La strage continua, si continua a morire nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri edili, nei magazzini.

Dopo l’incidente di qualche giorno fa, costato la vita a un giovane operaio di soli 31 anni, al suo primo giorno di lavoro in un’azienda di Targia, alle porte di Siracusa, è vera emergenza per le morti sul lavoro.

Nel 2022 l’Inail ha dichiarato nel suo bilancio 697.773 denunce di infortuni, di cui 1090 con esito mortale e 60.774 denunce di malattia professionale, se a questi dati si aggiungono i tanti eventi che non vengono denunciati si evidenzia un vero dramma sociale, che non può essere raccontato solo dalla rappresentazione numerica perché, dietro ogni numero c’è una persona, una famiglia devastata, è una vera emergenza che riguardano la vita delle persone, la loro dignità, i loro diritti”.

La denuncia è del segretario della Fiom di Siracusa, Antonio Recano, che chiede, al di là della  solidarietà, della vicinanza ai familiari e del cordoglio, interventi immediati per porre fine a quella che ha sempre più le caratteristiche di una vera strage.

Per Recano gli incidenti sul lavoro sono spesso dovuti alla mancata applicazione dei protocolli di sicurezza, alla insufficiente formazione dei lavoratori dal parte delle aziende, alcune delle quali considerano la sicurezza “un costo da eludere per aumentare i profitti”.

Il segretario della Fiom di Siracusa ricorda, poi, le otto vittime del lavoro in Siclia nei primi mesi dell’anno.

Nunzio, Michele, Salvatore, Giuseppe, Tounami, Nunzio, Mohamed, Luca, tutti morti di lavoro, uccisi dalla carenza di sicurezza nelle aziende siciliane in una regione dove i controlli sono insufficienti e il profitto è l’unica legge che i datori di lavoro rispettano“.

“Come sindacato – continua Recano – siamo convinti che la lotta, l’impegno costante sui temi della sicurezza, l’unità dei lavoratori, una nuova battaglia sociale serve a riaffermare in un contesto di legalità, tutele e diritti, questa battagli deve essere fatto anche in loro nome, come lavoratori glielo dobbiamo”.

Racano denuncia, infine, “il ricatto della precarietà, i ritmi sempre più serrati, gli orari sempre più dilatati, che costituiscono fattori di rischio aggiuntivi che possono spingere anche i lavoratori più esperti a commettere errori o leggerezze“.

“I dati resi noti dall’Inail sulla sua attività di vigilanza per il 2022 evidenziano che le aziende che hanno subito ispezioni sono solo il 6% del totale, e nel 72% di esse sono state rilevate irregolarità“.

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