“Non si può chiedere ai lavoratori se hanno eseguito il vaccino contro il Covid”. Il Garante per la protezione dei dati personali ha chiesto chiarimenti ma non solo, ha anche invitato la regione Sicilia a sospendere le misure previste dalla nuova ordinanza del presidente della regione Musumeci sul green pass. Il Garante ha inviato alla Regione Siciliana “una richiesta di informazioni in merito alle nuove modalità per l’accesso degli utenti agli uffici pubblici e agli edifici aperti al pubblico”, modalità introdotte dall’ordinanza del presidente della Regione del 13 agosto 2021, numero 84, nell’ambito delle misure di contrasto della pandemia da Covid-19. Lo rende noto il Garante, sottolineando così il punto in questione: “L’ordinanza prevede che le persone sprovviste della certificazione verde non possono accedere agli uffici pubblici e agli edifici aperti al pubblico e possono usufruire dei servizi, anche di quelli resi da privati preposti all’esercizio di attività amministrative, esclusivamente in via telematica, o comunque da remoto”. “Le misure di sanità pubblica che implichino il trattamento di dati personali – ricorda l’Autorità – ricadono nelle materie assoggettate alla riserva di legge statale e, pertanto, non possono essere introdotte con un’ordinanza regionale, ma solo attraverso una disposizione di rango primario, previo parere del Garante”. “Non risulta, inoltre – aggiunge il Garante – che i più recenti interventi normativi in tema di certificazioni verdi abbiano imposto l’esibizione di tali documenti per l’accesso dell’utenza agli uffici pubblici o similari, per cui il loro utilizzo per finalità ulteriori e con modalità difformi rispetto a quanto previsto dalla legge statale creerebbe una evidente disparità di trattamento a livello territoriale”. Il Garante privacy quindi, “oltre a chiedere chiarimenti ha invitato la Regione – già destinataria di un’avvertimento’ sui trattamenti di dati personali relativi allo stato vaccinale dei dipendenti pubblici – a sospendere l’efficacia di tali misure nell`ipotesi in cui siano già state messe in atto, circoscrivendo l’uso delle certificazioni verdi ai soli casi individuati dalle disposizioni di legge statali”. Netta la replica di Musumeci. “Mentre – si legge in una nota – sulle colonne del Corsera un autorevole giuslavorista come il professor Ichino rivendica l’esistenza di norme nazionali che possono determinare perfino il licenziamento dei lavoratori, misura francamente sproporzionata, il Garante per la protezione dei dati personali si preoccupa di possibili, quanto inesistenti, lesioni alla privacy derivanti dall’invito alla vaccinazione dei datori di lavoro ai loro dipendenti. Si tratta di un atto giuridicamente non condivisibile, da parte di chi, evidentemente, non si rende conto di cosa sia una pandemia e come meriti protezione una Regione che non può permettersi nuove chiusure, senza mettere definitivamente a rischio l’economia e, quindi, il lavoro di migliaia di persone e la salute pubblica”. Musumeci sottolinea poi che “Lo stesso professor Ichino evidenzia come non serva una norma nazionale per agire sui lavoratori, perché esiste già l’articolo 2087 del Codice civile che, in combinato disposto con gli articoli 15 e 20 del decreto legislativo 81/2008 (Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro), affida proprio ai datori di lavoro il compito di “adottare tutte le misure consigliate dalla scienza, dalla tecnica e dall’esperienza idonee a ridurre al minimo, se non azzerare, ogni rischio per la sicurezza e il benessere fisico e psichico del lavoratore”. “Peraltro, proprio nei giorni in cui da Roma vengono chieste informazioni ben più penetranti sul mondo della scuola e in procinto di emanazione del nuovo decreto annunciato dal Governo nazionale – conclude Musumeci – le preoccupazioni avanzate sono infondate e del tutto apodittiche”. Navigazione articoli Avola. La città intera abbraccia il suo campione olimpionico, Luigi Busà Covid, accordo scuola. Ministero: “Niente tampone gratis ai no vax”