Torna l’ora legale. Nella notte tra sabato 26 marzo e domenica 27 marzo 2022, infatti, le lancette di tutti gli orologi devono essere spostate in avanti, dalle 2 alle 3. Ormai la tecnologia fa tutto da sé (i dispositivi digitali come smartphone, smartwatch, tablet e computer si aggiornano automaticamente), per cui solo coloro che utilizzano orologi da polso o hanno orologi alle pareti dovranno ricordarsi di “aggiornare” i loro dispositivi al nuovo orario, spostando le lancette in avanti. Ad ogni cambio di ora sono tante le persone che cercano su Google “cambio orario quando”, “ora legale 2022”, “lancette avanti o indietro”, ma del resto non c’è da stupirsi: il nostro fisico impiega alcuni giorni ad adattarsi al cambio dell’ora, a causa dell’orologio biologico legato ai ritmi circadiani, i ritmi fisiologici quotidiani di ciascuno che si trovano in difficoltà quando avvengono cambiamenti di orario. Ora legale 2022: quando si cambia L’ora solare tornerà in vigore da domenica 23 ottobre 2022. Sarà l’ultima volta? Su questo argomento si discute da anni, ma si fa ancora fatica a decidere per l’abrogazione del cambio di orario, specialmente in un periodo difficile come questo caratterizzato da sostanziosi rincari di luce e gas, con le bollette schizzate alle stelle. Mentre gli Stati Uniti si stanno muovendo per rendere permanente l’ora legale a partire dal 2023, l’Europa e l’Italia particolarmente, tentennano. Il Senato Usa ha approvato un disegno di legge per rendere permanente l’ora legale a partire dal 2023, per avere pomeriggi più luminosi e sostenere l’attività economica. La misura, chiamata Sunshine Protection Act, passerà ora nelle mani della Camera dei Rappresentanti, prima della firma finale del presidente Joe Biden. L’Italia ha deciso di non decidere, o meglio sembra restia nel voler cambiare questa consuetudine che dura ormai da 56 anni (nel nostro Paese l’ora legale è stata introdotta nel 1966). Per il momento, dunque, la situazione resta invariata, con mesi di ora solare e altri di ora legale. Le giornate saranno all’apparenza più lunghe con il buio che arriverà più tardi. In compenso, almeno nei primi giorni, dovremo abituarci a dormire un po’ di meno. Il cambio dell’ora può talvolta causare stanchezza, irritabilità, disturbi del sonno e stress. La possibile influenza negativa sull’umore del cambio di orario solitamente svanisce nel giro di pochi giorni, con i vantaggi che l’orario estivo porta con sé. La conseguenza è un costo minore delle bollette dell’energia (un’ottima notizia, viste le circostanze attuali), e vanno considerati i benefici ambientali. Spostando in avanti le lancette di un’ora, si ritarda l’utilizzo della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento. Nei mesi estivi, da giugno ad agosto, l’effetto ‘ritardo’ nell’accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono perlopiù terminate, e fa registrare risultati meno evidenti in termini di risparmio di elettricità. A cosa serve e chi ha inventato l’ora legale Chi ha inventato l’ora legale? Bisogna andare indietro nel tempo di due secoli e mezzo per leggere i primi accenni all’argomento. L’idea di spostare le lancette avanti in primavera per sfruttare le ore di luce estive viene spesso attribuita a Benjamin Franklin per un articolo satirico pubblicato sul quotidiano francese ‘Journal de Paris’ nel 1784 riguardante il risparmio energetico. l primo ad aver teorizzato l’ora legale è stato il biologo George Vernon Hudson, che già nel 1895, alla royal society della Nuova Zelanda, propose di spostare le lancette dell’orologio in avanti per godere di un po’ di luce in più durante il periodo estivo. Nel 1907 fu un costruttore inglese, William Willet, a proporre l’introduzione dell’ora legale come soluzione alla crisi energetica europea durante la prima guerra mondiale. La camera dei comuni di Londra diede il via libera nel 1916 e nel giro di qualche mese molti altri paesi si accodarono. Navigazione articoli Etna, emissione di cenere dal cratere di Nord-Est e bassi tremori Associazione “Per la città che vorrei”, il 31 marzo la presentazione di una rete di progetti condivisa per la città