Il Procuratore capo di Pisa, Alessandro Crini, ha chiesto la condanna a 24 anni di reclusione per Alessandro Panella e a 21 anni per Luigi Zabara, commilitoni di Emanuele Scieri, il parà siracusano di 26 anni, trovato morto nella caserma Gamerra della città toscana, il 16 agosto 1999.

“Chi è stato?, ma soprattutto come è potuto accadere che Scieri sia stato riconsegnato alla famiglia cadavere solo dopo tre giorni dalla sua morte?“.

Parte da qui la requisitoria del procuratore capo Alessandro Crini, una delle ultime della sua carriera, a breve andrà in pensione, con cui ha chiesto la condanna dei due imputati.

Per quel tragico episodio ci sono a processo, appunto, i due ex commilitoni, Panella e Zabara, che si sono dichiarati innocenti.

Per laccusa, i due con un terzo militare, Andrea Antico (assolto in abbreviato in primo grado, è pendente l’appello ndr), avrebbero percosso Emanuele, facendolo cadere dalla torretta di asciugatura dei paracaduti, procurandogli così la morte e nascondendo il suo corpo, da qui la contestazione di omicidio volontario.

Il procuratore ricostruisce il clima di nonnismo dellepoca. Chiama in causa la responsabilità dei vertici che avrebbero coperto il fatto, concludendo nella prima parte della discussione: “Che Scieri fosse morto era cosa nota fin da subito in caserma“, le ricerche, il ritrovamento e tutto quello che accadde il 16 furono un “teatrino“.

E cita più volte lex maggiore Salvatore Romondia e lex generale Enrico Celentano, imputati per favoreggiamento, assolti, anche loro in primo grado, ma la Procura si è appellata.

Nelle prossime udienze, sarà presentata la versione della difesa, con le arringhe degli avvocati Andrea Cariello, Andrea Di Giuliomaria e Maria Teresa Schettini, e le parole delle parti civili (la madre e il fratello della vittima) attraverso i legali Ivan Albo e Alessandra Furnari.

Sulla testa dei due imputati pende l’accusa di omicidio volontario. Quella di omicidio preterintenzionale è stata invece prescritta nel 2017.

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