“Solidarietà, vicinanza e piena disponibilità ai colleghi medici, agli infermieri alle istituzioni sanitarie e ai cittadini che in questo momento stanno contrastando questa epocale emergenza. Le abbiamo comunicate già all’inizio di questa battaglia, convocando tutti i medici di famiglia per confrontarci e attuare strategie atte a tutelare per primo gli addetti ai lavori e di conseguenza la salute collettiva, lo ribadiamo oggi, quando la fiducia reciproca necessita di essere ulteriormente rafforzata. A scrivere sono il presidente e il Consiglio direttivo dell’Ordine dei Medici di Siracusa. “Occorre evitare in questo frangente – sottolineano il presidente, Anselmo Madeddu, e i consiglieri sottoscrittori della nota – di alimentare ulteriori polemiche e lavorare uniti per il bene comune. Medici, personale parasanitario, forze dell’ordine, protezione civile, associazioni di volontariato lavorano, ormai da oltre un mese, per stare a fianco dei cittadini, offrire loro assistenza medica, sociale e anche morale, con l’unico scopo di uscire quanto prima da questa situazione, che coinvolge tutto il mondo”. “Si continui- prosegue l’Ordine- a lavorare tutti e uniti per il bene comune. Appena tre mesi fa, nessuno in questo pianeta sapeva cosa fosse il SARS-CoV-2. Un virus, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti, le cui caratteristiche però ovunque si stanno cominciando a conoscere soltanto ora, giorno dopo giorno. Si tratta di un evento sanitario inaspettato ed eccezionale. A questa contingenza è normale che nessuno fosse preparato, neanche nei modernissimi Stati Uniti. Non è esagerato, infatti, equiparare questa pandemia ad una vera e propria guerra, che deve vederci tutti in campo, gli uni per gli altri, e non gli uni contro gli altri. Purtroppo questo “mostro” sta mietendo milioni di malati e di morti in tutto il Mondo e non c’è da stupirsi che questo accada, malgrado ogni sforzo in trincea, anche a Siracusa. Poi, se emergeranno responsabilità penali nei singoli casi, ci penserà la Magistratura ad appurarlo, il nostro compito rimane, sempre e comunque, quello di provare a salvare quante più vite possibili. Nonostante il nostro impegno, però, non abbiamo ancora la capacità di rendere immune dagli effetti devastanti di questo virus nemmeno Siracusa. Anche nella nostra realtà, dunque, così come nel resto d’Italia, ci siamo trovati impreparati a contrastare un nemico invisibile di cui poco o niente si conosceva. I medici che lavorano nelle strutture di ricovero ed anche sul territorio, vista l’eccezionalità degli eventi e le carenze strutturali ataviche ereditate, si sono trovati all’inizio in trincea con numerosi problemi. Anche regioni all’avanguardia da un punto di vista sanitario si sono viste scoppiare in mano il problema con una enorme quantità di persone infette e decedute sia tra i sanitari che tra i cittadini. Dopo un primo momento di sbandamento è stato giusto organizzare, come è stato fatto, una cabina di regia che governi le situazioni di criticità sia all’interno degli ospedali sia sul territorio. La carenza strutturale cronica delle nostre strutture ospedaliere, che non potevano essere modificate immediatamente, ha fatto sì che si ritardasse, in modo non colpevole, nel raggiungimento di uno standard di sicurezza di accesso ad oggi ancora non del tutto risolta. I casi di contagi fra medici, operatori sanitai e degenti ci sono stati, senza dubbio, ma guardiamo anche a quello che è accaduto in Lombardia. Non è corretto, pertanto, che qualcuno, dall’alto del proprio ruolo abbia scaricato responsabilità a medici e infermieri. La carenza di adeguati presidi di protezione e l’esiguità del numero di tamponi da poter eseguire, entrambe criticità nazionali, le cui responsabilità partono da lontano e non certo da Siracusa, ha fatto il resto ed ha messo in crisi e spesso ha creato grossi problemi anche nella gestione dei pazienti con sospetta positività al Covid -19 sul territorio. Medici di medicina generale alle prese con casi sospetti si sono ritrovati senza la possibilità di poter visitare i pazienti per mancanza di presidi e una quantità di cittadini rimasti in quarantena oltre i termini per mancanza di tamponi. Per fortuna è stato chiarito dallo stesso assessore alla Salute che i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta devono essere forniti di DPI direttamente dal Servizio Sanitario Regionale, vista l’eccezionalità del momento. Ci si auspica che – proseguono i medici – da ora in avanti l’arrivo promesso di una quantità adeguata di dispositivi di protezione individuale e la possibilità di eseguire tamponi sia al personale sanitario, parasanitario ed ai cittadini che ne hanno bisogno permetta di riequilibrare una situazione che fino ad adesso ha registrato una certa difficoltà gestionale. Adeguamento degli ospedali a standard di sicurezza per operatori e pazienti, attivazione sul territorio delle USCA per una gestione efficace dei soggetti positivi non complicati al proprio domicilio con un supporto farmacologico adeguato, ci permetteranno di uscire da questa situazione emergenziale. A questo punto però – aggiungono – dovremo fare in modo di pensare al futuro: la famosa fase 2 e non dovremo farci trovare impreparati. Medici e personale parasanitario adeguatamente formati e protetti potranno così continuare a combattere a fianco dei cittadini, per sconfiggere questo male insidioso ed ancora oggi non completamente conosciuto. Tutto questo è e sarà il frutto di un lavoro oscuro e immane che gli operatori della Sanità stanno portando avanti in silenzio, con umiltà e abnegazione grazie – terminano ancora a medici, infermieri, dirigenti e istituzioni sanitarie, civili e militari, che tutti insieme si stanno prodigando senza risparmio in questa battaglia in cui l’unico nemico è la malattia e i beneficiari dell’impegno di noi tutti i cittadini”. Navigazione articoli PRIMO HOTEL SANITARIO PER COVID 19 AD AUGUSTA IL SECONDO, A SIRACUSA NELLA “CASA DEL PELLEGRINO” Fp Cisl chiede un confronto con Asp