Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa di Salvo La Delfa e Giusi Nanè, co-portavoce “Europa Verde Siracusa” “Se per l’Italia la decarbonizzazione e la transizione ecologica richiesta dal Green Deal europeo è una sfidaimpegnativa, per la provincia di Siracusa è una sfida complessa ed imponente, considerata lapluridecennale stasi e disattenzione percepita in ambito industriale nei confronti di una svolta verde e diuna green economy la cui urgenza si palesava già anni addietro. Non si scorgono progetti ambiziosi da poteressere inseriti nel testo del PNRR per il successivo finanziamento dall’UE e la realizzazione nei prossimicinque anni e mezzo. Molte le iniziative che vanno nella direzione opposta, i proclami, gli attestati diapprezzamento, le congratulazioni da parte di politici su cose che non esistono, di incontri in cui il“greenwashing” ha capeggiato, di riunioni in cui le parole clima, ambiente, Natura, ecologia, transizioneecologica, decarbonizzazione sono state utilizzate fuori luogo con un significato fuorviante e mendace.La proposta “verde” che le aziende del petrolchimico hanno messo sul piatto riguarda la collaborazione diSasol e Sonatrach con il politecnico di Torino per lo studio di fattibilità di un impianto CCSU (CarbonCapture, Storage and Utilization) che è stata presentata come la panacea e la soluzione a tutti i problemiambientali. Peccato che si tratta solo di un progetto di ricerca di riconversione del carbonio in altrocarbonio, di chimica grigia, che non può essere finanziato dai fondi del PNRR ma che potrebbe solo esserefinanziato, come tanti altri progetti universitari di ricerca, da altri fondi. Oltre allo studio del CCSU laprovincia di Siracusa intenderebbe contribuire (!) alla riduzione dei gas climalteranti e alla sostenibilitàambientale con il progetto dei serbatoi di Gas Naturale Liquefatto (GNL) nel pontile consortile di PuntaCugno, nella rada di Augusta, incurante dell’alto rischio e di un ulteriore elemento di pericolo che tutto ciòcomporterebbe. L’utilizzo del metano (pur liquefatto) come combustibile per la mobilità pesante (camion,autobus, navi) non è preso in considerazione nella visione strategica della mobilità sostenibile e delladecarbonizzazione, mentre è ormai chiaro che camion, navi e autobus si doteranno di celle a combustibili esi muoveranno attraverso il vettore energetico dell’idrogeno verde. A che giova investire su una tecnologia,su impianti ambientalmente impattanti e che a breve diventeranno obsoleti?Ci si attendeva, come altrove sta avvenendo, una seria, sostenibile, ecocentrica, svolta green della filieraenergetica. E’ necessario, quindi, discutere senza preconcetti, con un linguaggio e una tassonomiaambientale diversi rispetto a quello che si sono utilizzati finora senza arroccarsi su posizioni conservative,protezionistiche e di chiusura, formulando progetti sostenibili, innovativi, rispettosi dell’ambiente e,soprattutto, della comunità. Un impegno serio, corale, abnegato, con proposte e progetti da parte delterritorio che vadano nella direzione giusta, che abbraccino la green economy.Un ruolo fondamentale deve essere svolto dalla politica e, soprattutto, da chi in questo momentorappresenta il territorio a tutti i livelli. Politica e politici che sono abbastanza latitanti ed incapaci di svolgereil ruolo di guida al cambiamento. Spetta loro attivarsi seriamente nel solco di quanto l’Europa ci chiede,salvaguardando l’occupazione territoriale. La coperta è corta, il varco è stretto ma bisogna operare conaccortezza per evitare conseguenze ancora più nefaste.Si deve organizzare bene la transizione occupazionale che accompagna la transizione ecologica, ancheattraverso il riconoscimento al nostro petrolchimico dello status di crisi industriale complessa, in manierache nessun dipendente rimanga senza lavoro, anzi bisogna mirare ad un aumento dei livelli occupazionali,obiettivo che sicuramente si può raggiungere con l’economia verde.Il PNRR, anziché finanziare per il nostro territorio progetti di dubbia matrice ambientalista, deveincentivare l’economia circolare, le fonti rinnovabili, l’elettrificazione, l’idrogeno verde, le batterie al litio, lefuel cell e, ancora, la mobilità sostenibile, la biodiversità, la rigenerazione urbana, la riduzione del rischioidrogeologico, dello spreco di acqua potabile e del consumo di suolo, e tanto altro. I fondi del PNRR e tuttigli altri fondi europei e nazionali devono essere indirizzati in questi settori. Le agevolazioni per le Zone Economiche Speciali (ZES) devono essere utilizzate per attrarre investimentigreen, per incentivare i progetti industriali veramente ecosostenibili e non per agevolare gli investimentiecologicamente insostenibili (che usufruiscono già dei SAD, i sussidi ambientalmente dannosi). E’deprecabile “fossilizzarsi” nel fossile e nei combustibili fossili.Si deve avviare una transizione occupazionale che non deve impaurire. Il management e i lavoratori delnostro petrolchimico hanno acquisito in questi anni abilità, conoscenze, competenze, know how tecnico ditipo chimico e ingegneristico, gestionale, organizzativo di alto livello che permetterà loro, con le facilitazioninecessarie e richieste, di inserirsi velocemente nella nuova economia.In questa riconversione industriale, in questa transizione energetica, sarebbe stato utile poter disporre nelnostro territorio di un centro di ricerca, un centro studio, un centro di sviluppo delle scienze di base etecnologico che avrebbe potuto fungere da catalizzatore per la formulazione di proposte e risposteinnovative e sostenibili. Il polo industriale del petrolchimico non è riuscito in questi tanti decenni della suapresenza ad avere una visione del futuro e ad investire culturalmente su di esso. Ma c’è ancora tempo e leaziende potrebbero muoversi, se solo lo desiderano, in questo senso calamitando a Siracusa esperti escienziati di valore”. 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