“Legittime le preoccupazioni dei lavoratori del Petrolchimico di Siracusa ma la zona industriale deve trasformarsi da Hub dell’energia fossile a Polo dell’energia rinnovabile grazie alla Transizione energetica“. È quanto, sostanzialmente, affermano gli esponenti di primo piano di Legambiente Siracusa, Enzo Parisi e Paolo Tuttoilmondo, dopo la marcia di protesta a Siracusa dei lavoratori del Petrolchimico, preoccupati che lo stallo su Lukoil travolga, come un effetto domino, l’intero comparto, che, tra diretti ed indotto, impiega circa 8 mila persone.

“Le preoccupazioni dei lavoratori sono legittime – spiegano all’AGI, Parisi e Tuttoilmondo – così come la richiesta di garantire nell’immediato la prosecuzione dell’attività industriale. Manca, tuttavia, nel discorso pubblico la prospettiva della riconversione del polo industriale al modello energetico rinnovabile e più in generale della conversione ecologica delle attività industriali“.

Secondo Legambiente Siracusa, la Transizione energetica, con le sue risorse, potrebbe consentire il superamento del modello industriale fondato sulla raffinazione del petrolio, cuore pulsante del Polo siracusano. Nello specifico, gli ambientalisti individuano dove intervenire. “Si dovrebbe partire – spiegano i due esponenti di Legambiente Siracusa – dal censimento di tutte le aree abbandonate o dismesse della zona industriale da utilizzare per nuovi impianti da fonti rinnovabili e semplificazione delle procedure per realizzarli“.

Tra le energie rinnovabili caldeggiate da Legambiente c’è l’eolico. “Eolico offshore: un mare di energia. I campi eolici off-shore – spiegano i due di Legambiente – possono produrre grandi quantità di energia rinnovabile e pulita. I progetti presentati in Sicilia prevedono alte torri eoliche a diverse miglia dalla costa su piattaforme galleggianti. Abbiamo le maestranze altamente qualificate per costruirle nelle aree attrezzate di Punta Cugno e Marina di Melilli. Costruzione e gestione degli impianti, servizi marittimi, (rimorchiatori d’altura) per il trasposto, l’istallazione, la manutenzione e la vigilanza“.

Legambiente evidenzia un altro aspetto legato all’attuale gestione del Petrolchimico: lo sfruttamento delle falde acquifere da parte delle aziende. “Le industrie continuano a emungere da decenni dalla falda ingenti quantità di acqua, con conseguenze disastrose per il sistema idrico, in primo luogo l’insalinamento della falda. Tutto ciò a fronte dello spreco di 10 milioni di metri cubi di refluo depurato proveniente dall’impianto di Siracusa, che com’è noto, vengono scaricate all’interno del Porto Grande, con notevole impatto ambientale“. Per gli ambientalisti, la Regione siciliana “deve emanare provvedimenti che obblighino il riutilizzo di acque reflue depurate di Siracusa per finalità sia di irrigazione sia industriale“.

E con il depuratore Ias sotto sequestro, l’impianto che tratta i fanghi delle imprese della zona industriale, Legambiente spinge perché le aziende “si dotino di impianti di pretrattamento o adeguino gli esistenti secondo le migliori tecnologie in modo tale che i reflui da conferire siano conformi alla legge ed ai regolamenti e contratti d’utenza“.

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