le normali procedure di prevenzione Covid 19). «È sereno e fiducioso» ha commentato l’avvocato Tomasello.

«Non siamo a conoscenza di nulla – aggiunge l’avvocato Lo Giudice – dal momento che non ci sono stati ancora notificati gli atti». Non è stata fissata la data dell’interrogatorio di garanzia dopo il provvedimento di arresto firmato dal gip Eleonora Schininà su richiesta del pm Francesco Riccio.


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