Il gip Andrea Migneco, in conformità alla richiesta della Procura della Repubblica di Siracusa, ha emesso un’Ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di cinque indagati, per la commissione di tre distinti atti intimidatori avvenuti nei mesi di ottobre e novembre 2018.

Le indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica Fabio Scavone e dirette dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dr. Gaetano Bono, hanno portato gli uomini del Commissariato di Pachino -che hanno svolto le indagini- ad eseguire le misure a carico di: Renato Boager di 54 anni, attualmente detenuto presso Casa Circondariale Paola Antonio Piazzese di 41 anni, residente a Rosolini, attualmente agli arresti domiciliari per altra causa, Corrado Caruso di 43, attualmente detenuto presso Casa Circondariale Cavadonna, Maria Caruso di 57 anni, residente a Rosolini; Cristian Rubera di anni 28, residente a Rosolini. Questi i fatti contestat:  la sera del 16 ottobre 2018 alle ore 01.50 circa, veniva collocato dinanzi al negozio di ricambi per auto di proprietà di Boager, sito in Pachino via Marsala n.64, un ordigno che non esplodeva per un difetto di innesco; la sera del 31 ottobre 2018 alle ore 00:45 circa, veniva data alle fiamme l’autovettura FIAT Panda di proprietà di Boager, ma in uso al figlio Salvatore; la sera del 14 novembre successivo, un secondo ordigno piazzato nuovamente dinanzi alla saracinesca del medesimo esercizio commerciale, veniva fatto esplodere provocando ingenti danni. Gli episodi sin da subito, venivano inquadrati nell’ambito di una contrapposizione familiare già in essere da almeno due anni, che vedeva Boager, secondo gli investigatori, protagonista di atti di violenza nei confronti dei parenti che non attuava personalmente poiché, con studiata strategia criminale, avrebbe commissionato a pregiudicati di Pachino, per evitare di incappare nelle indagini della Polizia. Per tali reati, peraltro, Boager stava già affrontando un processo al termine del quale, nello scorso mese di gennaio, veniva condannato alla pena di 5 anni e 3 mesi di reclusione.

Le indagini svelavano come, mosso da rancore, Boager  Renato anche dal carcere continuava a progettare atti contro il fratello Giuseppe, nei cui confronti sarebbe anche riuscito a far commettere due atti intimidatori nel vano tentativo di condizionarne la testimonianza nel processo in cui risultava imputato.

Le indagini condotte dal Commissariato di P.S. Pachino, nei tre episodi, traevano spunti utili da quanto emerso dalla rilevazione delle immagini della videosorveglianza, che fornivano elementi inequivocabili.

Mentre più immediata risultava l’indagine relativa all’incendio dell’autovettura FIAT Panda di proprietà di Boager Giuseppe, che portava al fermo di indiziato di delitto, già nella stessa giornata (31 ottobre 2018), a carico di Michael Zisa e Salvatore Cianchino quali presunti autori materiali dell’atto intimidatorio, soltanto successivamente, e a conclusione delle indagini, emergerà che il mandante sarebbe stato Boager Renato.

Negli atti intimidatori in danno dell’attività commerciale gestita da Giuseppe Boager, le telecamere consentivano di raccogliere i primi elementi fondamentali per le indagini, a partire dalla presenza sul luogo di un’autovettura di colore grigio, di proprietà di Maria Caruso ma in uso a Piazzese Antonio, usata per commettere i reati. Gli accertamenti sulla donna svelavano come il compagno Caruso Corrado do, fosse detenuto presso il carcere di Cavadonna proprio nella stessa cella di Renato Boager.

Si avviavano, pertanto, una serie di attività tecniche sulle utenze in uso alla donna, ma anche a Piazzese, emergendone come costoro riuscissero a comunicare tramite  “utenze citofono” con entrambi i detenuti, Caruso Corrado e Boager Renato, chiedendo informazioni sulle indagini che riguardavano i fatti accaduti a Pachino. Cercavano infatti, informazioni rassicuranti, temendo che gli indumenti sequestrati dalla Polizia potessero ricondurre alle loro responsabilità.

Gli investigatore avrebbero compreso che i cellulari erano stati indebitamente introdotti all’interno del carcere da Caruso Maria, verosimilmente in occasione dei colloqui, durante i quali, consegnava al compagno le sim card intestate al proprio figlio defunto, nella speranza di eludere eventuali intercettazioni.

Proprio le intercettazioni evidenziavano nel Piazzese, l’uomo di fiducia della donna a cui la stessa aveva dato incarico di eseguire gli atti intimidatori commissionati da Boager Renato.

Ciò che avrebbe mosso Piazzese nel realizzare le volontà del Boager a lui giunte per il tramite dei Caruso sarebbe certamente il denaro, anticipatogli proprio da Caruso Maria, con il quale viene remunerato il lavoro e che, in parte, il Piazzese deve ancora riscuotere come si evince da alcune intercettazioni, in cui si lamenta con Rubbera Cristian, con cui quotidianamente si accompagna.

Dai colloqui in carcere tra CARUSO Maria e CARUSO Corrado, gli investigatori avrebbero ricostruito la vicenda dell’attentato intimidatorio nei confronti del BOAGER Giuseppe, che risultava ideato dal fratello Renato ed affidato per la materiale esecuzione a PIAZZESE Antonio, in una delle due circostanze accompagnato dal RUBBERA Cristian.

 

 

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com