Il convegno promosso dal Csve su “Più giovani, più futuro” è stata veramente l’occasione per fare il punto, in maniera realistica e oggettiva, sulla denatalità in Sicilia che si è tenuto, nei giorni scorsi al Sant’Angela Merici di Siracusa.
I relatori non si sono infatti limitati a sciorinare dati che, dopo essere stati per tanto tempo trascurati, sono ora finalmente, con la loro drammaticità, all’attenzione di tutti, ma dal confronto sono venute fuori interessanti analisi che potrebbero rendere più ottimistica la prospettiva futura.
Ha introdotto i lavori il presidente del Csve Salvo Raffa, che ha ricordato come già in passato il Centro Servizi per il Volontariato Etneo si sia occupato di questo problema, coinvolgendo gli enti interessati, affinché si passi concretamente dalle parole ai fatti.
“Nel 2050 avremo più di 300 anziani ogni 100 giovani – così ha esordito il presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo – I numeri ci dicono che ci sarà sempre meno spazio per i giovani quando saremo costretti a orientare tutte le risorse disponibili per i numerosi anziani. Meno giovani vuol dire meno libertà, mettiamocelo in testa. Oggi, nel nostro Paese, non sono libere le coppie che vorrebbero avere un figlio o farne un altro, perché “costa troppo” mantenerlo.
Non sono libere le donne costrette ancora a scegliere tra maternità e carriera. Non sono liberi i giovani, con il loro tasso di occupazione saldamente agli ultimi posti tra i Paesi dell’Unione Europea, precari nel lavoro e nella vita. Ognuno è chiamato a fare la sua parte, bisogna investire risorse sulle giovani coppie e sulle famiglie con figli”.
“La situazione delle famiglie italiane offre uno spaccato significativo delle trasformazioni economiche e sociali che stanno attraversando il Paese – ha rilevato il prof. Augusto Gamuzza, sociologo del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania – Analizzare questi dati attraverso una
lente sociologica consente di comprendere meglio le dinamiche sottostanti che influenzano le condizioni di vita delle famiglie, la loro capacità di consumo, e le disparità socio-economiche presenti sul territorio”.
Secondo il presidente regionale dell’Anci Paolo Amenta “deve essere al più presto invertito l’attuale trend negativo, che sta mettendo in ginocchio intere comunità cittadine, in particolar modo quelle dei paesi delle zone interne. Per riuscirci non bastano però dei pannicelli caldi o, ancora peggio, misure annunciate e poi non adeguatamente finanziate”.

Per il rappresentante dei Comuni siciliani “non si possono rinviare sostegni adeguati alle giovani coppie che decidono, in piena libertà, di mettere al mondo dei figli”. Cominciando dagli asili nido: la Sicilia è indietro rispetto agli standard non solo europei ma anche nazionali e questo è francamente inaccettabile”.
La dirigente (l’ex provveditore agli studi) dell’Ufficio X Ambito Territoriale Luisa Giliberto (insieme alla vicaria Laura Lentini), ha evidenziato come si registra un calo del numero degli alunni di circa 900 unità ogni anno. Ha, poi, sottolineato l’impegno per evitare la formazione di “classi pollaio” e per incrementare il tempo prolungato e il sostegno agli alunni con disabilità, che sono in aumento.
Ha concluso i lavori il presidente del Forum delle Associazioni Familiari, Salvo Sorbello, che ha sottolineato come si stia seriamente, rischiando di perdere il futuro. Ha poi posto l’accento sulla fuga dei giovani dal Sud, che sta svuotando le regioni meridionali, con gravi conseguenze sia di carattere economico che per quanto riguarda il welfare.

“La natalità è un tema che unisce – ha affermato Sorbello, già responsabile nazionale dei Comuni italiani per le politiche familiari – e dobbiamo contrastare un eccessivo individualismo che porta, come ha
affermato il Papa, a svuotare le case di figli per riempirle di oggetti”.

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