La manovra approvata in Consiglio dei ministri sottopone il reddito di cittadinanza a una “manutenzione straordinaria”. A novembre i pagamenti saranno regolari per tutti gli attuali beneficiari. Ma con la riforma voluta dal governo Meloni per i percettori abili al lavoro si profilano altre prospettive già dal 2023. Il sussidio si avvia verso la sua abolizione, con un periodo transitorio nel 2023 con maggiori controlli sul fronte di chi lo percepisce e di chi riceve offerte di lavoro. Lo spiega il Mef in una nota. Il reddito “sarà abrogato il 1 gennaio 24 e sarà sostituito da una nuova riforma. Previsto un risparmio di 734 milioni per il 2023. I risparmi di spesa finanzieranno un apposito fondo che finanzierà la riforma complessiva per il sostegno alla povertà e all’inclusione”. Con la manovra “inizia il periodo transitorio verso l’abolizione del reddito di cittadinanza. Dal 1 gennaio 2023 alle persone tra 18 e 59 anni (abili al lavoro ma che non abbiano nel nucleo disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età) è riconosciuto il reddito nel limite massimo di 8 mensilità invece delle attuali 18 rinnovabili”, come ha comunicato il Mef dopo il via libera del Cdm alla manovra. “È, inoltre, previsto un periodo di almeno sei mesi di partecipazione a un corso di formazione o riqualificazione professionale. In mancanza, decade il beneficio del reddito. Si decade anche nel caso in cui si rifiuti la prima offerta congrua”. Navigazione articoli Sigarette, aumento record: da gennaio 40 centesimi in più a pacchetto Siracusa, disagi nell’erogazione idrica a causa del maltempo