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“Anche a Siracusa siamo sempre di meno e sempre più vecchi. Purtroppo le promesse di sostegno alle famiglie con figli restano, almeno finora, solo a livello di parole”. Questa l’amara considerazione di Salvo Sorbello, presidente provinciale del Forum delle Associazioni Familiari.

” Nel contempo – prosegue – i giovani non riescono a trovare lavori stabili e dignitosi ed emigrano (con un drammatico depauperamento del nostro capitale umano di cui ha parlato di recente anche Confindustria a Siracusa) e le donne che lavorano vengono discriminate quando diventano madri, anche a causa della difficile conciliazione tra tempo di cura familiare e di lavoro.

Non siamo quindi più davanti ad una temporanea “emergenza natalità” – continua Sorbello – ma ad una vera e propria recessione demografica ormai strutturale, che inciderà pesantemente sul futuro della nostra comunità umana anche nei prossimi decenni.

Se non riusciamo a ridare ai nostri giovani speranza nel futuro, sarà ben difficile che essi accettino la sfida di mettere al mondo dei figli. Ed, infatti, o posticipano questa scelta di molti, a volte troppi anni, fermandosi a un solo figlio, o addirittura rinunciano del tutto (si stima  che già oggi una donna su cinque nata negli anni ‘70 non abbia figli).

A Siracusa, solo negli ultimi quindici anni – puntualizza ancora – siamo scesi da 123.350 residenti a 120.500, quasi 3mila siracusani in meno. A questo dato, già pesantissimo, occorerebbe aggiungere il numero dei tanti giovani che, pur trovandosi ormai stabilmente altrove, costretti ad emigrare nel nord Italia o in altre nazioni, hanno conservato, almeno per ora, la residenza nella nostra città, pur non vivendo più in effetti qui.

A Siracusa l’età media è alta (44,2 anni, quindici anni era di 39), coloro che hanno più di 65 anni sono il 22 per cento mentre – conclude Sorbello – quelli fino a 14 anni sono solo il 13% e il corrispondente indice di vecchiaia, costituito dal rapporto tra questi due dati e che rappresenta il grado di invecchiamento della popolazione, è di 162,9, cioè ci sono 162,9 anziani ogni cento ragazzi, mentre quindici anni fa era inferiore a 100.

Bisogna, anche a casa nostra, fare di più e presto: aprire tempestivamente gli asili nido, garantire scuole adeguate, impegnarsi per ridurre le interruzioni volontarie di gravidanza, facilitare nuove iniziative imprenditoriali in grado di creare lavoro. Così si potrà sostenere anche la nostra economia: se la popolazione cresce, anche il fatturato delle nostre aziende crescerà; basti pensare al solo settore edile, che vive da anni una crisi gravissima e ai mille cartelli “vendesi” per abitazioni che nessuno compra, con pesanti ripercussioni sul valore del patrimonio delle famiglie, spesso messo su con enormi sacrifici.

I recenti dati Istat confermano che la fecondità più elevata si registra nel Nord (1,36 figli per donna),  rispetto a quella del Sud (1,26) e del Centro (1,25). Il primo posto del territorio più prolifico spetta alla Provincia di Bolzano con 1,69 figli per donna, seguito da Trento con 1,43 e da Lombardia (1,36), Emilia-Romagna (1,35) e Veneto (1,32), tutte regioni ricche.

“E’ in gioco il futuro del Paese” ha affermato il presidente Mattarella, ricevendo i dirigenti nazionali del Forum delle Associazioni Familiari. Speriamo che ci si renda veramente conto della estrema gravità della situazione, anche a casa nostra.

Ed è davvero da imitare quanto fanno già diversi parroci italiani, che fanno suonare a festa le campane delle loro chiese per salutare ogni nuovo nato, così da condividere con tutta la comunità la gioia di una famiglia per la nascita di una nuova vita.

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