Quando salvare vite umane in mare era considerato un punto d’onore

 Sulla vicenda della nave Diciotti della Guardia Costiera con a bordo i 190 migranti sono stati versati fiumi di inchiostro, ma forse in pochi conoscono come sono andate esattamente le cose.

Il primo soccorso al gommone con i 190 migranti a bordo – scrive GrNet.it, il sito web su Sicurezza e Difesa – non è stato effettuato dalla Diciotti, ma da due motovedette della Guardia Costiera classe 300. Di seguito indicheremo con esattezza come si sono svolti i fatti, tralasciando le ricostruzioni, a volte fantasiose, delle vicende occorse prima dell’intervento della Guardia Costiera italiana.

La centrale operativa della Guardia Costiera del Comando Generale si è attivata quando ha ricevuto notizia certa che un natante che incrociava a circa 20 miglia da Lampedusa si trovava in una condizione critica, imbarcava acqua e rischiava di affondare. Insomma, il “classico” evento SAR (Search and Rescue).

Il Comando Generale della Guardia Costiera ordina a due motovedette classe 300 di dirigere sul punto. Una volta raggiunti i naufraghi, i comandanti delle due motovedette fanno il punto della situazione. In particolare, uno dei due comandanti è un veterano: è il Maresciallo Roberto Mangione, Medaglia d’Oro al Valor di Marina; con oltre 50 missioni di soccorso in ogni condizione di tempo, mettendo anche a repentaglio la propria vita, ha salvato oltre 1.000 vite. Lui e il collega dell’altra motovedetta realizzano subito che i migranti su quel gommone sono davvero in condizioni critiche, e decidono di prenderli a bordo senza alcun indugio.

La nave Diciotti non era nemmeno in zona, in quel momento si trovava al largo di Pantelleria per una missione di vigilanza pesca. Visto il numero dei migranti soccorsi dalle due motovedette, a questo punto il Comando Generale della Guardia Costiera ordina alla Diciotti di interrompere la missione e di dirigere immediatamente verso Lampedusa, per prendere a bordo i migranti che in quel momento stanno navigando verso il porto sicuro più vicino, così come prevedono le norme internazionali: Lampedusa, appunto.

A questo punto la vicenda diventa addirittura grottesca. Mentre la Diciotti dirige verso il porto di Catania, viene interpellato il Viminale, il quale non ha mai fornito indicazioni ufficiali e scritte – com’è normale in questi casi – lasciando il comandante e l’equipaggio nell’incertezza.

Il resto è cronaca di queste giorni/ore: vengono prima fatti sbarcare i minorenni (ma non subito) e – notizia di poche ore fa – altri 16 migranti per problemi di salute (13 erano stati fatti sbarcare per cause mediche già a Lampedusa).

L’equipaggio della Diciotti – ci conferma una fonte autorevole della Guardia Costiera – è stanco: da giorni viene tenuto in assetto di navigazione anche se si trovano in porto; ai migranti rimasti a bordo va assicurata una permanenza “umana” e decente. E i nostri marinai, pur provati da questa vicenda assurda, sono sempre lì, a fare il proprio dovere.

Una sola considerazione: è desolante constatare che appena due anni fa, rischiare più volte la propria vita in mare per salvare quella altrui era considerato un punto d’onore, tanto da attribuire ad un Maresciallo della Guardia Costiera la Medaglia d’Oro al Valor di Marina; oggi quelle stesse persone sono vilipese e oltraggiate via social da una parte di italiani che – a quanto pare – hanno smarrito il senso dell’umanità

 

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