Nella mattinata di ieri, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Siracusa, Colonnello Gabriele Barecchia, unitamente ad una rappresentanza di militari dell’Arma, ai familiari del Carabiniere Carmelo Ganci ed alla presenza di alcuni rappresentanti di organizzazioni provinciali a carattere sindacale, hanno commemorato la ricorrenza del 36esimo anniversario dalla tragica di Carmelo Ganci, depositando un mazzo di fiori sulla tomba del militare, con la resa degli onori da parte di un picchetto, e partecipando alla Santa Messa presso la Chiesa del locale cimitero, celebrata dal parroco Giuseppe Sudano.
Il Carabiniere Carmelo Ganci era nato a Siracusa il 30 luglio del 1964, a 18 anni si arruolò nell’Arma e fu ammesso a frequentare il corso d’istruzione presso la Scuola Allievi Carabinieri di Iglesias (CA) ed al termine fu destinato alla Stazione Carabinieri di Massa Lubrense (NA), vicino
Sorrento. In seguito fu trasferito in provincia di Caserta, presso la Stazione Carabinieri di Castel
Morrone, ove prestò servizio per circa una decina di giorni prima di quel tragico 4 dicembre 1987,
data in cui compì l’atto di valore per il quale venne insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare, concessa con D.P.R. del 31 ottobre 1988, con la seguente motivazione: “A diporto in abito civile unitamente a pari grado, appreso che poco prima quattro malviventi armati avevano perpetrato rapina ai danni degli avventori di un esercizio pubblico dandosi poi alla fuga a bordo di autovettura di grossa cilindrata, con altissimo senso del dovere e cosciente sprezzo del pericolo, si poneva alla loro ricerca con la propria autovettura. Intercettati i fuggitivi ed ingaggiato con essi conflitto a fuoco, nel corso di prolungato inseguimento ad elevata velocità fuoriusciva con l’auto dalla sede stradale finendo nella sottostante scarpata, ove, ferito ed impossibilitato a difendersi, veniva vilmente ucciso dai criminali con numerosi colpi d’arma da fuoco. Luminoso esempio di elette virtù militari, ammirevole abnegazione e dedizione al servizio spinto fino all’estremo sacrificio”. Castel Morrone (Caserta) il 04 dicembre 1987.
Un destino beffardo accomunò, in quel maledetto giorno, il giovane Carabiniere Ganci e il collega Pignatelli che, liberi dal servizio, a bordo di una Fiat Ritmo, si lanciarono all’inseguimento della Saab 9000 di una banda responsabile di una rapina consumata pochi minuti prima nel centro abitato campano. Dopo un lungo inseguimento i due Carabinieri intercettarono l’auto incriminata tra Castel Morrone e Piana di Monte Verna. I rapinatori, dopo una curva ed approfittando dell’oscurità, svoltarono in aperta campagna, e, spegnendo i fari, attesero il passaggio di Ganci e Pignatelli. I due militari, raggiunti, affiancati e mandati fuori strada, diventarono bersaglio facile dello spietato commando che, imbracciando un fucile, si accanì con inaudita violenza contro di loro. I due militari rimasero feriti e, pertanto, impossibilitati a muoversi e a difendersi; una condizione di debolezza che, secondo la sentenza che anni dopo condannerà all’ergastolo i tre autori, non sfuggì ai rapinatori. I tre, da quanto emerso dall’inchiesta, scesero dalla loro Saab e, a sangue freddo, fecero di nuovo fuoco per essere sicuri di aver ucciso i militari tant’è che a terra furono ritrovati oltre 60 colpi esplosi.

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