Tra 40 giorni fermerà le attività la più grande raffineria d’Italia. Dalla Lukoil di Priolo, infatti, passa il 20% del raffinato di cui ha bisogno il Paese intero. E, insieme alla Lukoil, andranno in fermata di produzione tutte le aziende del petrolchimico siracusano collegate in qualche maniera alla raffineria ex ISAB: stop alle produzioni anche per gli impianti chimici di Eni del gruppo Versalis, a Siracusa e a Ragusa. Per comprendere meglio le misure sociali ed economiche messe a rischio in Sicilia dalla guerra in Ucraina, dunque, dall’embargo del petrolio russo, basta leggere le dichiarazioni di Edoardo Garrone sul Sole 24 ore di ieri. Garrone, presidente della Erg, azienda che ha venduto qualche anno fa a Lukoil gli impianti siracusani lancia un preciso allarme: “L’intero polo industriale di Siracusa rischia di chiudere per l’embargo sul petrolio russo deciso dall’Europa, ci sono migliaia di posti di lavoro a rischio e la chiusura manderebbe in tilt l’approvvigionamento dei prodotti derivanti dal petrolio nel nostro Paese perché la raffineria di Siracusa copre il 20% del fabbisogno annuale dell’Italia. Immaginate che disastro accadrebbe al nostro Paese, questo dossier va gestito subito dal nuovo Governo Meloni“. Mancano 10 giorni all’ultima data utile per commissionare le forniture di petrolio dalla Russia.Così come mancano 40 giorni alla scadenza che potrebbe segnare la chiusura delle raffinerie (Isab Sud e Isab Nord) che fanno capo al gruppo controllato indirettamente dalla compagnia russa Lukoil. Per l’industria siciliana è il tempo del conto alla rovescia. “Il governo risolverà il problema della raffineria Isab di Priolo, a nord di Siracusa, controllata dal gigante russo Lukoil nelle prossime settimane“. Lo ha detto il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, parlando a Sky Tg24. “Posso assicurare che troveremo la soluzione e ovviamente la annunceremo quando compiutamente avremo assunto le nostre determinazioni“, ha proseguito il ministro. Urso ha aggiunto che “si sono già svolte riunioni su questo ieri e altre sono previste oggi“. “Convocheremo il tavolo quando avremo tutti gli elementi per assumere le nostre decisioni“, ha concluso il ministro Urso. Di fatto, come ben spiega Nino Amadore del Sole 24, se qualcosa non cambia in questi giorni, l’ordine che partirà il 7 novembre sarà, dunque, l’ultimo per gli impianti siracusani che dal 5 dicembre non potranno più ricevere petrolio russo causa embargo: dal 6 dicembre vanno a casa i poco più di mille dipendenti diretti, restano senza lavoro i 1.930 dell’indotto e subisce un colpo mortale l’intera area industriale siracusana tra Priolo, Augusta e Melilli. Di fatto sono almeno diecimila i posti di lavoro che rischiano seriamente di saltare in aria perché, come hanno più volte spiegato i vertici di Confindustria e non solo loro, il sistema di questa area industriale si tiene e ogni impresa è direttamente interconnessa alle altre. Navigazione articoli Siracusa. Niente Resort alla Pillirina, Cga respinge ricorso società Augusta, approvata dal Consiglio comunale mozione per la crisi del polo industriale