Sabato ha partecipato al corteo “Lo Stretto non si tocca”. E oggi ribadisce, lui politico di destra, che la lotta al progetto del Ponte sullo Stretto è trasversale. Fabio Granata, ex deputato nazionale e regionale, ex vicepresidente della Regione siciliana, assessore al Comune di Siracusa, così si pronuncia, in una intervista pubblicata sul giornale online TempoStretto.it: “Riconoscimento Unesco dello Stretto e referendum consultivo saranno la nuova frontiera di un impegno per bloccare sul nascere questa follia. Giorgia Meloni ci ascolti e tolga il “giocattolo” dalle mani di Salvini e lo faccia prima che il suo richiamo al sogno diventi l’incubo della ennesima, ciclopica e devastante, incompiuta”.

Mette in risalto Granata, che ha aderito a “Indipendenza!” di Gianni Alemanno e che per anni è stato vicino all’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini in Alleanza nazionale: “Inconcepibile e gravissimo proporre di devastare la magnificenza dello Stretto e il tessuto urbano già compromesso di Sicilia e Calabria con la ricorrente Idea del Ponte, struttura inutile e irrealizzabile, priva di un vero progetto esecutivo. Una proposta arrogante finalizzata solo a tenere in vita e rilanciare un enorme carrozzone propagandistico. Abbiamo dimostrato in queste settimane di mobilitazione che la tutela dello Stretto e la promozione di un Modello per la sua area supera gli steccati politici e fa incontrare le persone ben al di là delle appartenenze di schieramento, nel nome della ragionevolezza. Il sostegno “ideologico” al Ponte sembra esser diventata l’unica idea per il sud di chi non ha mai avuto una sola idea per il sud e per la Sicilia. Il Ponte, peraltro, non ha progetto esecutivo e quindi non può avere copertura finanziaria da parte del governo”.

Ed ecco le conclusioni: “Rammendare il territorio e il degrado urbano, agire sul dissesto idrogeologico, contrastare e prevenire gli incendi che distruggono ogni estate enormi quote di biodiversità e paesaggio, collegare con strade e ferrovie degne di questo nome le città della Calabria e della Sicilia sono la vera priorità invece del Ponte. Restano sullo sfondo i profondi dubbi di costituzionalità sull’iter seguito e lascia sgomenti la mancanza di un vero dibattito pubblico che coinvolga la popolazione anche attraverso un referendum consultivo”.

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