Lo spettacolo “Itria” di Aurora Miriam Scala, che narra dell’eccidio di Avola del 1968, selezionato per il prestigioso Bando di Residenza della Fondazione Lombardi di Lugano. La giovane e talentuosa attrice e regista siciliana volerà in Svizzera per una settimana. Il debutto di “Itria” è in programma ad Avola il 26 febbraio.

Itria è una donna siciliana, felice, casalinga, madre di tre figli e moglie di Giuseppe “Peppuzzo” Scibilia rimasta ai margini della Storia fino a quel tragico 2 dicembre 1968 ad Avola quando il suo destino cambiò involontariamente direzione.
Dopo numerosi riconoscimenti ottenuti nel corso del 2022 nella versione di “corto teatrale”, lo spettacolo “Itria” di Aurora Miriam Scala (Produzione Compagnia Bottega del Pane e con il sostegno della Società Dante Alighieri – Cantone Svitto), è stato selezionato per partecipare al prestigioso Bando di Produzione e Residenza della Fondazione Claudia Lombardi per il Teatro di Lugano.
Itria è un intenso monologo che racconta una nota vicenda di lotta sindacale siciliana: l’eccidio di Avola.
Il 2 dicembre 1968 uno sciopero pacifico si trasforma in tragedia. Dopo 10 giorni di proteste e nessuna risposta da parte dei proprietari terrieri, i braccianti si decidono per il blocco stradale. Sulla statale 115 irrompe la celere che spara ad altezza d’uomo, ferendo molti presenti e uccidendone due.
Uno di loro è Giuseppe Scibilia, marito di Itria. La vicenda è interamente raccontata dal punto di vista di Itria, questa donna che ha lottato tutta la vita per ottenere verità e giustizia.

Dai fatti di Avola del dicembre 1968 iniziarono gli anni degli scioperi del movimento operaio in tutta la penisola e la regolamentazione del diritto del lavoro che portò il neo-ministro Brodolini a pensare lo Statuto dei lavoratori. Il 4 gennaio 1969 affermò:
“Se vogliamo che il sangue di lavoratori come Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona non abbia più a scorrere come conseguenza di conflitti di lavoro, dobbiamo allora garantire alla forza pubblica mezzi adeguati ma che non siano tali da provocare nocumento all’integrità fisica e alla vita delle persone. Questo episodio si iscrive nella storia tanto frequentemente punteggiata dalla tragedia e dal martirio, dalla lotta per il progresso dei lavoratori e della società. Ma noi dobbiamo fare in modo che tali sacrifici non debbano ripetersi”.
Itria Garfì sarà suo malgrado la protagonista di questo racconto che non ha nulla di eroico né eccezionale, ma che subisce la Storia e il suo corso travolgente anche se almeno per un’ora, nella magia che il teatro civile dona, possiamo avere l’illusione di essergli accanto, capirla e volerle restituire la verità che lei e i suoi figli non hanno mai avuto dallo Stato italiano. Lei è una moderna Vergine Maria, come si ripete spesso nel suo monologo interiore, che con il sangue versato di uno ha redento tutti gli altri aprendo la strada a una nuova e più intensa stagione di lotte politiche, sociali e sindacali.

Tra i premi ricevuti figurano:
Miglior drammaturgia italiana e Menzione speciale della stampa al Festival Internazionale di corti teatrali – Teatri Riflessi 2022 (CT)
Testo vincitore del Premio Letterario Teatro Aurelio di Roma – sezione drammaturgia teatrale
Primo premio al Festival Ethnos Generazioni – San Giorgio a Cremano (NA)
Primo premio al Doit Festival (RM) e premio giuria giovani Adriano Sgobba


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