Oggi la Sicilia vive un momento drammatico che se non gestito in maniera corretta rischia di sfociare in una crisi sociale economica ed istituzionale di proporzioni inimmaginabili. Assistiamo ad aumenti e rincari ingiustificati di prezzi al dettaglio di beni come generi alimentari di prima necessità, disinfettanti, mascherine. La vita di questi giorni vede tutti i cittadini frastornati ed incapaci di comprendere la reale portata di questa emergenza e del perchè di tutte queste limitazioni alla loro libertà personale sancita dalla costituzione Repubblicana. Le istituzioni, secondo il comune sentire, non riescono a dare quella giusta sicurezza e certezza che tutti si aspettano in momenti come questi. Il 25 marzo del 1957, con la firma dei Trattati di Roma, nasceva l’integrazione europea che, dopo le lacerazioni dei conflitti mondiali con i due tentativi violenti e destabilizzanti attuati dalla Germania nel vano tentativo di germanizzare l’intero continente, vedeva finalmente i cittadini d’Europa riuniti sotto una sola bandiera in nome della libertà, della democrazia, della pace, del progresso. Purtroppo tutti quei buoni propositi, nell’evolversi del “sistema “ Europa sono andati persi, dimenticati, distrutti. Oggi abbiamo una Nazione che arranca verso una soluzione di salvataggio ottimale creando danni su danni. In questo crescendo di errori ed errata gestione dell’emergenza che ha trasformato l’Italia in un lager dove tutti siamo prigionieri, assistiamo ad imposizioni psicologicamente violente verso i cittadini senza alcun corrispettivo in termini di aiuti concreti per evitare, letteralmente, la fame ad una, purtroppo, larga fascia della cittadinanza. In questo quadro a tinte fosche emerge per ulteriore tragicità una Sicilia che mette a nudo la sua fragilità nella gestione di questa pandemia. Una Sicilia che subisce scelte ed imposizioni dal Governo Nazionale che cozzano letteralmente con i veri interessi dei siciliani. Una gestione del comune circolare dei cittadini errata che ha permesso l’arrivo nelle regioni del sud e della Sicilia in particolare, di una enorme moltitudine di persone con la conseguenziale quasi certezza di diffondere il virus di questa pandemia. Questa situazione crea le basi per una continua limitazione dei diritti personali e di libertà che ogni democrazia deve garantire ai propri cittadini, dando il via alla azioni di violenza e ribellione che sembravano scomparsi nel nostro tessuto sociale. In questi giorni abbiamo assistito all’assalto di banche e supermercati da parte di cittadini che non lavorando e non percependo alcun stipendio sono esasperati e non più in grado di sopportare tale limitazione di libertà. Questi sintomi sono solo l’inizio di scenari futuri ben più gravi e con conseguenze tragiche se non si corre immediatamente alla soluzione del problema. Il Sinalp Sicilia chiede a chi ci Governa di avere il coraggio di abbandonare le catene imposte da questa Europa e di immettere immediatamente denaro, senza alcun ripensamento, nel sistema economico regionale pagando tutti i fornitori degli enti pubblici regionali, pagando gli stipendi ed eventuali arretrati a tutti i dipendenti pubblici compresi i forestali, pip, asu e precari vari che gravitano attorno alla pubblica amministrazione regionale. Non è pensabile che i dipendenti di alcuni enti pubblici regionali e locali come tra l’altro lo Zootecnico di Palermo lamentino arretrati di stipendio in questi momenti di grande difficoltà. Immettere denaro nel sistema economico regionale significa ridare ossigeno al sistema del commercio e della produzione, sia agricola che industriale, della Sicilia. Significa rimettere in movimento la macchina economica bloccata, ingessata da provvedimenti forse necessari ma sicuramente distruttivi della nostra economia. Pagare le imprese che forniscono beni e servizi alla Pubblica Amministrazione regionale significa scongiurare una crisi incalcolabile con relativa distruzione di quel che resta del sistema produttivo siciliano, evitando contenziosi tra poveri e relativo impoverimento di tutti. Riprogettare la rete sanitaria siciliana non considerando più gli ospedali come Aziende, ma reinquadrandoli come veri presidi medici della sanità pubblica isolana a tutela di interi territori oggi scoperti. Il Governo Siciliano, in questi tragici momenti, ha il difficilissimo compito di dare certezze e concretezza ai propri cittadini per evitare la rivolta sociale. Bene sta facendo il Presidente Musumeci che finalmente ha metabolizzato l’idea che deve imporre all’Italia gli interessi del suo popolo e bene sta facendo il Sindaco di Messina che sta contrastando una incomprensibile gestione delle limitazioni dei cittadini alla circolazione quando in giro per l’italia si trova di tutto, dai migranti che continuano allegramente a sbarcare senza alcun controllo di sorta, ai lavoratori che dal sud sono emigrati al nord per una speranza di lavoro fino agli studenti universitari che sempre dal sud erano andati ad infoltire le iscrizioni delle Università del nord ed oggi, non avendo prospettive, vogliono rientrare nei loro luoghi di origine. Navigazione articoli NOTO. ACQUA TORBIDA DAI RUBINETTI. 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