“Mi sono confrontato diverse volte negli ultimi 15 anni con il volto di Santa Lucia. E’ la prima volta che una mia opera popola i luoghi della città di Siracusa”. Nicola Samorì presenta nella chiesa di Santa Lucia alla Badia in piazza Duomo, a Siracusa, Luce e Sangue, a cura di Demetrio Paparoni. L’opera di Samorì, un ritratto di Lucia a olio su lastra di pietra di Trani, è stata realizzata per la chiesa di Santa Lucia alla Badia, in dialogo con il dipinto di Deodato Guinaccia Il martirio di Santa Lucia. “E’ un’operazione non sperimentata prima: una sorta di fusione attraverso l’utilizzo di programmi di intelligenza artificiale di immagini preesistenti del volto di Lucia. A partire proprio dal Guinaccia che si trova alle spalle: una sorta di immagine che ne ricorda moltissime possibili. Un volto che ci riporta al barocco ma non c’è una traccia esatta. Riporta alla mente qualcosa che pensiamo di conoscere ma non siamo in grado di riconoscere”. Samorì ha bucato la lastra di marmo in corrispondenza degli occhi, e ha inserito geodi di calcite nella cavità. “Ho agito fisicamente diventando carnefice: quelli che sembrano occhi dipinti sono cavità naturali, veri e propri geodi che ho innestato al posto degli occhi”. L’omaggio di Samorì avviene in contemporanea a Siracusa e a Napoli, dove fino al 15 gennaio è stato allestito nella Sacrestia della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro un altro omaggio dell’artista. La Deputazione partenopea lo ha invitato a studiare un progetto da presentare ai devoti in occasione del rito dello scioglimento del sangue del 16 dicembre: Samorì ha scelto di esporre due quadri nella sacrestia del Duomo di Napoli, ispirati a Santa Maria Egiziaca di Ribera (1641) e a San Paolo eremita di Luca Giordano (1644).A curare i due eventi di Siracusa e Napoli è il critico d’arte Demetrio Paparoni: “Sono molto contento di questa iniziativa. Ho iniziato a lavorare in questa che è la mia città ed avere oggi Nicola Samorì mi rende felice. Da siracusano tanti amici sono venuti a trovarmi in questa città e sono orgoglioso di avere Eike Schmidt qui. Se Siracusa si è rivolta con devozione a Lucia, trovando in lei la figura cui affidarsi nei momenti di difficoltà o sconforto, Napoli ha incontrato in San Gennaro il suo punto di riferimento spirituale. Sul piano della devozione popolare Lucia e Gennaro sono tra i santi maggiormente identificati con la città in cui sono nati e che li ha assunti a patroni. Entrambi martiri cristiani, Lucia e Gennaro sono stati vittime delle persecuzioni di Diocleziano negli stessi anni in aree geografiche non distanti, aree geografiche che condividevano e hanno continuato a condividere nei secoli tratti culturali comuni. Entrambi durante il martirio hanno resistito al fuoco ed entrambi sono stati decapitati. Accusata di stregoneria, Lucia uscì miracolosamente indenne dal rogo cui era stata condannata. Fu invece uccisa con un pugnale che le trafisse la gola e poi decapitata. Anche Gennaro fu prima torturato e poi gettato in una fornace ardente da cui uscì illeso, senza che neppure le sue vesti fossero intaccate dalle fiamme. È da questo intrecciarsi di convergenze che nasce la doppia esposizione di Nicola Samorì Luce e Sangue, che vede Siracusa e Napoli idealmente legate in un abbraccio tanto virtuale quanto sentito tra le proprie comunità.Pittore e scultore che si affida a un’iconografia non estranea ai canoni della classicità, Samorì è tutt’altro che un artista tradizionalista. La sua è una delle testimonianze più pregnanti di come un artista possa amare la classicità e la tradizione e nello stesso tradire entrambe. Nel focalizzarsi sul volto di Lucia, per la sua nuova versione della santa, Samorì è ricorso al processo del blend, tipico dell’intelligenza artificiale, che permette di ottenere un’immagine che racchiude in sé le caratteristiche di più immagini”. Presente a Siracusa lo storico dell’arte Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi: “Per me è una grande emozione essere qui a Siracusa. Sono venuto negli anni ’90 a vedere l’archeologia della città. E’ stata una grande emozione assistere alla processione della santa e mi ha aiutato a comprendere meglio l’opera: una santa globale, venerata in Sicilia e in tutto il mondo, Germania, Svezia, Asia. Mi ha affascinato l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ed anche questi due buchi neri antitesi del sole che anzi risucchiano la luce dentro. Samori in maniera geniale ha utilizzato questo risultato dell’astronomia in un contesto particolare per avvicinare gli spettatori al mistero del martirio di Lucia e al significato della santa per i nostri tempi”. A fare gli onori di casa è stato il presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, avv. Pucci Piccione: “Demetrio Paparoni ha avuto l’idea di collegare Napoli e Siracusa, il sangue di S. Gennaro e la luce di Santa Lucia, attraverso il lavoro di un artista come Nicola Samorì. Arte e fede sono legate da una forte relazione che, attraverso la forza espressiva delle opere, costituisce occasione di riflessione, dialogo e, soprattutto, come afferma Paparoni, diventa motivo identitario e di appartenenza ad una comunità. Nella Chiesa di Santa Lucia alla Badia, uno dei luoghi identitari del culto luciano, che ricorda il miracolo del 1646 con l’arrivo delle navi cariche di grano durante la carestia, rappresentato nel grande affresco della volta dipinto da Marcello Vieri nel 1783, e dove la pala d’altare di Deodato Guinaccia, dipinta nel 1579 e per lungo tempo nascosta dal quadro di Caravaggio racconta il martirio di Santa Lucia, trova uno spazio, si potrebbe dire, naturale e proprio in occasione della festa di Santa Lucia, un’opera di Samorì. Tra gli artisti italiani più rappresentativi e apprezzati a livello internazionale, Samorì ha focalizzato le sue opere su martiri e santi della tradizione cristiana ed ha avuto, tra i suoi riferimenti, la figura di Santa Lucia. La condivisione di un progetto, per la prima volta, con la Deputazione di San Gennaro, costituita nel 1527 e quindi prima della Deputazione di Santa Lucia che è stata costituita invece nel 1541, attorno a un grande artista contemporaneo come Samorì con linguaggi e forme che certamente sono distanti da quelle del Cinquecento, è l’occasione per una collaborazione più ampia e articolata che possa sempre di più interpretare il mondo della fede popolare e delle processioni non come un momento di mero folklore legato al passato, ma come una manifestazione viva ed attuale di un sentimento veramente popolare e autentico con un’anima antica ma con forme e linguaggio che cambiano e interpretano il mondo”. L’opera sarà esposta al pubblico fino al 7 gennaio. Navigazione articoli I pupari del teatro Alfeo di Siracusa, dopo 90 anni, riportano in scena Santa Lucia Palazzolo Acreide, mercoledì presentazione del libro “Presepi negli Iblei“ di Vincenzo Giompaolo