Il parlamento regionale siciliano ha sospeso per tutta la legislatura gli adeguamenti Istat degli stipendi dei deputati. “Da quest’anno fino alla fine di questa legislatura – spiega all’AGI il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno – non sarà adeguato con alcuna indicizzazione lo stipendio dei deputati. Fino alla fine di questa legislatura non vi sarà alcun genere di adeguamento”.

L’aumento delle buste paga aveva suscitato lo scorso anno un’ondata di indignazione, attraverso la stampa e i social. “Non si può tornare indietro, creando contenziosi – sottolinea Galvagno – ma quanto deciso è a valere da oggi per il futuro: per questa legislatura gli stipendi rimarranno questi. La proposta è stata condivisa da tutti i gruppi, votata all’unanimità per alzata e seduta e senza alcuna contestazione”.

“E abbiamo voluto dare prova della serietà in un momento in cui non c’è quella pressione mediatica che vedemmo al tempo dell’adeguamento. È stato un gesto di responsabilità: avevamo detto che lo avremmo fatto nella prima manovra utile, ed è arrivato il collegato bis”.

A febbraio scorso i deputati regionali erano finiti nel ciclone delle polemiche: una nota tecnica al bilancio interno del Parlamento aveva messo nero su bianco che la spesa per le indennità dei deputati quest’anno era aumentata di 750 mila euro per via del caro vita. L’indicizzazione Istat per i parlamentari è contenuta nell’articolo 2 della legge regionale del 4 gennaio del 2014, con cui l’Ars ha recepito il decreto Monti sulla spending review.

Ma per otto anni quasi nessuno se n’è accorto, essendo l’inflazione sotto controllo e, dunque, con incrementi inconsistenti.

Col caro bollette di gas e luce che appesantiva i conti delle famiglie, la notizia degli 860 euro al mese in più per i deputati aveva creato tanto clamore. Alcuni deputati avevano scelto di dare in beneficenza il surplus Istat, altri avevano provato invano a rinunciarci senza esito, qualcuno invece li difendeva perché un diritto riconosciuto ai lavoratori.

A gettare altra legna sul fuoco era intervenuta la maggioranza trasversale che in aula, con voto segreto, il 10 febbraio scorso aveva respinto un emendamento alla legge di stabilità regionale col quale s’intendeva abrogare la norma del 2014.

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