La Corte dei Conti boccia il rinnovo del contratto dei dirigenti della Regione, che alla fine dell’anno scorso aveva assegnato a 1.630 persone un aumento medio che arrivava fino a 209,92 euro mensili, con picchi di 221 per i dirigenti di prima fascia. Secondo i giudici contabili, infatti, non ci sono ”le condizioni di compatibilità finanziaria ed economica con gli attuali strumenti di programmazione e di bilancio della Regione siciliana”. In altre parole i soldi non bastano: e dire che di soldi ne sarebbero serviti tanti, visto che l’accordo prevedeva un esborso aggiuntivo di 8,8 milioni di euro. da sommare a circa 16 milioni arretrati.

L’accordo era stato raggiunto faticosamente alla fine dell’autunno. Dopo tre anni di trattative, Regione, Aran e sindacati avevano raggiunto un’intesa attesa da 15 anni: l’accordo era stato sottoposto ai sindacati quasi un anno prima, ma prima di firmarlo è stata necessaria una lunga serie di limature. Già a febbraio, però, era arrivato un primo stop: la Corte dei conti aveva congelato il contratto in attesa che fosse approvato il bilancio.

Ora quello stop diventa definitivo. Dopo una camera di consiglio durata due giorni, la sezione di controllo ha annotato come l’accordo con lo Stato impegni invece la Regione a ridurre la spesa anziché farla crescere: ”Si rileva – annota la corte presieduta da Salvatore Pilato – che le misure di riduzione della spesa, occorrenti a realizzare i contenuti dell’accordo con lo Stato, sono state esplicitamente indicate nell’articolato della legge di stabilità regionale”.

Al centro della vicenda, dunque, c’è l’accordo per il rientro del disavanzo che di fatto imbriglia le casse della Regione Siciliana. Non solo non permette nuove assunzioni, spiegano fonti dei sindacati, ma anche blocca gli aumenti dei trattamenti accessori (che sono riconosciuti nel resto di Italia).

Il presidente della Regione, Renato Schifani, da tempo ha avviato una interlocuzione con il Mef sulla possibilità di modificare l’accordo in maniera meno stringente. Mercoledì a Roma c’è stato un incontro tra i vertici dell’Assessorato all’economia per approfondire l’interlocuzione avviata su impulso di Schifani. Le parti, pur nel rispetto delle posizioni, non sembrano così distanti per arrivare ad una soluzione fanno sapere fonti del Governo regionale.

All’attacco Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Cobas-Codir, Sadirs e Ugl: ”Si tratta di una gravissima violazione dei diritti di un’intera categoria di lavoratori, ad oggi l’unico comparto della pubblica amministrazione di tutta Italia a scontare ben due bienni di ritardo e ad attendere da oltre 15 anni il rinnovo contrattuale – si legge in una nota – La Regione trovi al più presto una soluzione per non far scontare ai lavoratori le conseguenze della devastante parifica del rendiconto del 2019, la cui partita non sembra essersi chiusa”. Per i sindacati ”questa bocciatura rischia di compromettere il buon funzionamento della macchina amministrativa regionale proprio in un periodo in cui è importante che la struttura funzioni nel migliore dei modi. Lo abbiamo ribadito più volte: non vogliamo discutere soltanto di aspetti economici, ci interessa il confronto sul progetto complessivo di burocrazia regionale, da qui al 2030 e oltre. Dobbiamo gettare le basi per una nuova Regione”.

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