Dopo il primo Consiglio dei ministri emergono già quali sono le intenzioni del governo su alcuni punti centrali della politica che il centrodestra metterà in campo. Lo si è visto con i primi annunci sulle infrastrutture e in particolare sul Ponte sullo Stretto ad opera di Matteo Salvini. Il neo ministro, che ha la delega alle Infrastrutture e il ruolo di vicepresidente del Consiglio, sta approfondendo i dossier sulle oltre 100 opere pubbliche rilevanti e commissariate in tutta Italia. Si tratta di un investimento complessivo superiore ai 100 miliardi di euro.

Salvini e l’obiettivo di sbloccare i cantieri

“Ci sono migliaia di cantieri fermi in questo momento in Italia, eterni lavori, ponti e viadotti da sistemare, 102 opere pubbliche commissariate da anni.  Sbloccare i cantieri significa dare sicurezza e creare lavoro“.

Salvini non ha nascosto le sue intenzioni. “Il ponte sullo Stretto è tra i miei obiettivi. Se dopo 50 anni faremo partire il cantiere e i lavori sarà un grande passo avanti per l’ingegneria nel mondo”.

Salvini: il Ponte sullo Stretto costa più non farlo che farlo

Già prima della nomina a ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini aveva preannunciato quale sarebbe stata l’azione del governo di centrodestra. “Sul Ponte sullo Stretto ci sono stati troppi anni di chiacchiere, devono partire i lavori perché non è solo l’unire la Sicilia e la Calabria: è lavoro, sviluppo e tutela dell’ambiente, con la pulizia del mare e unire l’Italia all’Europa. Costa più non farlo, che farlo. Con l’Europa che, una volta tanto, ci metterebbe la metà dei soldi che servono“.

Ponte sullo Stretto, opposizione già all’attacco

Se le intenzioni del governo sul ponte sullo Stretto sono chiare, dall’opposizione arrivano i primi attacchi. Ad intervenire è la deputata M5S Vittoria Baldino, a margine di una manifestazione politica tenutasi a Corigliano Rossano. “Il ponte sullo Stretto, in questo momento sicuramente non è una priorità né per la Calabria né per la Sicilia. Abbiamo bisogno di treni, di ferrovie, di aeroporti che funzionano”.

Governo Meloni, prime conferme sul reddito di cittadinanza

Altre indicazioni, poi, arrivano sul reddito di cittadinanza. La misura, dalle prime dichiarazioni, non verrà abolita. Resterà in vigore, ma molto probabilmente sarà revisionata. Ad esprimersi per prima sul reddito di cittadinanza dopo il primo Cdm è il ministro della Disabilità, Alessandra Locatelli.

Come ha precisato dopo l’insediamento del nuovo governo, l’esecutivo interverrà sul reddito di cittadinanza. Ma “non per toglierlo a chi è in difficoltà, ma per modificare una norma che così com’è non va bene. La misura di sostegno del reddito e l’incrocio con il mondo del lavoro non ha dato i frutti previsti. Ma ovviamente andranno tenute in grande considerazione le persone con disabilità e le famiglie in difficoltà”. Il ministro ha fatto proprio l’esempio dei disabili per i quali è fondamentale “la qualità della vita. Ma anche la partecipazione alla vita sociale e della comunità, la piena cittadinanza e poter avere percorsi formativi e lavorativi seri, adeguando anche la nota legge 68”.

Altri segnali su quello che sarà il reddito di cittadinanza erano arrivati poco prima del voto da Paolo Zangrillo che ha preso il testimone di Renato Brunetta alla Pubblica amministrazione.

“Bisogna cambiare paradigma e approccio culturale verso i giovani e – ha dichiarato il neo ministro – non possiamo passare loro il messaggio che si può vivere di assistenzialismo. Bisogna garantire opportunità per tutti, i giovani possono giocarsi energie e talenti, la vita si costruisce col sacrificio e la voglia di mettersi in gioco”. Basta quindi con la logica “di dare i soldi ai giovani, bisogna dargli opportunità e fare provvedimenti che aiutino i giovani ad approcciarsi al mondo del lavoro”.

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