Il Green pass diventa obbligatorio per tutti i lavoratori, del pubblico e del privato, ma anche per colf, badanti e baby sitter. Certificato verde esteso anche alle partita Iva e a chi presta occasionalmente un servizio, come l’elettricista o l’idraulico. A tutti questi lavoratori non sarà più soltanto richiesto di indossare la mascherina, ma – a partire dal 15 ottobre, dunque hanno appena un mese di tempo per adeguarsi – dovranno mostrare il green pass. Lo stesso vale per deputati e senatori. Passa da qui l’ultima accelerazione del governo Draghi per spingere una campagna vaccinale giunta all’ultimo miglio. Ma è il miglio più complicato da coprire, perché c’è da convincere lo zoccolo duro, non solo i no-vax ma anche i più timorosi, quelli che temono il vaccino più del Covid. Un decreto “necessario per continuare ad aprire il Paese”, lha detto il premier Mario Draghi accompagnando il via libera alle misure dal Consiglio dei ministri. Dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre, quando è prevista la scadenza dello stato d’emergenza, il Green pass diventa obbligatorio in tutti i luoghi di lavoro e andrà ad incidere direttamente sulla vita di 23 milioni di italiani, di cui 14 milioni e 700mila impiegati nel settore privato. Il nuovo decreto, in tutto 9 articoli nell’ultima bozza, introduce l’obbligo per tutti i dipendenti pubblici: “personale delle amministrazioni pubbliche, delle autorità amministrative indipendenti, compresa la Consob e la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, della Banca d’Italia, nonché degli enti pubblici economici e degli organi di rilievo costituzionale” nonché tutti i ” titolari di cariche elettive o di cariche istituzionali di vertice”. E anche a tutti quei soggetti che, “a qualsiasi titolo” svolgono la propria attività lavorativa in un’amministrazione pubblica, anche se con contratti esterni. La norma vale anche per gli organi costituzionali – Presidenza della Repubblica, Camera, Senato, Corte Costituzionale – ma spetterà a loro definire in che modo applicarlo. Stesso discorso per il settore privato: “chiunque svolge un’attività lavorativa” per accedere al luogo di lavoro è obbligato a “possedere e esibire la certificazione”. Il decreto introduce anche una norma ad hoc per l’accesso a tribunali e uffici giudiziari: il green pass dovranno averlo i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari e onorari, gli avvocati e i procuratori dello Stato e i componenti delle commissioni tributarie. La norma non varrà però per i legali: le disposizioni, dice il decreto, “non si applicano agli avvocati e altri difensori, consulenti, periti e altri ausiliari del magistrato estranei all’amministrazione della giustizia, testimoni e parti del processo”. Un avvocato potrà, dunque, andare in tribunale senza avere il certificato ma, ad esempio, dovrà mostrarlo per entrare in uno studio legale. Sia nel pubblico sia nel privato, non dovranno esibire il Green pass tutti coloro che sono esentati dalla campagna vaccinale: i lavoratori che per ragioni di salute non possano essere vaccinati. Per chi non ha il pass è prevista una serie di sanzioni: nel pubblico, dopo 5 giorni di assenza ingiustificata, scatterà la sospensione del rapporto di lavoro e dunque dello stipendio mentre nel privato la sospensione sarà immediata. In ogni caso, precisa il decreto, “senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro”. Per i datori di lavoro che non effettuano i controlli sono previste inoltre sanzioni da 400 a mille euro, mentre dipendenti pubblici, privati e autonomi che verranno sorpresi in un luogo di lavoro senza il pass rischiano una sanzione da 600 a 1.500 euro. E sanzioni sono previste anche per i magistrati ordinari: l’accesso senza il pass è considerato “illecito disciplinare” ed è sanzionato in base alla normativa di riferimento. Il governo ha previsto che a verificare se i lavoratori sono in possesso del Green pass, sia nel pubblico che nel privato, dovranno essere i datori di lavoro ai quali spetta inoltre il compito di definire, entro il 15 ottobre, le “modalità operative per l’organizzazione delle verifiche”, che potranno essere anche a campione. Ci dovrà essere un responsabile incaricato degli accertamenti che, in via prioritaria, dovranno essere eseguiti al momento dell’accesso. La validità del green pass potrà essere verificata, nel privato, con la app VerifiCa19′ mentre nel pubblico il premier, su proposta dei ministri per la pubblica amministrazione e della salute, potrà definire delle linee guida per la omogenea definizione delle modalità organizzative. Tamponi a prezzo calmierato per tutti nelle farmacie che hanno aderito al protocollo d’intesa. Nella bozza è prevista per le farmacie che non rispettano i prezzi una sanzione da mille a 10mila euro e il prefetto potrà disporre anche la chiusura dell’attività per 5 giorni. Per non penalizzare chi non può vaccinarsi, il decreto prevede tamponi gratis per chi non si può vaccinare, mentre il costo sarà di 8 euro per i minori e 15 euro per tutti gli altri. Per quanto riguarda i tamponi, con un emendamento al decreto green pass bis, è stata inoltre estesa la validità dell’esito dei molecolari a 72 ore mentre quella degli antigenici continuerà ad essere 48 ore. C’è da sciogliere, poi, il nodo smart working. C’è il rischio, infatti, che il telelavoro diventi una scorciatoia per aggirare l’obbligo vaccinale per i lavoratori. Secondo quanto filtra da fonti di Governo, il Green pass, infatti, potrebbe essere non richiesto se per esigenze di ufficio il datore di lavoro chiede al dipendente di lavorare in smart working, “ma – viene sottolineato – l’assenza del certificato non può dare in automatico diritto al lavoro da remoto“. Se, però, l’azienda richiede la presenza del lavoratore in sede, scattano le regole previste dal nuovo decreto per i lavoratori sprovvisti di green pass: sospensione o aspettativa. Intanto è braccio di ferro tra il ministro Dario Franceschini che ha chiesto di “eliminare da subito i limiti di capienza per cinema e teatri”, dal momento che si entra col Green pass. Netta la presa di posizione del ministro della Salute Roberto Speranza secondo cui non si può procedere prima di aver visto come andranno i contagi a fine mese, quando si vedrà l’impatto della riapertura delle scuole. Draghi ha sposato la linea di Speranza ed entro il 30 settembre sarà il Cts a pronunciarsi sul distanziamento in tutti i luoghi chiusi, poi il governo valuterà se cambiare le regole, per gli eventi – l’orientamento appare favorevole – ma eventualmente anche nelle fabbriche. Giorgetti ottiene che si valuti anche la riapertura delle discoteche (cavallo di battaglia leghista). Navigazione articoli Siracusa. Manifestazione medici contro violenza in corsia Previsioni meteo, arriva l’autunno con cicloni carichi di piogge: ecco dove