Sotto i Monti Iblei, la catena montuosa più meridionale d’Italia, si nasconde un tesoro: un mega giacimento di acqua, forse potabile, che potrebbe avere importanti implicazioni per l’approvvigionamento idrico e la gestione delle risorse naturali della Sicilia.

A rivelarlo è uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment di Nature Portfolio da un gruppo di ricercatori dell’Università di Malta, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Università Roma Tre.

Lo studio si basa sull’analisi di dati geofisici e geochimici raccolti in diverse campagne di esplorazione nel sottosuolo della Sicilia meridionale, in particolare nella Formazione di Gela, una piattaforma carbonatica Triassica che si estende per circa 200 km da Caltanissetta a Siracusa.

La Formazione di Gela è stata interessata da fenomeni di vulcanismo sottomarino tra il Miocene e il Pliocene, che hanno portato alla formazione di rocce vulcaniche e sedimenti lacustri.

Questi ultimi, secondo gli autori dello studio, potrebbero aver intrappolato dell’acqua dolce di origine meteorica, che si sarebbe conservata fino ad oggi grazie alla copertura di rocce impermeabili.

Gli scienziati hanno stimato che il volume di acqua presente nella Formazione di Gela potrebbe essere di circa 300 km3, pari a circa il 10% del volume del lago di Garda, il più grande d’Italia.

Inoltre, hanno analizzato la qualità chimica dell’acqua, confrontandola con i parametri stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’acqua potabile.

I risultati hanno mostrato che l’acqua della Formazione di Gela ha una salinità molto bassa, inferiore a quella dell’acqua di mare, e che rispetta i limiti di concentrazione di metalli pesanti, nitrati e altri inquinanti.

Tuttavia, gli autori sottolineano che sono necessarie ulteriori analisi microbiologiche e isotopiche per confermare la potabilità dell’acqua e la sua origine.

Questa importante scoperta sotto i Monti Iblei apre nuove prospettive per lo sviluppo sostenibile della Sicilia meridionale, una zona caratterizzata da una scarsa disponibilità di acqua superficiale e da una forte domanda agricola e industriale.

Gli autori dello studio suggeriscono che l’acqua della Formazione di Gela potrebbe essere utilizzata per integrare l’approvvigionamento idrico esistente, riducendo la dipendenza dalle risorse idriche continentali e dalle opere di trasferimento e di desalinizzazione.

Inoltre, l’acqua della Formazione di Gela potrebbe avere un valore geotermico, in quanto si trova a una profondità di circa 2 km e a una temperatura di circa 50 °C, che potrebbe essere sfruttata per la produzione di energia rinnovabile.

Il deputato regionale del gruppo parlamentare PD, all’ARS, Nello Dipasquale, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta, indirizzata al presidente della Regione e all’assessore regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità, in merito alla scoperta di un enorme giacimento di acqua fossile nelle viscere dei Monti Iblei e al suo possibile utilizzo in questo lungo periodo di particolare siccità.

”Con l’interpellanza – dichiara l’esponente PD – ho chiesto al governo della Regione se è a conoscenza di questo studio e quindi dell’esistenza di questo enorme bacino d’acqua nel Ragusano. Vogliamo sapere se intende avviare immediatamente un serio progetto per allacciare questo polmone d’acqua alla rete idrica e utilizzarlo quando, come accade ormai da diverse settimane, le altre risorse non sono sufficienti”.

“Appena qualche settimana fa – aggiunge Dipasquale – è stato pubblicato un altro studio secondo il quale entro il 2030 un terzo di Sicilia diventerà zona desertica, alla pari di alcune zone del Nord Africa. Avere a disposizione un bacino idrico da 17km cubi – conclude – potrebbe davvero fare la differenza e il Governo regionale ha il dovere di occuparsi tempestivamente del problema della disponibilità idrica in Sicilia”.

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