La polizia penitenziaria è scesa in piazza, ieri, nei nove capoluoghi siciliani di provincia. Sit-in di protesta si sono svolti davanti a tutte le prefetture, per denunciare “i mille, sfibranti problemi contro i quali i lavoratori si ritrovano a dover lottare ogni giorno nei 23 istituti di pena della Sicilia”. Ad organizzare la mobilitazione, Fns Cisl Sicilia, Fp Cgil, Uilpa Uil e Sappe regionali, con l’intento, informa Mimmo Ballotta segretario della Fns Cisl Sicilia, “di squarciare il velo del silenzio sulla situazione esplosiva delle carceri siciliane”. Per i sindacati, in aumento vertiginoso il fenomeno delle aggressioni e dei ferimenti. “È un’emergenza – sottolinea – non solo per il problema del sovraffollamento, annoso un po’ dappertutto e in particolare nelle province di Palermo, Catania e Siracusa”. “Anche perché – aggiunge – il personale preposto alle attività di custodia sconta una carenza di un migliaio di unità. Per di più, l’età media dei lavoratori delle carceri nella regione è di ben 53 anni. Così, a ritrovarsi immerso in situazioni di estrema precarietà, senza alcuna tutela effettiva, con pochi mezzi e abnormi carichi di lavoro, è personale molto avanti negli anni il quale non di rado è anche sottoposto a violazione dei diritti sindacali minimi in una condizione che registra l’aumento vertiginoso di aggressioni e ferimenti”. “Il personale che opera in Sicilia – afferma Ballotta – presta servizio in un contesto ambientale non facile per le pressioni della malavita organizzata. Inoltre, deve fare i conti con strutture penitenziarie spesso fatiscenti e vetuste, in un quadro disastrato di infrastrutture viarie e ferroviarie che creano difficoltà aggiuntive nei collegamenti tra sedi penitenziarie, giudiziarie e ospedaliere”. Per il sindacato, quindi, servirebbe un piano straordinario di assunzioni assieme alla revisione dell’assetto organizzativo del settore. In particolare, il segretario della Fns Cisl puntualizza: “A mancare sono 564 unità di personale, 463 delle quali nel ruolo di agenti e assistenti. E punctum dolens è pure “l’inefficienza” delle Rems, le residenze sanitarie per detenuti affetti da disturbi mentali, cosicché l’inadeguatezza di queste strutture di accoglienza sanitaria ricade sul sistema carcerario e sugli operatori, costretti a lavorare in ambienti a dir poco indescrivibili e a rischio della propria incolumità”. Indice puntato, infine, anche sullo stato delle relazioni sindacali, “spesso causa di forti tensioni e di grave malessere del personale”. Navigazione articoli Covid, Sicilia ancora regione con più casi in Italia, 158 i contagi Etna, nuova spettacolare eruzione: nube eruttiva alta più di 9 Km