Tre assoluzioni e due rinvii a giudizio sono stati decisi in udienza preliminare a Pisa per la morte di Emanuele Scieri, il parà siracusano della Folgore, morto in circostanze ancora non chiarite alla caserma Gamerra di Pisa il 13 agosto 1999.

In rito abbreviato il gup Pietro Murano ha assolto dall’accusa di omicidio volontario aggravato il sottufficiale dell’Esercito Andrea Antico ‘per non avere commesso il fatto’, e gli ex ufficiali della Folgore imputati di favoreggiamento, Enrico Celentano e Salvatore Romondia, ‘perché il fatto non sussiste’.

Rinviati, invece, a giudizio i due ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara, entrambi accusati di omicidio volontario in concorso. Il processo, con rito ordinario, inizierà ad aprile 2022 davanti alla corte di assise di Pisa. La procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per Panella e Zabara e le condanne degli altri imputati che avevano scelto il rito abbreviato. “Aspettiamo di leggere con attenzione e interesse – ha detto il procuratore della Repubblica Alessandro Crini – le motivazioni di questa sentenza e alla fine valuteremo se e come procedere con il ricorso”.

In questi anni la famiglia di «Lele», come lo chiamavano gli amici, si è sempre battuta per chiedere giustizia: all’epoca il caso venne archiviato come suicidio. Poi la svolta nel 2019 con un arresto e due indagati con l’accusa di omicidio volontario in concorso. A Cuneo, dove si era trasferito, il papà Corrado, siciliano, era funzionario delle Dogane (è morto anni fa) mentre le mamma Isabella, ora in pensione, insegnava Lettere. Nella città piemontese è nato anche Francesco, fratello di Lele, e vive ancora una parte della famiglia del militare: due zii e due cugini.


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“Siamo delusi della sentenza di oggi, anche se continueremo a batterci per scrivere la verità sulla morte di Emanuele”, ha detto Francesco Scieri, fratello di Emanuele, dopo la sentenza del giudice di Pisa. “Il pronunciamento del gup – ha aggiunto – sembra smontare anche le conclusioni della commissione parlamentare sul ruolo del presunto favoreggiamento dei due ufficiali. Ma resto convinto che loro, in questa vicenda, un ruolo lo abbiano avuto e, anzi, è inimmaginabile che non ce lo abbiano avuto. Ma ciò che fa più male è che i tre imputati per un fatto così grave” come l’uccisione del fratello “possano farla franca”. La sentenza, ha commentato Carlo Garozzo, presidente dell’associazione Giustizia per Lele, fondata dagli amici di Scieri, “ci lascia l’amaro in bocca ma siamo abituati agli schiaffi e le nostre guance sono rosse da anni per i colpi presi”. Però “oggi un tribunale finalmente suggella almeno un fatto incontrovertibile: Emanuele non era un suicida ma qualcuno lo ha ammazzato”. 

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